Zeppilli (capo medici FIGC): “Per ripartire ci voleva coraggio e tanta pazienza. Il resto lo hanno fatto le motivazioni e la vicinanza di Gravina”
ZEPPILLI FIGC – Nella propria edizione odierna il Corriere dello Sport riporta un’interessante intervista a Paolo Zeppilli, capo dei medici della FIGC e figura che ha fornito un contributo fondamentale per la stesura del protocollo sanitario e per la ripresa degli allenamenti collettivi. Eccone un estratto: “Quando il Presidente Gravina, alla fine di Marzo, chiese al […]
ZEPPILLI FIGC – Nella propria edizione odierna il Corriere dello Sport riporta un’interessante intervista a Paolo Zeppilli, capo dei medici della FIGC e figura che ha fornito un contributo fondamentale per la stesura del protocollo sanitario e per la ripresa degli allenamenti collettivi. Eccone un estratto:
“Quando il Presidente Gravina, alla fine di Marzo, chiese al sottoscritto, in qualità di coordinatore della Commissione Medica Federale, di valutare la possibilità di riprendere più avanti gli allenamenti collettivi, mi resi conto che la prova era veramente difficile. Gli altri sport si erano fermati e non tutti erano d’accordo sulla ripresa del calcio professionistico. Ci voleva coraggio e tanta pazienza. Il resto lo hanno fatto le motivazioni, valide, che ci diede il Presidente e la sua vicinanza”.
“Perchè la Commissione della Figc aveva scelto il “gruppo chiuso” per la ripresa degli allenamenti? Avevamo preso in esame varie ipotesi di protocollo medico ed organizzativo. Il cosiddetto “gruppo chiuso” per 2/3 settimane in quel momento, ovvero a metà aprile, ci dava le maggiori garanzie di tutela della salute di tutti gli addetti ai lavori. Era la richiesta prioritaria di Gravina e noi ci eravamo mossi in tal senso. E’ vero, era un protocollo impegnativo da realizzare, ma pensato per la Serie A e, con qualche aiuto, anche per la B. Si trattava in quel momento di riprendere gli allenamenti nella speranza che la curva dei contagi, come è poi avvenuto, consentisse maggiore elasticità. La Lega di A e di B hanno preferito il “modello aperto”, più facilmente applicabile, ma con qualche rischio in più. Una scelta egualmente accettabile perchè l’impianto medico a tutela dei calciatori e di tutti è rimasto sostanzialmente lo stesso. Finora si è rivelato efficace ed efficiente”.