Pisa, D’Angelo: “Questa piazza non merita la B, i tifosi sono stufi ma ora pensiamo alla salvezza”
D’ANGELO PISA – Luca D’Angelo, allenatore del Pisa, è stato raggiunto dai microfoni de “La Gazzetta dello Sport“: “Qualcuno mi considera antipatico? Devo essere sincero, se non mi conoscessi, lo penserei anche io. Forse perché sono un po’ scostante o magari perché sono grosso. Ma chi mi conosce bene, cioè gli amici, sa che non […]
D’ANGELO PISA – Luca D’Angelo, allenatore del Pisa, è stato raggiunto dai microfoni de “La Gazzetta dello Sport“: “Qualcuno mi considera antipatico? Devo essere sincero, se non mi conoscessi, lo penserei anche io. Forse perché sono un po’ scostante o magari perché sono grosso. Ma chi mi conosce bene, cioè gli amici, sa che non è così. Ho passato la quarantena a Pescara sfogando la mia passione: ho visto decine di film. Anche nel momento più difficile ero convinto che la situazione sarebbe migliorata. Complimenti a Gravina, è stato il mio presidente per tre anni a Castel di Sangro e so che riesce a ottenere sempre ciò che vuole.
Impressioni sul mio primo campionato di B? Avvincente, equilibrato. Benevento a parte. E interessante dal punto di vista tattico. Quasi tutte le squadre giocano un calcio propositivo: Crotone, Spezia, Cittadella. Inzaghi è stato bravissimo a unire la qualità dei singoli, l’organizzazione e la voglia di non mollare. Giochista o risultatista? Se si gioca bene è più facile vincere e io divento nervoso se giochiamo male e vinciamo. Noi proviamo a giocare bene, a volte ci riusciamo, a volte manca la malizia per portare a casa il risultato. A Empoli e Crotone abbiamo perso al 95′. Dobbiamo imparare a soffrire, a gestire meglio i minuti finali.
I moduli di riferimento? Un 3-5-2 offensivo o il 4-3-1-2. In ogni caso non speculiamo mai. Pescara (dove D’Angelo è nato, ndr) e Rimini (dove ha allenato ed è stato promosso tre volte, ndr) sono i miei luoghi del cuore, due città che vivono di turismo e che a fatica si stanno riaccendendo. Ho girato tanto, mi è andata male solo a Bassano, con un esonero comunque non meritato. La gavetta mi è stata utile, mi ha insegnato molto e quando mi è stata data la possibilità mi sono fatto trovare pronto. Pisa è una grande piazza, non merita di stare in B e tanto meno in C come l’anno scorso.
Si aspetta la Serie A dal ’91? I tifosi sono stufi ma ora pensiamo a mantenere la categoria, siamo a metà classifica, l’anno prossimo vedremo. Ci sono le premesse per fare bene: entusiasmo e proprietà solida e affidabile. Che campionato sarà? Impossibile dirlo, dopo tre mesi di stop. Ci sono incognite sotto l’aspetto fisico e organizzativo, ma non mentale. I giocatori sono professionisti, sanno come riattaccare la spina. Li ho ritrovati tutti in buone condizioni, da soli si sono allenati bene.
Moscardelli? Abbiamo giocato insieme a Rimini, ero il suo capitano: a 40 anni ha perso la corsa, ma non i colpi e l’istinto del gol. Marconi? Lo conosco bene, l’avevo allenato per due anni all’Alessandria. Prima dell’infortunio in dicembre, aveva segnato dieci gol: in quel momento era il centravanti più forte della B. Ora è a posto, la sosta almeno è servita a qualcosa. I cinque cambi? Sono favorevole, è una regola che andava introdotta all’inizio della stagione. In un gruppo di 24-25 tesserati, è giusto che tutti si sentano partecipi. Con dieci nuovi la partita viene stravolta? Se i giocatori sono allenati bene, dal punto di vista tattico non cambia niente. Cambio spesso ruoli e formazioni? Il turnover non è un vezzo: provo, valuto, a volte sbaglio. L’esempio è Vido: credo che abbia la qualità per fare l’attaccante e il trequartista, quando l’ho schierato dietro le punte ha anche segnato“.