Brescia, Donnarumma: “Voglio dimostrare a tanti che si sono sbagliati su di me. Cellino? Un presidente fantastico”
DONNARUMMA BRESCIA – Alfredo Donnarumma, attaccante del Brescia, si è raccontato nel corso di un’intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport: “Ne ho passate tante, non è stato facile lasciare casa a 14 anni per andare a Catania. Oggi gli etnei hanno un centro sportivo, all’epoca stavamo in un convitto nel nulla, dalle finestre non si vedeva […]
DONNARUMMA BRESCIA – Alfredo Donnarumma, attaccante del Brescia, si è raccontato nel corso di un’intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport: “Ne ho passate tante, non è stato facile lasciare casa a 14 anni per andare a Catania. Oggi gli etnei hanno un centro sportivo, all’epoca stavamo in un convitto nel nulla, dalle finestre non si vedeva niente. Poi la gavetta in C e B, l’arrivo a Empoli, la conquista della Serie A. Non sono stato confermato dopo una stagione ottima come quella passata, non ci sono rimasto bene ma lo prendo come stimolo. Sono abituato alle delusioni: da ragazzino avrei dovuto esordire in A con il Catania di Zenga già salvo contro il Bologna, invece finii in tribuna. Voglio arrivare di nuovo nella massima serie e giocarmela. Cerco di far parlare i numeri, dato che nel calcio contano soprattutto quelli.
Cellino è un presidente fantastico, un tipo naturale. Al Brescia ha fatto grandi cose in poco tempo, ne vorrei mille come lui. È scaramantico, ma non ti impone nulla. Da uomo di sud lo sono anche io, magari non quanto il presidente. I miei riti? Nulla di particolare: prima di ogni partita chiamo i miei genitori, mia moglie e i miei figli. Ho, inoltre, la maglia di mio cugino Alfredo, morto anni fa. La porto sempre con me, negli spogliatoi e sulla panchina. Alle volte la mostro, altre no, ma c’è sempre. Alfredo era come un fratello.
Il momento più brutto della mia carriera? Avevo 16 anni ed ebbi un problema al ginocchio. Mi dissero “noi ti operiamo, il resto deve farlo il Signore“. Lo sgomento fu totale, ero un ragazzino che viveva per il calcio. Ma ne sono uscito più forte e ho ottenuto tutto il resto. Quando impari a conoscere il tuo corpo le cose si semplificano. Nel calcio veloce di questi tempi la prevenzione è fondamentale.
Sogno l’esordio in A e la soddisfazione del Brescia e di questi tifosi che mi hanno fatto sentire a casa. Voglio arrivare nella massima serie e dimostrare a tanti che si sono sbagliati sul mio conto. Da bambino adoravo Ronaldo e quindi tifavo Inter. La mia migliore qualità da essere umano? La tenacia, perché ne ho passate tante ma sono rimasto in piedi“.