Palermo, Baldini: “Non ci sono i presupposti per continuare. Preferisco andarmene ora, che essere cacciato più avanti solo per prendere lo stipendio”
BALDINI PALERMO – Silvio Baldini, oramai ex tecnico del Palermo, è intervenuto in conferenza stampa per esporre i motivi che lo hanno portato, assieme al direttore sportivo Renzo Castagnini, a dimettersi dall’incarico di guida tecnica, e interrompere anticipatamente il rapporto professionale in essere con il club siciliano. Queste – riprese da Gianlucadimarzio.com – le parole […]
BALDINI PALERMO – Silvio Baldini, oramai ex tecnico del Palermo, è intervenuto in conferenza stampa per esporre i motivi che lo hanno portato, assieme al direttore sportivo Renzo Castagnini, a dimettersi dall’incarico di guida tecnica, e interrompere anticipatamente il rapporto professionale in essere con il club siciliano. Queste – riprese da Gianlucadimarzio.com – le parole del trainer toscano:
“Sento di non essere parte del progetto della proprietà e questo non mi permette di lavorare con la giusta tranquillità. Da che ho iniziato ad oggi, non ci sono i presupposti per allenare la squadra. Il mio animo è predisposto ad un solo scopo: quello di portare la squadra in Serie A”.
Il tecnico va più a fondo
“Se questi presupposti non ci sono perché il gruppo non c’è più, devo aspettare cinque-sei brutte figure e poi essere cacciato per prendere lo stipendio, oppure lasciare il posto ad altri? Posso solo ringraziare il Palermo, per avermi fatto allenare in una città straordinaria e con questo gruppo. Poi la festa finale è stata indescrivibile. Possono solo dir grazie al Palermo e al presidente Mirri. Ciò non toglie che io, verso la città, ho detto che voglio andare in Serie A. Per andare in Serie A, bisogna ricreare questo gruppo e serve tempo. Nel calcio il tempo non esiste perché se non vinci, ti mandano a casa. Siccome so come va a finire, preferisco andarmene”.
Sul percorso promozione
“L’anno scorso abbiamo vinto i play-off non perché eravamo la squadra più forte, ma il gruppo più forte. I risultati ce li siamo meritati, ho fatto 25 partite da allenatore e 23 risultati, segnando per 24 partite di fila. Questi sono risultati che possono dire che siamo anche una squadra forte, ma è frutto del gruppo. Le squadre forti si vedono con i bilanci, come Reggiana, Catanzaro e Padova, tutte sulla carta superiori a noi, con giocatori più pagati dei nostri. Noi abbiamo vinto per il gruppo e il gruppo ora non c’è più”.
Il tecnico è un fiume in piena
“Il gruppo non c’è più per una serie di motivi. Ci sono giocatori che pensavano di prendere un ingaggio migliore, altri hanno rinnovato alle stesse cifre della Serie C rimanendo 10 giorni a casa. Ci sono tante persone attorno a me che hanno esternato le proprie amarezze. Tutte queste cose hanno rotto il gruppo, prima non ragionavamo così. Nel mio cuore regna la tristezza, ma nella testa sono sereno perché mi sono tolto un peso: riportare il Palermo in Serie B. Se non avessi lottato per farlo, mi sarei sentito un fallito. Questa è la soluzione migliore per il Palermo”.
“A gennaio questi giocatori erano considerati mediocri, ma poi hanno fatto un cammino straordinario vincendo 10 delle ultime 12 partite. Potevamo riuscirci anche quest’anno, ma non c’erano più i presupposti. Attorno a me girava del malumore. È venuto un fisioterapista, Federico, che ha aggiunto 2 fisioterapisti ai 3 massaggiatori che abbiamo, più un professore per la riabilitazione, interpellando Petrucci. Se io a Guardiola mando un fisioterapista e un preparatore senza interpellarlo, sta zitto?”.
Inutili i tentativi della dirigenza di ricucire lo strappo con la proprietà
“Mirri e Gardini hanno cercato in tutti i modi di farci desistere dalle dimissioni. È giusto che ognuno costruisca la società come crede, ma io non prendo in giro i palermitani. Mi considero un figlio del popolo palermitano, non posso prendere in giro questa gente. Fare un anno di transizione non mi interessa, voglio andare in Serie A e voglio giocatori funzionali per ricreare lo stesso entusiasmo. Devo solo ringraziare Mirri che mi ha dato la possibilità di venire al Palermo. Sarò tifoso sempre del Palermo, quando verrò a vedere il Palermo andrò in curva”.
Un gruppo che pare aver perso la magia degli ultimi mesi, anche fuori dal campo
“Ero circondato dal malcontento di tutti: dai magazzinieri ai giocatori. Il gruppo non c’è, per crearlo serve tempo. Lo scorso anno ero al centro del progetto. Eravamo io e Castagnini, non c’erano altri. Eravamo tre persone, insieme a Sagramola. Il presidente è stato eccezionale, mi ha chiamato due volte quando abbiamo perso chiedendomi di non mollare. Un presidente migliore di Mirri non potevo trovarlo, ora non sono più al centro, ma di lato. Da centravanti mi hanno messo terzino. I giocatori proveranno sempre affetto nei miei confronti. Sono stato l’allenatore, quello che considera prima l’uomo che il giocatore. Per questa squadra non sono un allenatore, ma l’allenatore. Chiunque di loro sa l’importanza che ho dato prima all’uomo e poi al giocatore. Tutti sono stati partecipi, al di là del minutaggio”.
Il brutto KO nel test col Pisa, uno dei più eloquenti campanelli d’allarme
“L’amichevole con il Pisa è stata la cartina tornasole. Quattro gol in mezz’ora non li prendiamo neanche con la Berretti. Abbiamo aperto gli occhi, ci siamo resi conto dei problemi. Il mercato non c’entra nulla, gli acquisti sono cose di cui parlavamo e Castagnini cercava di operare al meglio. Il problema è di fiducia”.