Cosenza, Pillon: “Cosenza? Non era una decisione facile. Se fai l’allenatore devi restare concentrato al 100%”
PILLON COSENZA – Pillon, ex tecnico del Cosenza, è stato intervistato dalla Gazzetta dello Sport, dove è tornato a parlare della rescissione con i silani, per stare vicino alla sua famiglia. Ecco le sue parole: «Ho messo in primo piano la salute e la responsabilità verso chi mi vuole bene. Non era una decisione facile […]
PILLON COSENZA – Pillon, ex tecnico del Cosenza, è stato intervistato dalla Gazzetta dello Sport, dove è tornato a parlare della rescissione con i silani, per stare vicino alla sua famiglia. Ecco le sue parole:
«Ho messo in primo piano la salute e la responsabilità verso chi mi vuole bene. Non era una decisione facile perché il calcio è la mia vita, ma è stato giusto così. Ci pensavo da tempo, ho deciso durante la trasferta di Verona col Chievo. Siamo atterrati a Bergamo e la squadra era spaventata, due giocatori non erano partiti. Qualcuno non voleva giocare, ma l’Aic aveva spiegato chiaramente che non andando in campo avremmo perso a tavolino. In quei momenti ho capito che non potevo stare bloccato a oltre mille chilometri da casa, senza contare il problema degli spostamenti. E poi se fai l’allenatore, devi restare concentrato, avere la testa solo sulla squadra, sapevo che non avrei potuto svolgere al meglio il mio lavoro. Mi ha chiamato Corsi, il capitano. Poi Schiavi e altri. Anche Occhiuzzi, che ha preso il mio posto. E’ bravo, farà strada. Ho mantenuto un buon rapporto con tutti. Il giorno di Pasqua ho parlato col presidente Guarascio: aveva condiviso subito la mia decisione. Come vive la quarantena? Con mia moglie Monica e i figli Giorgia e Jacopo, entrambi fisioterapisti. Jacopo lavorava con me a Pescara nel recupero degli infortunati. Tutto fermo anche per il terzo figlio, Andrea, che abita a 5 chilometri da qui e stava per aprire un hotel a Favaro Veneto. Sono uscito un paio di volte in un mese, noi veneti rispettiamo le regole. Il rimpianto maggiore è non poter vedere il nipotino. La situazione qui all’inizio era tragica, forse il peggio è passato, per fortuna non abbiamo avuto vittime tra parenti e famigliari. Devo dire che Zaia si sta comportando bene: parla poco e lavora molto. Come siamo abituati a fare noi veneti. Cosenza? Siamo partiti bene, il 3-0 a Livorno ci ha illuso. Ho anche cambiato modulo dopo Frosinone, passando dal 4-3-3 al 3-5-2, non è servito. Ma c’è da dire che ho avuto Riviere solo per mezz’ora e Asencio si è fatto male, in pratica giocavamo senza attaccanti di ruolo. Questa squadra ha potenzialità, può arrivare almeno al playout. Chi va in A? Impossibile dirlo oggi, c’è il solito equilibrio, Benevento a parte. Lo stop è lungo, ci sarà da rifare la preparazione da zero, sarà un altro campionato. Ma si può ripartire? Spero di sì, anche se ho qualche dubbio. Bisognerà imparare a convivere col virus: i guanti, le mascherine, la distanza. Non dimentichiamoci che il calcio è uno sport di contatto e così verrebbe stravolto. Non vorrei essere al posto di chi deve decidere. Rimpianti? Nessuno, ognuno ha quello che si merita. Ma la delusione più grande è stato l’esonero col Chievo dopo aver conquistato i preliminari di Champions. Non era giusto, ci sono rimasto male. La stagione più esaltante? Quella di Pescara. Ci davano per spacciati, invece abbiamo sfiorato la serie A».