ESCLUSIVA PSB – Frosinone, Boloca: “Devo tanto ad Angelozzi e a questo club. Nesta e i compagni mi hanno impressionato”
Squadra decimata dalle assenze per Covid, un solo calciatore di movimento in panchina, il mediano capitan Gori al centro della difesa e persino dei debuttanti dal primo minuto. C’erano tutti gli ingredienti per una sconfitta senza appello per il Frosinone nella partita casalinga col Pordenone del 27 gennaio. La storia ha avuto una svolta differente rispetto a quanto sarebbe stato […]
Squadra decimata dalle assenze per Covid, un solo calciatore di movimento in panchina, il mediano capitan Gori al centro della difesa e persino dei debuttanti dal primo minuto. C’erano tutti gli ingredienti per una sconfitta senza appello per il Frosinone nella partita casalinga col Pordenone del 27 gennaio. La storia ha avuto una svolta differente rispetto a quanto sarebbe stato possibile prevedere e l’esito dell’incontro è stato l’1-1. Tra i protagonisti di quell’impresa sportiva proprio Daniel Boloca, 22 anni appena compiuti e solo 26 minuti di Serie B alle spalle.
Il centrocampista voluto da Guido Angelozzi dopo che il trasferimento allo Spezia non era andato in porto a causa della promozione nel massimo campionato degli Aquilotti ha impressionato tutti, trascinando i ciociari con qualità nelle giocate, intensità e inserimenti decisivi. Il ragazzo che fino al lockdown di marzo vestiva la maglia del Fossano in Serie D ha parlato ai nostri microfoni, raccontando il suo percorso.
Storie di questo tipo fanno bene al calcio italiano e confermano che giovani di talento ce ne sono, basta saperli individuare e metterli nelle condizioni ottimali per esprimere il loro potenziale.
Ciao Daniel, è impossibile non iniziare chiedendoti di descrivere come hai vissuto questi ultimi incredibili mesi. Dalla Serie D col Fossano al pre-tesseramento dello Spezia, dal trovarti svincolato al debuttare da titolare nell’eroica sfida col Pordenone: come hai fatto a non essere travolto dalle emozioni?
“Con lo Spezia evidentemente doveva andare così, ma sono felicissimo di essere arrivato in una grande società come Frosinone. Le emozioni c’erano, soprattutto prima della partita, ma in campo bisogna cercare di nasconderle e far emergere invece la personalità, che è quella che serve. Entrare concentrati su ciò che si deve fare e con piena tranquillità è importante.”
Il direttore Guido Angelozzi è stato certamente il principale promotore del suo trasferimento. Puoi raccontarci come e quando ti ha scoperto?
“Devo tanto a lui e alla società del Frosinone tutta, per l’occasione che mi è stata concessa di mettermi in mostra. Lui mi ha scoperto tramite un osservatore che guardò proprio la partite che giocai il 22 dicembre, il giorno del mio ventunesimo compleanno. Il nostro avversario era il Ligorna e segnai anche un gol in quell’occasione: da lì partirono i contatti con lo Spezia. Io in allenamento ho sempre voluto dimostrare la mia serietà e professionalità e anche grazie a queste caratteristiche penso di averlo convinto a concedermi questa chance in gialloblù.”
Cosa prova un ragazzo giovane come te, proveniente dalle serie minori, quando entra in un gruppo di calciatori di altissimo profilo allenato per giunta da una leggenda vivente quale Alessandro Nesta?
“I compagni di squadra sono stati fondamentali per me. Si tratta di persone che hanno disputato una carriera davvero importante e che mi hanno messo nelle condizioni di far bene sin da subito. Incontrare per la prima volta Nesta mi ha lasciato un po’ impressionato, poterlo avere davanti a me era un sogno che si realizzava. Mi ha dato dal primo momento la sensazione di essere un campione.”
Il periodo durissimo che avete affrontato ti ha sicuramente permesso di mettere in mostra tutte le tue qualità. Immaginavi di poter avere questo impatto compiendo un doppio salto di categoria? Quali sono stati gli aspetti più complicati e sotto quali, invece, ti sei sentito maggiormente a tuo agio?
“Quando sono arrivato qui venivo comunque da mesi allo Spezia, quindi ero già abbastanza consapevole di cosa servisse per stare a certi livelli. La mentalità è molto diversa rispetto alla Serie D. Devi essere rapido e sapere in anticipo cosa fare quando ti arriva il pallone, non hai tempo per stoppare e guardarti intorno. Se stai lì a dubitare cadi, anche col corpo devi essere sempre predisposto nel modo migliore per effettuare la giocata. Il ritmo è notevole. Ad aiutarmi invece è stata la base tecnica: è una dote che ho sempre avuto e tra giocatori molto più tecnici di me mi sono sentito molto sicuro nelle scelte. Sono stati i compagni a darmi molte certezze. Anche toccare in maniera ottimale il primo pallone mi ha fatto cominciare a prendere fiducia ed ha aumentato la mia serenità.”
Nel match contro il Pordenone la tua posizione è risultata spesso illeggibile agli avversari. Sei stato presentato come centrocampista centrale, ma dai la sensazione di riuscire a essere molto incisivo se trovi spazio tra le linee. Quale ruolo ti senti più cucito addosso?
“Il mio ruolo naturale per assurdo è il mediano. Sono uno di quelli a cui piace essere sempre nella costruzione del gioco, avere la palla nei piedi e far girare la squadra. Ovviamente in questa categoria per occupare quella porzione di campo serve un po’ più di esperienza e personalità. Mi sono adattato anche in passato a giocare mezzala, perché ho gamba e so fare le mie percussioni con la palla. Spingermi in avanti in progressione mi piaceva anche quando giocavo al centro, infatti molti anche in D mi vedevano in quella posizione lì.”
A 22 anni, in poche settimane, si può dire che la tua vita calcistica è cambiata. Il Daniel di oggi ha gli stessi sogni e obiettivi di quello di sei mesi fa o l’asticella si è alzata verso l’alto? A cosa punti adesso?
“Io punto a fare bene qua a Frosinone, secondo me bisogna porsi nuovi piccoli obiettivi ogni volta che se ne raggiunge uno. Devo impegnarmi perché ancora non ho fatto nulla, sono concentrato solo sull’oggi. Poi si vedrà.”