ESCLUSIVA PSB – Vicenza, Brocchi: “La strada è quella giusta, dobbiamo continuare a credere nel lavoro”
CRISTIAN BROCCHI VICENZA – Il Vicenza, come noto, sta vivendo un campionato molto complicato. L’ultimo posto in classifica non permette al club di beneficiare della serenità necessaria a poter competere con la mente libera e la fiducia come carburante per rendere al meglio. Approdato in panchina dopo l’esonero di Domenico Di Carlo, Cristian Brocchi sta […]
CRISTIAN BROCCHI VICENZA – Il Vicenza, come noto, sta vivendo un campionato molto complicato. L’ultimo posto in classifica non permette al club di beneficiare della serenità necessaria a poter competere con la mente libera e la fiducia come carburante per rendere al meglio. Approdato in panchina dopo l’esonero di Domenico Di Carlo, Cristian Brocchi sta cercando di plasmare una squadra propositiva e in grado di superare le avversità con la forza delle idee. Raggiunto in esclusiva dai nostri microfoni, sono stati diversi i punti toccati con il tecnico.
Mister, la classifica del Vicenza è nota. Evitando di chiederle di rinnovare una fiducia che lei non ha mai accantonato, partiamo così: quali corde sta toccando per trasmettere tale speranza ai suoi calciatori?
“Le corde che portano a continuare a credere nel lavoro che si sta facendo, che in questo momento non ci sta portando tanti punti ma, al contempo, sta generando buonissime prestazioni, dato che creiamo tante occasioni. I risultati arrivano proprio attraverso le prestazioni e, nel nostro caso, stiamo ricevendo risposte positive sia sul lato caratteriale che tecnico-tattico. Veniamo puniti al primo errore e fatichiamo a fare gol nonostante, come dicevo, la produzione offensiva comunque corposa”.
Una sua dichiarazione, a detta di chi scrive, ha in particolar modo palesato grande umanità e passione: prima della sfida contro il Como ha ribadito che la squadra avrebbe dovuto ritrovare la gioia. Lei è stato un calciatore ai massimi livelli, quant’è difficile raggiungere ciò che ha chiesto ai suoi ragazzi in un momento così?
“È la cosa più difficile, perché logicamente i ragazzi, così come noi tutti, guardiamo la posizione in classifica, ergo è difficile essere felici e spensierati in un momento come questo. È altrettanto vero che questa mancanza di tranquillità comporta errori che non commetteremmo con diverse situazioni di classifica. Le prestazioni, in condizioni differenti, aumenterebbero ulteriormente il livello di gradevolezza. Dal mio punto di vista il problema del Vicenza, ora come ora, non è tecnico-tattico né agonistico, perché i ragazzi sanno cosa fare: quello che manca è proprio questa tranquillità di cui stiamo parlando, che rende difficile anche un gesto normale”.
Vorrei ora chiederle di commentare qualche dato: da quando lei è sulla panchina del Vicenza, in undici partite la sua squadra ha in sette occasioni tirato di più in porta rispetto all’avversario; tre volte il numero è stato uguale, mentre solo alla prima uscita contro la Cremonese questa statistica non vi premia. Il Lane, dunque, cerca di proporre e ha acquisito questo modus operandi votato all’attacco, come sottolineato anche dal fatto che i calciatori andati in gol fino a questo momento siano ben dieci. È una cosa che lei ha notato guardando la sua squadra?
“Questa è la base ed è un punto su cui continuare a battere e lavorare. Sarei molto più preoccupato se la mia squadra non creasse occasioni o fosse passiva, mentre abbiamo percentuali positive sia nelle occasioni create che in quelle subite. Il lavoro che stanno facendo i ragazzi è dunque importante, ma in questo momento, ribadisco, la classifica genera un peso importante da portare, che comporta un appannamento in determinate situazioni, dove si ha meno tranquillità e il pallone pesa maggiormente. In queste circostanze le tante occasioni che creiamo non si tramutano in gol e le poche che subiamo invece causano una rete subita. Detto ciò, questi dati devono essere letti e compresi, facendoci ulteriormente capire come la strada sia quella giusta”.
L’altra faccia della medaglia vede il Vicenza come la squadra con il più basso tasso di conversione di tiri in gol, fermo al 4.4%, motivo per il quale è inevitabile sottolineare la mancanza di cinismo. È una dinamica di gioco sulla quale si può lavorare oppure crede che il calciomercato possa darvi una mano?
“Dico sempre che gli allenatori hanno il compito di portare le squadre in area di rigore, dove diventa fondamentale l’abilità del singolo. Nel momento in cui il pallone arriva in quella zona è il calciatore a risolvere la situazione. In questo momento creiamo tanto ma siamo poco incisivi, è sicuramente un tratto negativo. Essere cinici vorrebbe dire creare un’occasione e fare gol, mentre nel nostro caso ne creiamo tante e fatichiamo a buttarla dentro, quindi la questione non è probabilmente questa: a mio avviso non sarebbe un attaccante a risolvere il problema, ma il discorso è un po’ più ampio”.
Altra sottolineatura è quella riguardante la fase difensiva: il Vicenza, eccezion fatta per la vittoria di Crotone, non ha mai mantenuto la porta inviolata. La vostra è la seconda peggior difesa ma i dati, ancora una volta, ci permettono di andare oltre: siete al tredicesimo posto nella speciale classifica dei tiri in porta subiti (l’ottava ad averne subiti di più, ribaltando il dato): una fattispecie che non vi etichetta come coriacei ma, allo stesso tempo, non dovrebbe qualificarvi come colabrodo. Dove risiedono le ragioni di campo che portano a questa situazione?
“Ritengo che il discorso sia lo stesso della fase realizzativa. Se concedessimo tanto, allora sarebbe normale subire gol prima o poi, mentre questo dato testimonia come la squadra sia spesso punita alla prima occasione, oppure qualche volta si faccia gol da sola, magari con un errore banale che porta poi a compromettere la partita nella sua totalità, perché logicamente è più difficile giocare quando sei in svantaggio. È comunque confortante vedere il buon lavoro della difesa, ma bisogna limare il più possibile questi piccoli errori, che spesso sono stati di un singolo e non del reparto”.
Pochi giorni fa la società le ha ribadito la fiducia: che rapporto c’è tra di voi?
“Penso che il fatto di aver ribadito la fiducia sia stato un discorso da rivolgere all’esterno, perché con la società ho un rapporto molto diretto. Lavoriamo insieme, siamo a stretto contatto tutti i giorni e siamo consapevoli dei campi di miglioramento della squadra. Stiamo operando per fare in modo che tutto questo prenda una direzione migliore: hanno la possibilità di vedere quello che faccio e come alleno la squadra. Aver confermato la fiducia con questa situazione di classifica è un attestato che fortifica la consapevolezza che il lavoro fatto ora dia una prospettiva, perché in questa posizione la società avrebbe già esonerato l’allenatore se avesse avuto dei dubbi”.
Una considerazione finale che verte esclusivamente su Cristian Brocchi: l’ultimo anno della sua carriera è stato caratterizzato da tante critiche, spesso sfociati in vili insulti. Al di là di qualsiasi opinione sul Brocchi allenatore, come ha vissuto determinati momenti e, soprattutto, che passione bisogna avere per sopportare le offese?
“In generale, questo è un problema della società di oggi, non riguarda solo me o il mondo del calcio. Purtroppo il mondo è diventato social e anche i più giovani, che ai miei tempi davano del lei alle persone più grandi, oggi si permettono di dire cose allucinanti, oltrepassando i limiti del rispetto. La questione è che determinate invettive arrivano dai più grandi, quindi come si può educare un giovane a criticare in maniera costruttiva invece di essere offensivo ai massimi livelli? I social purtroppo hanno dato troppa forza, permettono di nascondersi, alle volte anche chi scrive pensa a raccogliere certi tipi di commenti perché fanno più notizia, non dando invece spazio a chi la pensa diversamente. Le critiche vanno sempre accettate, mentre le offese personali non sono corrette”.