Monza, Brocchi: “Serie A? Sarà difficilissimo, ma sono qui per scrivere la storia del club”
BROCCHI MONZA – Cristian Brocchi, allenatore dello straripante Monza, compagine che affronterà il campionato di Serie B nella prossima stagione, si è raccontato ai microfoni de “La Gazzetta dello Sport“: “Serie A? Sarà difficilissimo. Ma sono cresciuto con questa mentalità, alti obiettivi e grandi traguardi. Mi hanno chiamato per scrivere la storia del Monza, per […]
BROCCHI MONZA – Cristian Brocchi, allenatore dello straripante Monza, compagine che affronterà il campionato di Serie B nella prossima stagione, si è raccontato ai microfoni de “La Gazzetta dello Sport“: “Serie A? Sarà difficilissimo. Ma sono cresciuto con questa mentalità, alti obiettivi e grandi traguardi. Mi hanno chiamato per scrivere la storia del Monza, per me è uno stimolo in più. Chiedere consigli a Inzaghi? Non c’è un modo solo per vincere. Serve una società forte, il Benevento ce l’ha e noi pure. Gli invidio una cosa: lui ha potuto festeggiare, noi no. Peccato, uno lavora tutto l’anno per poter fare festa e noi non abbiamo potuto. Il mercato? Non vogliamo cambiare tanto, ho già una squadra forte. Dobbiamo intervenire solo con gente importante. Non cerchiamo big, solo giocatori in linea con il nostro modo di essere. Non abbiamo vinto solo perché avevamo giocatori forti, ma anche perché erano giocatori giusti. Tutto quello che stiamo vivendo è strano, per questo faremo una preparazione particolare: un primo blocco fino ad agosto, poi una pausa, poi la preparazione vera per il campionato. Dobbiamo ritrovare confidenza col pallone e la forma atletica, con amichevoli tra di noi. Poi ad agosto si marcia. Vacanze? Adesso qualche giorno l’abbiamo fatto, faremo anche una settimana ad agosto, per quest’anno va così. Fare ancora il 4-3-1-2? Sì certo, è una volontà della proprietà ed è una scelta che mi piace molto. L’ho fatto al Milan e alla Lazio, è il modulo migliore. Poi però sono i giocatori che fanno la differenza. La mia esperienza in B con il Brescia? Non è vero che non andò bene. Dovevamo salvarci ed eravamo vicini ai playoff, con tanti giovani. C’è stato qualche infortunio, e in società c’erano problemi, ma alla fine le conseguenze le paga l’allenatore. Dopo aver allenato il Milan c’è stato scetticismo attorno a me, ma credo che non esista allenatore capace di cambiare le cose subentrando a 6 giornate dalla fine. Ora che ho avuto tempo per lavorare penso di aver chiuso la bocca a molti. L’esperienza con Capello in Cina? Mi ha insegnato come trasferire la mentalità alla squadra e come lavorare con la società per cercare i rinforzi. A Brescia per esempio non ci avevo pensato, a Monza invece è così. Ogni allenatore ha bisogno di fiducia dalla società. Simone Inzaghi ha potuto allenare la Lazio perché c’era Tare, o Gattuso il Milan perché c’era Mirabelli. Io sento una fiducia che va oltre il ruolo. Berlusconi e Galliani sono pretenziosi e io ho un bel peso in più per non deluderli. E mi piace averlo“.