Empoli, Brignoli: “Ricominciare? Sembra che ci sia uno scarico di responsabilità tra chi dovrebbe decidere”
BRIGNOLI EMPOLI – Alberto Brignoli, portiere attualmente in forza all’Empoli, ha rilasciato un’intervista ai microfoni de “Il Tirreno“. Ecco quanto ripreso da pianetaempoli.it: “Tornare allo stadio dopo due mesi di quarantena è stata una soddisfazione. Il calcio è la mia professione e poter lavorare, anche se in questo clima surreale, è importante. L’allenamento individuale di […]
BRIGNOLI EMPOLI – Alberto Brignoli, portiere attualmente in forza all’Empoli, ha rilasciato un’intervista ai microfoni de “Il Tirreno“. Ecco quanto ripreso da pianetaempoli.it: “Tornare allo stadio dopo due mesi di quarantena è stata una soddisfazione. Il calcio è la mia professione e poter lavorare, anche se in questo clima surreale, è importante. L’allenamento individuale di un portiere? In realtà per noi non è che cambi moltissimo. Di solito siamo in 3, ora facciamo 1 alla volta col preparatore Vincenzo Sicignano. Alle 9 del mattino inizio io, poi alle 10 c’è Filippo Perucchini e alle 11 Paolo Branduani. All’ingresso ci misurano la febbre e facciamo il test di saturazione( per l’ossigenazione del sangue), alla fine rimettiamo la mascherina e andiamo a farci la doccia a casa.
Facciamo un bel lavoro e ci piace farlo. È chiaro che portarlo avanti in ottica partita è diverso, molto più stimolante. Ma intanto ci godiamo questo primo passo. Impossibile pensare a uno stop prolungato. Il mio corpo per me è come una macchina e, visto che è la mia professione, devo curarla non tenerla chiusa in garage. Per ora facciamo le prove libere, poi speriamo di poter tornare a quelle ufficiali e a correre il gran premio.
Ricominciare? Lo spero, soprattutto. Ma penso che sarà dura. Sembra che ci sia una sorta di scarico di responsabilità tra chi dovrebbe prendere la decisione. Ammetto che la situazione è complicata, ma finché non scopriranno un vaccino per il coronavirus qualche margine di rischio ci sarà sempre. Ora come a settembre o ottobre. Quindi giocare tanto per giocare non ne vale la pena. Però per chi lo fa di professione ha il diritto di tornare a lavorare come nelle fabbriche.
Giocare senza tifosi? Sarà brutto. Il calcio dovrebbe essere gioia, condivisione. Le partite senza pubblico sono surreali, Un professionista, però, deve sapersi adattare anche a questo. Come ho vissuto la quarantena? Tutto sommato bene, perché fortunatamente la mia famiglia è sempre stata in salute. Certo non potrò mai dimenticare certe immagini, come quelle dei camion che lasciavano la città portando via le salme di chi non ce l’ha fatta. E’ una ferita, anche se forse ci sono cose che mi hanno infastidito anche di più. Cosa? Questa terribile vicenda ha tirato fuori il meglio di molte persone che si sono messe a disposizione degli altri. Ma c’è anche chi si è messo in passerella per un tornaconto personale e lo trovo vergognoso, squallido“.