18 Settembre 2019

ESCLUSIVA PSB – De Alcantara, Ferigra, Maxi Lopez e non solo: Pagani presenta i sudamericani della B

DANIELE PAGANI SERIE B SUDAMERICA – Opinionista ed esperto di fútbol sudamericano, fondatore de “La Gazzetta di Don Flaco“ e Writer per l’Udinese, abbiamo raggiunto in esclusiva Daniele Pagani, con l’obiettivo di presentare alcuni dei profili della Serie B che vengono proprio dalla zona di mondo definibile il polmone del calcio. Il São Paulo è […]

DANIELE PAGANI SERIE B SUDAMERICA – Opinionista ed esperto di fútbol sudamericano, fondatore de “La Gazzetta di Don Flaco“ e Writer per l’Udinese, abbiamo raggiunto in esclusiva Daniele Pagani, con l’obiettivo di presentare alcuni dei profili della Serie B che vengono proprio dalla zona di mondo definibile il polmone del calcio.

Il São Paulo è una delle scuole più romantiche per gli amanti del calcio sudamericano: è da lì che arriva Miguel De Alcantara, nuovo difensore dell’Ascoli. Che cosa dobbiamo aspettarci da questo talento classe 2000?

“La lungimiranza del São Paulo in tema di giovani talenti, di certo, non ve la devo raccontare io (ride, ndr): basta pensare a Jonas Toró e Anthony, per esempio, che ad oggi sono due elementi importanti nelle idee e nei meccanismi di gioco del dt Cuca. In merito alla trattativa per Miguel de Alcântara va elogiata la callidità del DS bianconero, Antonio Tesoro, capace di render la necessità altrui una virtù non scontata. Il São Paulo attualmente non naviga in acque cristalline dal punto di vista finanziario perché ha la conditio sine qua non di dover raggiungere un tetto di trading pari a 120 milioni di real, anche per coprire gli ultimi investimenti prestigiosi, Dani Alves e Juanfran su tutti. Appurata questa situazione Raí e Diego Lugano, i due direttori sportivi del «Tricolor», sono stati obbligati ad operare attraverso sacrifici importanti quali Rodrigo Caio, Tuta e Lucas Fernandes, nei primi mesi dell’anno. Quest’estate invece il presidente Carlos Augusto de Barros puntava a due assegni sostanziosi per le percentuali sulla futura rivendita che il club deteneva (e detiene) su Éder Militão e David Neres, ma alla fine si è mosso solamente il primo, passato dal Porto al Real Madrid. Le suddette complicazioni hanno spinto la dirigenza a vendere due gioielli di casa: il diciottenne Morato, passato al Benfica per circa 27,5 milioni di real, di cui si parla un granché bene, e poi proprio Miguel, che è stato acquistato dall’Ascoli per 500mila euro, circa 2,2 milioni di real. Ed è proprio qui che si rende tangibile l’acume strategico di Tesoro. Il percorso giovanile del ragazzo, del resto, è stato piuttosto prestigioso: primi palleggi nel Camisa 10, che dal ‘99 è un’istituzione calcistica, almeno per quanto riguarda la regione metropolitana di Campinas, poi il passaggio al Grêmio e, infine, il São Paulo. Il tutto senza contare la sua presenza pressoché fissa con le selezioni giovanili della «Seleção»: dalla sub–15, sotto l’attenta osservazione di Claudio Caçapa, sino alla sub–17. Dal 2015 ad oggi, con le giovanili del «Tricolor», è riuscito a mettere insieme qualcosa come 89 presenze, imponendosi come elemento indispensabile d’ogni allenatore: sempre partendo dalla sub–15, per giungere alla sub–20. Nel pacchetto difensivo dell’Ascoli potrebbe faticare a trovare spazio: Brosco e Valentini hanno esperienza della categoria, e inoltre c’è la concorrenza di Ferigra e Gravillon, non proprio gli ultimi arrivati nonostante la giovane carta d’identità. Credo fermamente, comunque, che Paolo Zanetti saprà gestire al meglio le risorse a sua disposizione: ha un gruppo che si compone di giovani potenzialmente devastanti se messi nelle migliori condizioni, e mestieranti di tutto rispetto come Ardemagni, Padoin e Petrucci”.

Nato in Ecuador e cresciuto nel Barcellona, anch’egli approdato all’Ascoli: Erick Ferigra è un altro profilo più che interessante.

“Come per Miguel De Alcântara, parliamo di un talento che si è appena presentato al professionismo nonostante il debutto dello scorso anno con il Torino in Coppa Italia, contro il Cosenza. E anche qui non manca un percorso giovanile di tutto rispetto: la sua famiglia lasciò Guayaquil, Ecuador, quando Erick aveva appena sessanta giorni, per trasferirsi in Spagna, nelle vicinanze di Elche. Ed è proprio lì che Ferigra ha iniziato a coltivare la sua passione per il fútbol all’età di sei anni: prima nel Kelme, la squadra satellite del Villarreal, con cui ha vinto le Ligas Pre-Benjamín (sub–8) e Benjamín (sub–9), e poi nel Sant–Joan Despí. Nel 2012 furono nientemeno che Albert Puig e Guillermo Amor a portarlo a Barcellona, ne «La Masía», dove Erick ha impressionato tra l’Infantil A e División de Honor, salvo poi rimanere fermo due mesi a causa dell’indagine condotta dalla FIFA sui trasferimenti giovanili illeciti del Barça. Nel 2016 ne approfittò Pantaleo Corvino, che lo acquistò per rinforzare la Primavera della Fiorentina, prima di venderlo al Torino, dove ha totalizzato 71 presenze complessive diventando la colonna portante dei granata nella conquista della Coppa Italia e della Supercoppa di categoria. Ora per Ferigra c’è l’Ascoli: una nuova sfida, un banco di prova per confermare quanto di buono ha fatto vedere nel suo percorso calcistico. Al suo curriculum vitae già discreto avrebbe potuto addizionare anche l’ultimo Torneo Sudamericano, stradominato dall’Ecuador dell’argentino Jorge Célico, dove si sono distinti soprattutto Leonardo Campana e Emerson Espinoza, acquistato in sinergia da Parma e Inter, ma la sua volontà è quella di ricevere una chiamata dalla nazionale spagnola. Peccato, lo avrei visto decisamente bene nel sistema di gioco della «Trico», ma nessuno può fargli colpe per la scelta operata: la Spagna lo ha accolto e cresciuto, sia umanamente che calcisticamente”.

Un altro brasiliano è il giovane portiere Bruno Bertinato, che sta faticando a spiccare il volo a Venezia. Come commenti il suo percorso fino a questo momento?

“In questo momento esprimere un giudizio sul percorso di Bruno non risulta semplice, anche perché competere per la titolarità con Lezzerini non è una passeggiata. Prima di approdare al Venezia il suo procuratore lo propose a Fiorentina e Sampdoria, ma la congestione di estremi difensori presenti in rosa spinse entrambe le squadre a declinare la proposta. Si tratta di un lavoratore silenzioso, che sà per quali obiettivi lotta, all’insegna di ideali e valori non scontati per un ventunenne. Il suo percorso giovanile parte dal Coritiba, dove ha giocato per dodici anni, da quando ne aveva otto. Nonostante il rispetto e l’apprezzamento di svariati addetti ai lavori non ha mai debuttato in prima squadra, ma in compenso è riuscito a togliersi grandi soddisfazioni con le selezioni giovanili brasiliane: dapprima è stato integrato nella sub–15, poi con la sub–17 ha vinto il Nike Friendlies, dov’è stato eletto miglior portiere della competizione, nel 2014, e il Torneo Sudamericano di categoria del 2015 in Paraguay, occasione in cui ha incrociato talenti importanti come Federico Valverde del Real, che realizzò 7 gol per l’Uruguay, e l’argentino Conechny. Bruno vuole fortemente prendere parte ai Giochi Olimpici di Tokyo che avranno luogo il prossimo anno, lo ha dichiarato in un’intervista rilasciata recentemente. Potrebbe riuscirci, ma dovrà saper sfruttare al meglio ogni minima occasione che gli verrà concessa. Come ho detto prima: scalare le gerarchie al Venezia è un’impresa piuttosto ardua, soprattutto se si parla di portieri. Nessuno può ponderare valutazioni, fuorché mister Dionisi”.

I primi passi di carriera sembravano quelli di un calciatore destinato ad entrare nel gotha, ma nonostante abbia comunque vestito maglie prestigiose Franco Zuculini ha scelto di ripartire proprio dal Venezia: è la piazza giusta per far capire che il suo fútbol ha ancora tanto da dare?

“Franco è uno di quei calciatori che non si arrendono, e che ha la ribellione all’insuccesso nel sangue. L’impatto che ha avuto nell’economia di gioco del Venezia è stato decisamente incoraggiante: senza eccessive preoccupazioni Dionisi gli ha consegnato le chiavi del centrocampo e lui ha ripagato con il gol al Catania, in Coppa Italia, e prestazioni sempre marchiate di generosità e qualità, in campionato. Personalmente mi ha sempre affascinato come calciatore, sin dal suo debutto nel Racing: allora non avevo neanche dodici anni. Franco ha avuto tanta, troppa sfortuna, nell’arco di tutta la sua carriera. Basta pensare che dal 2009 ad oggi ha dovuto saltare 165 partite a causa di tre, gravissimi infortuni: prima alla tibia, quando giocava nell’Hoffenheim, e poi per due volte il legamento crociato. In totale, dunque: 1045 giorni out, in infermeria. Sono dinamiche spesso drammatiche, che ti condizionano in termini psicologici e ti divorano, materializzandosi in paura. Solamente quando le vivi, però, riesci a capirne fino in fondo il significato. Io ne so qualcosa, e dunque continuerò a fare il tifo per Franco. Un guerriero”.

L’arrivo di Maxi López in quel di Crotone ha sorpreso, non poco, dato il profilo in questione. Qualora dovesse ritrovar la miglior condizione parliamo di uno destinato a far più che bene: sei d’accordo?

“Assolutamente, si allena da tre settimane agli ordini di Stroppa e contro l’Empoli ha già mostrato un discreto stato di forma. La sua rabbia, se così vogliamo definirla, per non essere andato in rete nella gara d’esordio la dice lunga sull’atteggiamento con cui Maxi si è presentato allo Scida. Purtroppo gli addetti ai lavori sembrano più attirati dalle sue prossime dichiarazioni sull’ex moglie, piuttosto che pensare alle dinamiche di campo. Parliamo di una punta scuola River Plate che, seppur per poco, ha indossato maglie prestigiose come quelle di Barcellona e Milan. Senza tenere conto, tra le altre cose, delle 2 reti in 5 partite di Série A brasiliana con il Vasco da Gama. La Calabria calcistica, al momento, sta vivendo una favola, tra López a Crotone e Germán Denis alla Reggina, e solamente il tempo saprà dirci se la loro esperienza potrà colmare l’avanzare degli anni”.

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