30 Novembre 2019

DAZN – Viaggio nel mondo Chievo Verona: le parole di Marcolini, Pellissier, Giaccherini e Vignato

Interessante approfondimento quello offerto da DAZN: tema il Chievo Verona, raccontato da chi lo vive quotidianamente, ovvero i calciatori Emanuele Giaccherini ed Emanuel Vignato, il direttore sportivo Sergio Pellissier e il tecnico Michele Marcolini. Giaccherini: “Città perfetta per quelle che sono le mie esigenze, perché questo è un posto che ti permette di avere tutto […]

Interessante approfondimento quello offerto da DAZN: tema il Chievo Verona, raccontato da chi lo vive quotidianamente, ovvero i calciatori Emanuele Giaccherini ed Emanuel Vignato, il direttore sportivo Sergio Pellissier e il tecnico Michele Marcolini.

Giaccherini: “Città perfetta per quelle che sono le mie esigenze, perché questo è un posto che ti permette di avere tutto a portata di mano. Ancora non ho digerito il fatto di essere retrocesso, questo mi fa lavorare quotidianamente con l’obiettivo di tornare subito in Serie A. Spero di poter chiudere la carriera nella massima serie. Come dicevo prima, mi trovo benissimo qui. Esco spesso per andare a mangiare fuori, capita anche con la squadra. È molto bello avere uno spogliatoio con differenze in termini di età. Dai giovani acquisti entusiasmo e spensieratezza, mentre uno come me porta esperienza. A 18 anni ho preso diversi calci nel sedere, perché i tempi erano diversi, c’era ancora un po’ di nonnismo, invece ora è diverso. I nostri giovani sono quadrati, hanno la testa sulle spalle, ma mi è capitato, nel corso degli anni, di vederne alcuni davvero irrispettosi, facevano quello che volevano. Questo per me è sbagliato, perché nel calcio bisogna avere rispetto nei confronti di chi ha esperienza, così come è compito di quest’ultimi cercare di aiutare“.

Vignato: “Avere compagni di squadra più esperti mi aiuta molto, perché permette di sostenere sedute di allenamento e partite con persone che sono da tanti anni in questo mondo e che riescono ad aiutarti molto. Ho visto tanti video di calciatori, dovessi indicare qualche nome che mi ispira particolarmente direi Ronaldinho, Kakà e Ronaldo Nazário. Una mia caratteristica che vorrei migliorare all’istante? La freddezza. Dove mi vedo tra dieci anni? Spero il più in alto possibile, magari a giocare in una squadra molto forte. Una in particolare? Il Barcellona, è la squadra più bella da veder giocare. Un allenatore? Guardiola“.

Pellissier: “A me interessa avere persone che sappiano cosa voglia dire giocare nel Chievo, oltre a soffrire e lottare per questa società. Come si sta dietro una scrivania? Al caldo (ride, ndr). Ho giocato per anni con pioggia, freddo, gelo, caldo, qui invece sei tu a decidere la temperatura, è più semplice. Dal punto di vista professionale, devo dire che questa vita mi piace, era quello che volevo fare. Questa consapevolezza mi ha forse aiutato ad entrare velocemente in questo nuovo ruolo, così da non patire l’aver smesso. Ho tanti fogli, dove segno appunti circa ciò che succede oppure eventi da ricordare, perché accadono tante cose. Prima dovevo pensare solo a rincorrere un pallone, ora invece bisogna riflettere su tutto quello che c’è attorno al campo. Marcolini? Quando giocava era già un allenatore in campo. Mi ha sorpreso ancora di più rispetto a quando eravamo calciatori. Ha una gestione completa della squadra, ragiona in maniera simile al sottoscritto, ovviamente non siamo identici nella mentalità ma è un grande tecnico, non credevo fosse a questo livello. Ho dei bravi collaboratori, hanno capito cosa cerco e se ne intendono. Nel calcio moderno le nozioni economiche sono molto importanti, perché tutto si basa sulla situazione economica di una società, così da poter vedere cosa si può fare anche per mantenere un calciatore, e non parlo solo di stipendio, bensì di un insieme di fattori che comprendi man mano. Vignato? Ha qualità e visione di gioco superiori alla media del periodo, vent’anni fa calciatori come lui, in Italia, erano presenti a bizzeffe. Adesso, invece, sono rari. Deve crescere in termini di personalità, perché dovrebbe prendere in mano la squadra, ma è ancora un po’ timoroso“.

Marcolini: “A me piace essere me stesso, questa è la mia seconda famiglia, mi comporto qui come mi comporto a casa. Non credo ci siano tanti segreti nella gestione di un gruppo, a mio avviso serve dialogo, ovviamente con il rispetto dei ruoli. È importante avere un confronto onesto e sincero, magari ogni tanto anche in maniera forte, qualora ci sia bisogno di mettere a posto determinate situazioni. Tante altre volte, invece, bisogna far risaltare le cose positive. Fare l’allenatore vuol dire prolungare la carriera da calciatore, seppur con un’intensità emotiva maggiore. Mi è sempre piaciuto gestire, collaborare e, inoltre, sono state riconosciute le mie doti di collante in campo. Ritenevo giusto continuare quest’avventura nel posto dove prima non mi piaceva sedermi (ride, ndr)”.

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