ESCLUSIVA PSB – Breda: “Coda è la scelta giusta per il Genoa, Castori per il Perugia una garanzia. Sulla lettera d’intenti tra Bandecchi e Lucarelli…”
BREDA SERIE B – Roberto Breda, esperto tecnico che in carriera ha avuto modo di allenare – tra le altre – Livorno, Perugia, Reggina e Ternana, è intervenuto in esclusiva ai nostri microfoni per analizzare i temi caldi del campionato cadetto: dalle principali novità provenienti dal calciomercato a quelle in panchina, fino a interessanti riflessioni […]
BREDA SERIE B – Roberto Breda, esperto tecnico che in carriera ha avuto modo di allenare – tra le altre – Livorno, Perugia, Reggina e Ternana, è intervenuto in esclusiva ai nostri microfoni per analizzare i temi caldi del campionato cadetto: dalle principali novità provenienti dal calciomercato a quelle in panchina, fino a interessanti riflessioni su quella che sarà l’imperdibile Serie B 2022/2023.
Il primo colpo del calciomercato estivo – e probabilmente il più rilevante dell’intera estate – lo ha piazzato il Genoa, assicurandosi le prestazioni sportive di Massimo Coda, capocannoniere degli ultimi due campionati di Serie B e autentica garanzia per la categoria. Il trasferimento del bomber campano in rossoblù ha però, almeno in piccola parte, spaccato l’opinione pubblica: da un lato per le importanti condizioni economico-contrattuali, strettamente collegate alla non più giovanissima età dell’Hispanico, dall’altro per la scelta del calciatore di accettare la ricca proposta del Grifone, non sfruttando – probabilmente – l’ultima chance in carriera di poter dire la sua in massima serie. Qual è la sua opinione – a 360 gradi – riguardo il trasferimento?
“Il Genoa ha preso, senza dubbio, l’attaccante più forte che la Serie B abbia offerto negli ultimi anni. La società ha compiuto una scelta mirata all’obiettivo finale, essendo che sarà una stagione molto complicata, con tantissime pretendenti alla promozione. Per forza di cose, devi avere le armi migliori per arrivare al traguardo. Sul discorso dell’età, credo che il Grifone non avrebbe alcun problema a piazzarlo altrove qualora i risultati non fossero quelli sperati nei prossimi mesi. Non penso che andrà così, in ogni caso, perché Coda è un ragazzo che ha fatto sempre bene e ha sempre avuto un’ottima integrità fisica. Credo che abbiano fatto la scelta giusta, andando sul sicuro ed evitando ulteriori scommesse: sarà, però, poi il campo a sancire effettivamente il verdetto finale. Sul passo compiuto da parte del ragazzo di lasciare Lecce e la Serie A, invece, ricordo che non è la prima volta che compie questo tipo di scelta. Forse, si è reso conto di essere maggiormente determinante in cadetteria oltre all’aspetto economico che, per un calciatore non più giovanissimo, non può che incidere sulla decisione finale essendo agli ultimi anni di carriera. Poi, per chiudere, ha scelto il Genoa: una piazza che con la Serie B c’entra poco”.
Un campionato che, se già lo scorso anno ci aveva entusiasmato come non mai nella sua storia, quest’anno si appresta a essere ancora più combattuto ed emozionante, con tante piazze di spessore provenienti da A e C che hanno esponenzialmente aumentato il bacino d’utenza del torneo e incrementato, contestualmente, il blasone dello stesso. A parte questi ultimi aspetti però, nonostante sia ancora prestissimo, quali compagini pensa possano principalmente ambire al salto diretto di categoria?
“E’ una bella domanda, perché sono tante le pretendenti e sono tutte importanti. C’è il Cagliari che, con Liverani, ha fatto un’ottima scelta: Fabio ha fatto molto bene a Lecce e credo possa riuscirci anche in Sardegna. Il Parma, invece, ha tratto molto insegnamento dall’anno passato e credo si stia muovendo in maniera diversa, e più saggia, rispetto a quanto fatto dodici mesi fa. Il Genoa stesso, che ha un blasone e una forza economica che in Serie B fai fatica a trovare e altre realtà come Bari, Palermo e Modena che, seppur neopromosse, hanno dimostrato di avere le idee chiare. Mi aspetto, tuttavia, un torneo diverso rispetto all’ultimo, dove, a fronte di un grandissimo equilibrio, nessuna compagine era riuscita a staccare le altre, un’anomalia rispetto ai tradizionali standard della categoria. Difficile fare pronostici ma, se tra le squadre con determinati valori tecnici, dovesse esservene una in grado anche di trovare la giusta quadra sin da subito, credo che la stessa potrebbe potenzialmente anche fare un campionato a parte”.
Alla prossima Serie B prenderà parte anche la Reggina che, dopo settimane a dir poco roventi, ha evitato il peggio grazie all’avvento del nuovo patron amaranto: Felice Saladini. Che tipo di campionato si aspetta da parte della compagine calabrese? Quanto sarà importante, in termini di ambizioni, la conferma di Taibi e Stellone?
“Intanto sono particolarmente felice che sia andato tutto bene, in quanto proprio a Reggio Calabria ho iniziato la mia carriera. A volte queste situazioni danno anche una grandissima forza. Pare che sia rimasta inalterata la struttura tecnica che aveva concluso la scorsa annata sportiva: portare avanti un percorso tecnico, e di conoscenza, che sul campo ha comunque dato dei buoni frutti credo sia comunque già un grande punto di partenza. E’ un’annata particolare, ma gli amaranto possono davvero fare un ottimo lavoro. Molto, però, credo che dipenderà dalla forza della proprietà e da cosa vorrà fare sul mercato perché, per quanto bene abbia fatto la struttura di gioco preesistente, è chiaro che degli aspetti da migliorare ci siano sempre”
Una società decisamente vogliosa di far bene è la Ternana di Stefano Bandecchi, patron, come noto, tanto ambizioso, quanto esuberante. Nelle settimane immediatamente successive alla chiusura del torneo, infatti, non sono mancate delle pungenti esternazioni da parte del numero uno rossoverde, decisamente poco felice del campionato condotto dai suoi, e delle presunte frecciatine a Cristiano Lucarelli che avevano anche fatto pensare a una possibile separazione tra le parti. Le chiedo, in prima battuta: davvero le Fere avrebbero potuto, o dovuto, ambire alle prime due posizioni come affermato dallo stesso presidente?
“Beh, la forma che ha utilizzato direi che sia stata, in effetti, un po’ particolare (ride). Se dopo ciò, però, confermi Lucarelli, significa che la stima alla base c’è eccome. Credo che Bandecchi abbia provato a toccare alcuni punti da migliorare, provando a stimolare in qualche modo Lucarelli ma mantenendo comunque una grande dose di stima verso quest’ultimo. Se non fosse stato così, credo sia ovvio che si sarebbero salutati. Sull’ultimo torneo delle Fere, secondo me la rosa non dico che dovesse raggiungere per forza i primi due posti, ma che almeno avrebbe dovuto c’entrare i playoff, questo si. Quando hai Donnarumma, Partipilo, Pettinari e Falletti, anche se ha subìto un infortunio che lo ha tenuto fuori a lungo, e un organico, nel complesso, forte e profondo non puoi non pensare almeno all’ottavo posto. Non aver raggiunto gli spareggi promozione significa che bisognava sicuramente far meglio”.
Il suddetto divorzio non si è poi, però, concretizzato sfociando, al contrario, nella prosecuzione del rapporto col trainer livornese, previa stipulazione di una sorta di patto circa moduli, proposte tattiche e calciatori che lo stesso sarà chiamato ad adottare, e utilizzare, nei prossimi mesi. Da tecnico e, più in generale, da professionista, cosa ne pensa della suddetta “lettera d’intenti”? E’ esagerato definirla un compromesso eccessivo per un professionista, specie per una figura di grandi valori e personalità come Lucarelli, oppure è una costruzione della fattispecie eccessivamente esagerata?
“Io penso che alla fine solo loro possano giudicare questo episodio, visto che si conoscono da tanto tempo e hanno fatto grandi cose assieme, come la promozione – con dei numeri da paura – dalla Serie C. Credo che ci sia dietro una psicologia specifica nel rapporto tra presidente e allenatore: sui moduli, sono sicuro che l’autonomia decisionale rimanga in capo al tecnico e, qualora fosse necessario cambiare qualcosa per il bene della squadra, è naturale che debba farlo. La mia idea è che fissare dei moduli sia una sorta di formula per avallare le strategie di mercato della società. Nella lettera c’è poi una frase che è forse passata in secondo piano, ossia quella che evidenzia il fatto che, già in passato, un accordo, anche se solo verbalmente, era stato sancito ma, successivamente, era venuto meno. Metterlo per iscritto potrebbe essere un modo per, questa volta, confermare formalmente quanto precedentemente stabilito. Non essendo dentro al loro rapporto, però, è solo una mia riflessione personale ed estemporanea”.
A Perugia, invece, riemergono gli spettri di appena un’estate fa con Alvini che, così come Caserta, è stato “portato via” dalla panchina del Grifo. I biancorossi, per ripartire, hanno puntato su Fabrizio Castori, tecnico garanzia in Serie B e con un curriculum impareggiabile, ma che, al contrario dei suoi predecessori, si è sempre dichiarato, e dimostrato, un pragmatico. Filosofia che va, quindi, un po’ in controtendenza con quanto osservato nell’ultimo biennio nel capoluogo umbro. Considera questa scelta un vero e proprio cambio di prospettiva da parte del club? Riuscirà il trainer marchigiano ad alzare il livello anche nella sua nuova ed ennesima sfida in carriera?
“Lo scorso anno, secondo me, hanno fatto il massimo per l’organico che avevano. E’ vero che a Brescia poteva finire diversamente, ma Alvini ha fatto davvero un lavoro enorme. Cambiare completamente strategia, a mio avviso, non sempre è sbagliato ma spesso è necessario. Innanzitutto perché fai fatica a trovare uno con le caratteristiche e del livello di Alvini, secondo perché Castori è tra i più esperti della categoria e può far benissimo anche in biancorosso. Tra l’altro è sempre stato una delle bestie nere del Grifo, e magari l’han preso anche per quello. Scherzi a parte, bisogna solo lasciarlo lavorare. L’unico problema, forse, è che Perugia è abituata a un certo tipo di calcio, un calcio propositivo. Per questo, sarà necessaria un’iniziale fase di adattamento ai nuovi princìpi tecnico-tattici, ma tutti sanno i numeri e ciò che ha fatto il mister in carriera: estetica a parte, è un garanzia”.