Chievo Verona, Aglietti: “L’obiettivo resta la A diretta. La vita deve ripartire”
AGLIETTI CHIEVO VERONA – Alfredo Aglietti, tecnico del Chievo Verona, ha parlato ai microfoni de “La Gazzetta dello Sport“: “L’esperienza con l’Hellas? Un mese senza tirare il fiato, una partita dietro l’altra, senza soste. Ho trasmesso in fretta i concetti alla squadra, che li ha recepiti al 200%. Un mese bellissimo, irripetibile: l’ambiente era sfiduciato, […]
AGLIETTI CHIEVO VERONA – Alfredo Aglietti, tecnico del Chievo Verona, ha parlato ai microfoni de “La Gazzetta dello Sport“: “L’esperienza con l’Hellas? Un mese senza tirare il fiato, una partita dietro l’altra, senza soste. Ho trasmesso in fretta i concetti alla squadra, che li ha recepiti al 200%. Un mese bellissimo, irripetibile: l’ambiente era sfiduciato, abbiamo lavorato bene sulle teste. Il Chievo? Sono arrivato in una situazione particolare. La squadra non stava facendo così male, era a cavallo dei playoff. Magari la società si aspettava qualcosa in più, di lottare per la A diretta. L’obiettivo resta quello, dipende dalle prime 3 partite quando ripartiremo: a Crotone, poi Spezia e Frosinone in casa.
Il problema non è il 4-3-1-2. Ci siamo messi 4-3-3 per scelta e per necessità. La base sono difesa a 4 centrocampo a 3, davanti c’è buona qualità: Giaccherini e Vignato possono fare il trequartista o l’esterno. Sono rimasto a Verona, praticamente sempre a Veronello, e sono tornato a casa solo in questi giorni. Ho tenuto la testa sul campo, ci sono tante cose da valutare benissimo. Sarà una ripresa particolare, non è come un ritiro estivo. Non si potranno fare amichevoli, bisognerà dosare i lavori e rimettere in sesto i giocatori. Perché non abbiamo ancora ripreso a lavorare? Domani (oggi, ndr) facciamo i test. Le decisioni non spettano a me, ma alla società.
La vita deve ripartire, nel calcio e non solo. Ci prendiamo qualche rischio, pur calcolato. L’educazione civica è fondamentale in ogni settore, le questioni economiche vengono dopo. Non va dimenticato quello che abbiamo passato e chi ci ha rimesso la vita, bisognerebbe ricordare sempre chi ha pagato questo prezzo. Rispetto a un anno fa sarà un tour de force molto più impegnativo, stressante e dispendioso a livello fisico. Si gioca ogni tre giorni in mesi caldissimi, è una cosa inedita. Va gestita bene la rosa, ci sarà bisogno di tutti.
Gli infortuni muscolari, il recupero tra una gara e l’altra, e il caldo. Conterà ogni singolo particolare, anche l’alimentazione: gli staff medici saranno determinanti. Dobbiamo ancora confrontarci su diversi aspetti. Prima aspettiamo i tempi: quante settimane avremo a disposizione per ricominciare? Così definiamo i carichi di lavoro, per arrivare già al top nella prima partita a Crotone. Il problema è che se una squadra era abituata a giocare con grandi ritmi e intensità, come Spezia e Pordenone, magari farà fatica a tornare a quel livello. Invece chi, come il Crotone, è abituato ad avere tanto possesso palla e ritmi più bassi, avrà meno difficoltà.
In questo caso chi ha giocatori tecnici senza grande corsa è avvantaggiato, perché i ritmi si abbassano. Conterà più l’esperienza, l’esuberanza dei giovani rischia di durare poco. In 10 partite c’è tanto in palio, ci potrebbero essere sorprese clamorose sia sopra che sotto e la situazione, a parte il Benevento, non era ancora chiara. Come sempre in B, d’altronde. Tutto dipenderà dalla gestione, sarà una bella sfida per noi allenatori, è bello cercare di capire cosa mettere in più.
Le nostre chance di andare in A? Dopo Crotone ne saprò di più: se vinciamo le possibilità crescerebbero tanto. Ho avuto dall’inizio sensazioni positive, grande fiducia. E ce l’ho ancora. Se dovessimo andare in A la prima cosa che ho chiesto alla società è di potermela giocarmela ancora, se non ce la faremo spero che il signor Wolf possa avere un anno in più per riprovarci“.