La Cremonese è l’ultima espressione della rivoluzione culturale della Serie B
I 90 minuti disputati dalla Cremonese in casa del Parma non costituiscono soltanto uno splendido saggio delle qualità degli uomini di Fabio Pecchia, ma possono essere considerati il manifesto della spiccata evoluzione della Serie B. Gianluigi Buffon, che in cadetteria aveva giocato da Campione del Mondo nella stagione 2006/07, ai microfoni di Sky Sport ha detto che “si tratta di un campionato diverso, in […]
I 90 minuti disputati dalla Cremonese in casa del Parma non costituiscono soltanto uno splendido saggio delle qualità degli uomini di Fabio Pecchia, ma possono essere considerati il manifesto della spiccata evoluzione della Serie B. Gianluigi Buffon, che in cadetteria aveva giocato da Campione del Mondo nella stagione 2006/07, ai microfoni di Sky Sport ha detto che “si tratta di un campionato diverso, in cui tutti se la giocano e nessuno parte rassegnato”.
Quel che si cela dietro il capolavoro al “Tardini”
Il campione che romanticamente è tornato a vestire la maglia crociata non si è limitato a elogiare i grigiorossi, ma ha fatto giustamente notare come sia l’atteggiamento complessivo di tutte le formazioni a essere mutato. Se possiamo parlare della prestazione monstre di Nicolò Fagioli, che ha inciso in tutte le zone del campo mostrando numeri di una classe sopraffina, il merito va dato anche a chi è riuscito da subito a trasmettergli la fiducia e la libertà creativa necessarie. Non è scontato ammirare un calciatore così giovane che nei momenti più complessi della partita ha il coraggio e la sfrontatezza di rischiare rulete per mandare a vuoto la pressione avversaria.
La Serie B sta cambiando
La rivoluzione del secondo campionato italiano non è semplicemente tecnico-tattica, ma più profonda. Culturale. Tante squadre negli ultimi anni, ognuna con le proprie peculiari diversità, hanno mostrato uno scorcio del sentiero che conduce alla contemporaneità scavalcando decenni di tabù e barriere. Aurelio Andreazzoli a Empoli rese evidente che una rosa sopra la media soffre di meno e ha più chance di successo se votata a un calcio prettamente offensivo e Alessio Dionisi si è saputo inserire nello stesso solco nello stesso ambiente un anno fa. Fabio Liverani a Lecce palesò la validità dei concetti al di là della categorie: con una colonna portante reduce dalla C vinta e una proposta di gioco piuttosto simile, seppe imporsi e riportare in massima serie i salentini. Vincenzo Italiano e Paolo Zanetti, esempi ancora più recenti, hanno innovato in modo radicale la concezione della formazione dei calciatori: valorizzare elementi a lungo relegati ai margini può essere la base per costruire collettivi di livello elevatissimo. Il calciomercato dopo le promozioni di Spezia e Venezia non sarà lo stesso, il Cittadella non è più un miracolo ma un esempio: analizzare più le prospettive dei singoli meno reclamizzati all’interno di un preciso sistema di gioco che il pedigree di profili di maggior peso specifico sta diventando un metodo operativo ricorrente.
La Cremonese ha invertito la propria rotta
In seguito ad anni di investimenti consistenti e tutt’altro che fruttuosi (0 play-off nelle 4 stagioni consecutive di B disputate), la società del Cavalier Giovanni Arvedi sembra aver trovato ciò che era sempre mancato: una forte identità di squadra che si pone come base dei risultati. Sono evidenti i meriti di Pecchia in questa evoluzione. Entrato a stagione in corso col solo compito di salvare i lombardi, l’allenatore ha saputo costruire un’ossatura di gioco riconoscibilissima che gli è valsa la permanenza. La grande bravura della dirigenza è stata quella di confermare ogni elemento valido del blocco che benissimo aveva figurato nel girone di ritorno del precedente campionato (a eccezione di Colombo che sta facendo le fortune della SPAL) e innestare all’interno di esso elementi giovani di spiccata qualità con estrema necessità di emergere. L’unico acquisto fuori parametro è stato quello del ben più navigato Samuel Di Carmine, ma la scelta è comprensibile se si considera l’impossibilità di Daniel Ciofani di garantire continuità di rendimento per 38 gare.
Che a presentarsi come una delle compagini maggiormente votate al futuro sia proprio una di quelle che in passato ha adottato le strategie più datate ha un significato notevole. Anche le proprietà facoltose hanno ben chiaro il concetto trainante delle ultime annate: investire serve a poco se non si ha un progetto a medio-lungo termine ben definito. La Cremonese ha individuato la sua strada e ora può godersi un percorso ricco di fascino: mantenendo la stessa forma mentis, la splendida serata del “Tardini” non potrà che essere il primo atto di una sceneggiatura ampia e brillante.