Cittadella, Baldini: “Non ho dormito dall’emozione. Ora arriva il bello”
BALDINI CITTADELLA MONZA – La notte scorsa, confessa, ha faticato a prendere sonno. “Ma avrò tempo per recuperare”, afferma Enrico Baldini, 24 anni, toscano di Massa. L’uomo che, con la sua tripletta, ha consentito al Cittadella di stendere il Monza nella semifinale d’andata. Questa la sua intervista a Il Mattino di Padova: Si è portato a […]
BALDINI CITTADELLA MONZA – La notte scorsa, confessa, ha faticato a prendere sonno. “Ma avrò tempo per recuperare”, afferma Enrico Baldini, 24 anni, toscano di Massa. L’uomo che, con la sua tripletta, ha consentito al Cittadella di stendere il Monza nella semifinale d’andata. Questa la sua intervista a Il Mattino di Padova:
Si è portato a casa il pallone?
“L’ho fatto firmare dai compagni e dallo staff e, al momento, è davanti alla mia postazione in spogliatoio, ma lo porterò a casa e credo che farò preparare una teca apposta per infilarlo dentro. È la prima tripletta della mia carriera. A dire la verità, già la doppietta era la prima…”.
Tre gol splendidi, i suoi, ma il secondo si staglia su tutti. Ci svela cosa le è passato per la mente quando ha visto arrivare quel lancio di Kastrati da un’ottantina di metri?
“Ho agito d’istinto, quello che m’è venuto di fare l’ho fatto”.
I compagni l’hanno sommersa nell’esultanza.
“Siamo arrivati a un punto tale che è normale che tutti festeggino così. Io ricordo qualche urlo e qualche puntualizzazione tattica”.
Ci lasci indovinare: è stato Iori a mettersi a dare ordini anche in quel momento.
“Sì, ovviamente. Ma guardate che ha senso perché, nell’euforia, sei più disposto a seguire le indicazioni e a fare uno sforzo in più, se te lo chiedono”.
Pulcinelli, patron di una sua ex squadra, nel farle i complimenti ha scritto che «ad Ascoli non ti avevamo compreso». Lei prima di scendere in C al Fano, da cui l’ha pescata il dg Marchetti, aveva giocato in B con la Pro Vercelli e, appunto, con i marchigiani. Pensa mai che si sarebbe potuto imporre prima?
“Con la testa di oggi probabilmente sarebbe andata diversamente. So che sembra difficile crederci, perché alla fine ho solo 24 anni, ma adesso vedo le cose in modo diverso rispetto a quando ne avevo 20”.
Nel suo curriculum c’è pure una presenza in Europa League con la maglia dell’Inter quando era nel suo settore giovanile.
“E quando ci ripenso sono emozioni forti. Il 92, il mio numero di maglia, me lo porto dietro da quel debutto. Di quella squadra in tanti si sono fatti strada: penso a Radu, Pinamonti, Dimarco o Bonazzoli”.
In panchina c’era Mancini. Le ha mai dato consigli?
“Ricordo una frase che mi hanno detto anche altri allenatori: “Quando ti accorgerai delle tue qualità, vedrai che farai bene””.
E lei ha fatto benissimo nella sua prima notte da seconda punta, dopo essere stato impiegato sin qui da mezzala o trequartista.
“A Fano avevo giocato tutta una stagione in quella posizione. E comunque cambiare ruolo mi piace, anche se so che prima o poi dovrò specializzarmi. Giocare mezzala è bello perché hai la porta sempre davanti. Da trequartista o punta, invece, spesso le dai le spalle”.
Ci dica chi era il suo idolo da piccolo, così capiamo dove preferisce stare…
“Ai tempi in cui era al Manchester, Cristiano Ronaldo. In generale sicuramente Ronaldinho. Ma non vuol dire, ho anche una mezzala preferita: Zielinski del Napoli”.
E domani a Monza?
“Servirà una partita ancora migliore di quella di lunedì. Escludo che qualcuno possa pensare di aver già passato il turno. L’approccio sarà simile all’andata: cercheremo di fare un gol, per chiuderla”.