19 Marzo 2019

IL PUNTO SULLE CAMPANE – La crisi ha tre colori: giallo, rosso e granata

BENEVENTO SALERNITANA – Terza sconfitta di fila per il Benevento, stavolta in casa, contro lo Spezia; anche la Salernitana incappa nella terza sconfitta consecutiva a Livorno. Giallorossi ora sesti, granata a meno sei dai playoff, ma ora forse è il caso di pensare ad una salvezza tranquilla. Lo Spezia certifica la crisi del Benevento, stranamente […]

Benevento

Foto dello stadio del Benevento

BENEVENTO SALERNITANA – Terza sconfitta di fila per il Benevento, stavolta in casa, contro lo Spezia; anche la Salernitana incappa nella terza sconfitta consecutiva a Livorno. Giallorossi ora sesti, granata a meno sei dai playoff, ma ora forse è il caso di pensare ad una salvezza tranquilla.

Lo Spezia certifica la crisi del Benevento, stranamente involutosi in maniera troppo repentina e forse appagato dopo i dieci risultati utili di fila. La squadra di Marino vince 3-2 al Vigorito, grazie ai gol di Ricci su rigore al 32’, Da Cruz al 64’ e Okereke al 67’, inutile il momentaneo pareggio dei padroni di casa con Insigne al 34’ e il gol di Armenteros all’88’; Coda fallisce il terzo penalty stagionale, Volta espulso. La squadra di Bucchi non si esprime male, soprattutto nel primo tempo, ma è imprecisa negli ultimi metri e col passare dei minuti e con la crescita dei liguri soffre le rapide ripartenze e i fraseggi e risultano evidenti la crisi di identità e di gioco, la fragilità mentale e la poca autostima e determinazione. I giallorossi sono appannati nella testa e nelle gambe, non reagiscono e sono ormai vulnerabili in difesa, disorganizzati e senza inventiva in mezzo al campo, con una manovra sterile e prevedibile, e innocui in attacco. Aggiungiamoci anche gli episodi che non sorridono. Cristian Bucchi sembra incapace di rianimare mentalmente la squadra e cambia sempre tanto (a questo punto troppo), lasciando fuori Del Pinto e Viola, le sue scelte a gara in corso sono ancora una volta discutibili (perché non togliere dal campo Volta?); l’ex Sassuolo utilizza male il materiale tecnico a disposizione e sembra, anche lui, a corto di fiducia e motivazioni. Ad assumersi le responsabilità poi sono più i giocatori che il tecnico. Cercare di salvare qualche singolo è esercizio arduo: Montipò provoca il rigore su Okereke e non sembra esente da colpe sul 2-1 di Da Cruz, Volta soffre tremendamente in velocità, Antei è insicuro e impreciso in impostazione, Tello ci mette intensità ma palesa i soliti limiti in fase di gestione palla, sbagliando in disimpegno sul tris degli aquilotti, Crisetig è in netto calo e manca in costruzione e non dà ritmo, Bandinelli è oscurato, Improta fa su e giù per la fascia, ma offensivamente fa poco, per Coda sembra pesare un macigno il pallone da mettere sul dischetto e non combina nulla altro di buono. A fine partita piovono i fischi e Bucchi va a rapporto con la società, nessun cambio in vista però. La promozione diretta ora sembra troppo lontana e conta prima difendere il piazzamento playoff. Due settimane di tempo ritrovare quadratura e motivazioni ed anche un pizzico di umiltà, da testare alla ripresa ad Ascoli.

Non si sorride di certo in casa Salernitana; anche sua maestà fa tris negativo al Picchi di Livorno, ai labronici basta Rocca al 23’. E’ la quarta sconfitta nelle ultime cinque partite, la settima sotto la gestione Gregucci. I granata sono nel caos e ciò è evidente in campo: squadra confusa, lenta, sfilacciata, distratta in difesa, povera di tecnica e senza fame, determinazione e ovviamente gioco ed idee. Il rendimento degli attaccanti è sempre più un problema patologico, la timida reazione della seconda frazione di gioco è infruttuosa. Micai ha qualche responsabilità sul gol partita, Migliorini è in netto calo, Gigliotti in continuo affanno, la squadra di Breda fa molto male dal suo lato, Casasola perde Rocca sul gol. Akpa Akpro è arruginito e in evidente ritardo di condizione (causa lungo infortunio), Di Tacchio, che avrebbe il compito di limitare Diamanti, stecca, Odjer ci mette solo la corsa, sparendo col passare dei minuti, Lopez spinge tanto, ma non è preciso e soffre Valiani. In avanti il solito vuoto: Calaiò lascia subito la contesa per infortunio, Vuletich ci mette la volontà e non la tecnica, Jallow torna egoista ed impreciso. Angelo Gregucci sbaglia le scelte, modifica modulo ed interpreti, ma la musica non cambia; la sua panchina ora traballa, ci sono le ombre di Menichini ed Aglietti, prende strada anche la soluzione interna Beni (tecnico della primavera) come traghettatore. I playoff, distanti sei punti a nove giornate dalla fine, sembrano un’impresa (viste anche le prestazioni), il timore di essere risucchiati invece nella lotta playout è concreto. I tifosi ormai non sostengono più il cavalluccio marino, la contestazione c’è stata anche in Toscana. La società riflette su scelte probabilmente poco oculate in sede di mercato, sia estivo che invernale, e nel frattempo decreta il silenzio stampa e il ritiro ad oltranza, per uscire dal tunnel e riaccendere la luce. Chissà che alla ripresa contro il Venezia la panchina dell’Arechi non possa avere un nuovo padrone.