IL PUNTO SULLE CAMPANE – Micai affonda la Salernitana e manda in orbita il Benevento
BENEVENTO SALERNITANA – Una vittoria storica, fortunosa, ma anche meritata. Micai la combina grossa, il Benevento ringrazia e si prende i tre punti che lo proiettano nelle zone altissime di classifica, al terzo posto con 36 punti. La Salernitana è sempre più nel caos, ma la classifica non è ancora così drammatica (meno due dai […]
BENEVENTO SALERNITANA – Una vittoria storica, fortunosa, ma anche meritata. Micai la combina grossa, il Benevento ringrazia e si prende i tre punti che lo proiettano nelle zone altissime di classifica, al terzo posto con 36 punti. La Salernitana è sempre più nel caos, ma la classifica non è ancora così drammatica (meno due dai play off).
Minuto 49’: cross dalla destra a rientrare di Insigne, uscita di Micai ad allontanare ed anticipare Coda ed Improta in agguato, ma l’ex Bari impatta male, spedendosi il pallone alle proprie spalle. Gioia mista ad incredulità tra i giocatori giallorossi, sconforto e frustrazione tra i giocatori granata. E’ questa l’istantanea di Salernitana-Benevento. Dopo più di 40 anni i sanniti vincono di nuovo a Salerno; l’ultima gioia era arrivata addirittura nel vecchio impianto Vestuti. Ma come l’ha vinta la squadra di Bucchi? Tralasciando l’episodio fortunato, con l’intensità, la solidità difensiva, la dedizione, il sacrificio, la compattezza tra i reparti, l’intelligenza, e l’unità di intenti. Il Benevento ha cercato subito di imporre il proprio gioco e il proprio ritmo al match, confermandosi difensivamente impenetrabile (3 gol subiti nelle ultime nove partite), riuscendo a gestire il vantaggio (sprecando anche il colpo del KO) e nel finale a difenderlo, nonostante avesse sensibilmente abbassato il proprio baricentro. Montipò porta a casa un’altra imbattibilità, la cerniera difensiva Volta-Antei-Caldirola rasenta la perfezione, con l’ex Werder Brema (all’esordio) che scaccia via ogni dubbio sulla sua tenuta fisica, confermando qualità indiscusse. A centrocampo Crisetig mixa geometrie, ma anche semplicità nelle giocate, Del Pinto ci mette la corsa e i polmoni, Buonaiuto la tecnica. Insigne tiene costantemente in apprensione la lenta retroguardia granata, trovando spesso la giocata giusta per un Coda, magari impreciso, ma combattivo e votato al dialogo con i compagni. Insomma una squadra convincente e coriacea, una squadra completamente trasformata da Cristian Bucchi: prima tanto spumeggiante ed offensiva, quanto fragile e ballerina in difesa, ora meno spettacolare, ma quadrata ed imperforabile, con gli interpreti giusti nel ruolo giusto. Il tutto simbolo della tanto invocata e finalmente trovata (sono sette i risultati utili consecutivi) continuità. Una continuità da testare ancora sabato alle 15 al Vigorito contro il Cittadella, perchè “questa squadra può giocarsela”, parola di Nicolas Viola.
L’altra faccia della medaglia di questo derby è quella della Salernitana. L’ippocampo ci ha messo del suo per consegnare la partita nelle mani del Benevento. Altra, ennesima prova incolore dei granata, senza cattiveria e convizione e privi di una chiara e precisa filosofia calcistica e, come accade ormai da tempo, innocui dalle parti del portiere avversario. L’attacco è il vero grande problema dei ragazzi di Gregucci, basti pensare che il giocatore a cercare più volte la via della rete è stato un centrocampista, Francesco Di Tacchio. Il tecnico ha schierato una squadra fin troppo guardinga e restìa ad aggredire gli avversari, cercando di sfruttare il recupero palla per ripartire, oppure le palle inattive per far male. Ma nulla di tutto ciò ha funzionato. Micai “regala” l’ennesima papera di una stagione che sembrava iniziata bene, ma che poi ha preso risvolti negativi, Perticone è sempre perennemente in affanno su Coda ed Insigne, Migliorini sembra il solo in grado di tenere in piedi la retroguardia, Di Tacchio è l’unico a provare a dare ordine e giro palla, Minala è evidentemente in ritardo di condizione, buon esordio per Lopez che dona corsa e vivacità alla corsia mancina, Djavan Anderson è un pesce fuor d’acqua nel ruolo di trequartista, André Anderson non si innesca mai e Jallow è il solito egoista, senza mordente e grinta, ma è anche servito poco. L’Arechi non è più quel fortino impenetrabile, porto sicuro dove racimolare punti. Negli ultimi cinque match disputati nell’impianto di Via Allende sono ben quattro le sconfitte (contro Brescia, Pescara, Lecce e appunto Benevento). Una rondine non ha fatto primavera: la vittoria all’esordio contro il Foggia per Gregucci non ha avuto conferma. Un timido segnale a cui sono seguite una sola vittoria, due pareggi e tre sconfitte. Al termine del derby la frangia più calda del tifo ha fatto sentire la sua voce all’esterno dello stadio, contestando il duo Lotito-Mezzaroma, chiuso nel suo silenzio, e l’operato del direttore sportivo Fabiani. Insomma a Salerno si respira un’aria, mista di confusione, paura, disaffezione e delusione, decisamente pesante. Un’aria che solo una vittoria, alla prossima in quel di Ascoli, potrebbe alleggerire. A rendere il tutto più semplice potrebbe esserci un Emanuele Calaiò in più nel motore, per inseguire quei play off ancora (per il momento) a debita distanza. “Emanuele ci darà una grande mano” a crederci è anche Angelo Gregucci.