ESCLUSIVA PSB – Cittadella, Cassandro: “Lo studio ha inciso in positivo sulle mie prestazioni in campo. Ho sempre voglia di crescere e migliorare”
Nelle ultime settimane Tommaso Cassandro, calciatore del Cittadella, ha dimostrato a tantissimi ragazzi che ambiscono a giocare a livelli importanti che è possibile fare un ottimo percorso calcistico ed al contempo proseguire gli studi. Il terzino classe 2000, il 15 marzo, si è portato a casa la laurea triennale in Scienze Motorie, indirizzo calcio, con […]
Nelle ultime settimane Tommaso Cassandro, calciatore del Cittadella, ha dimostrato a tantissimi ragazzi che ambiscono a giocare a livelli importanti che è possibile fare un ottimo percorso calcistico ed al contempo proseguire gli studi. Il terzino classe 2000, il 15 marzo, si è portato a casa la laurea triennale in Scienze Motorie, indirizzo calcio, con una votazione di 102/110. Come se non bastasse, a poche ore dalla proclamazione il ragazzo scuola Bologna era già in campo nella sfida di campionato contro la Reggina. A dimostrazione che volere è potere, serve solo grande dedizione, professionalità e mentalità nel raggiungere i propri obiettivi. Forse questi elementi hanno conquistato prima Venturato e poi Gorini, visto che i due allenatori hanno sin da subito puntato su di lui, nonostante la giovanissima età. Per saperne di più sul percorso accademico appena concluso, sulla sua stagione e non solo, abbiamo accolto in esclusiva ai nostri microfoni proprio il talentuoso terzino.
Tanti ragazzi ci leggono ed è quindi doveroso approfondire nella nostra chiacchierata anche il tuo percorso universitario. Hai da pochissimo raggiunto un importante traguardo accademico in maniera ottimale ed al contempo in campo stai fornendo da un bel po’ importanti prestazioni. Come stai riuscendo ad ottenere questi risultati su più fronti?
“Quando ho finito il liceo ero all’ultimo anno di Primavera col Bologna ed avevo sempre in mente di concludere il percorso di studi con l’Università, anche perché i miei genitori erano molto contenti del fatto che volevo continuare a studiare. Il mio papà, essendo un professore ordinario, sin da piccolo ci teneva molto al fatto che dovessi andare bene a scuola. Quest’aspetto mi ha portato poi a scegliere di andare all’Università, nonostante avessi già il contratto col Bologna ed il pensiero di voler fare il calciatore. Con Inzaghi prima e Mihajlovic poi sono cresciuto e riuscito ad esprimermi anche a buoni livelli. Sono riuscito a proseguire gli studi anche grazie all’università che mi ha permesso di seguire le lezioni a distanza, quindi per me lo studio era diventato un piacere e non un dovere. Riuscivo a programmarmi lo studio in relazione a quando avevo allenamento: la mattina se ci si allenava il pomeriggio, il pomeriggio se ci allenava la mattina e così via. Ho scelto di iscrivermi a Scienze Motorie con indirizzo calcio perché mi piaceva studiare qualcosa che vivevo quotidianamente. Per me è stato importante andare all’università, in quanto mi ha creato una quotidianità durante il giorno, così da non avere momenti morti durante il giorno e, soprattutto, grazie allo studio tenevo allenata la mente. Mi svegliavo presto per studiare ed ovviamente questo mi aiutava ad essere già bello sveglio per gli allenamenti. Molte volte invece tanti ragazzi dormono fino a tardi e poi una volta al campo sono ancora più assonnati. Non sono riuscito a laurearmi a pieni voti, però volevo ritagliarmi maggiore tempo per un’eventuale magistrale. Per questo ho concluso questo percorso triennale abbastanza bene, in quanto 102/110 è un buon voto, tra l’altro in tre anni esatti. In tutto questo ho fatto diversi passaggi: dalla Primavera alla Serie C fino all’approdo in Serie B. Gli studi mi hanno dato un equilibrio nella quotidianità, questo ha inciso in positivo sulle mie prestazioni in campo”.
La tua tesi è stata incentrata sullo sviluppo del calcio femminile e – tra l’altro – hai avuto l’opportunità di collaborare con Katia Serra, che è stata tua relatrice, per sviluppare l’argomento. Cosa ti ha portato ad approfondire questo tema?
“Sul calcio femminile ne sapevo poco, prima d’affrontare l’esame della prof.ssa Katia Serra al terzo anno. Sono rimasto molto colpito in quanto il calcio femminile sarà un nuovo mercato su cui le società potranno investire, basti pensare che dall’anno prossimo diventerà professionistico. Questo permetterà anche alle ragazze che si affacciano al mondo del calcio di inseguire un sogno, dunque speriamo che il professionismo possa portare benefici economici anche in questo movimento. Ho scelto di fare la tesi su questo tema anche perché la prof.ssa Katia Serra è stata molto brava ad incentivarmi ed a suscitare in me tanto interesse. Inizialmente volevo fare una tesi sulle sponsorizzazioni nel mondo del calcio, poi dopo aver conosciuto la prof.ssa Serra ho deciso di approfondire questo argomento”.
Visualizza questo post su Instagram
Venendo al campo, Venturato prima e Gorini poi ti hanno dato sin da subito grande fiducia. Secondo te, quali caratteristiche hanno convinto i due allenatori a puntare su di te?
“Secondo me il fatto che ho sempre voglia di migliorarmi. Non sono un fenomeno tecnicamente, però sin da piccolo sono stato considerato un giocatore che ha sempre avuto voglia di migliorarsi e che poteva rappresentare un esempio per i compagni. Col crescere ovviamente si migliora, poi sono stato fortunato a trovare al Cittadella grandi allenatori. Devo dire che anche in Primavera ho incontrato Troise, a cui devo molto, visto che mi ha cambiato di ruolo, spostandomi da mezz’ala a terzino. Inizialmente non volevo giocare da terzino perché la vedevo come una regressione, invece ne sapeva più di me e ci ha visto giusto. Credo che al Cittadella sia Venturato che Gorini hanno visto in me una persona che cerca sempre di migliorarsi e che non vede le critiche come un qualcosa di negativo, bensì di positivo. Molti calciatori sono un po’ permalosi, invece io ad esempio nella seconda partita l’anno scorso contro l’Empoli, dopo aver fatto una buona prestazione, sono andato da Venturato a chiedere cosa avevo sbagliato, poiché volevo migliorarmi. A vent’anni anni spesso questo non succede, in quanto è facile montarsi la testa. Quest’anno, dopo un periodo di stop dovuto anche al Covid nella passata stagione, sto trovando maggiore continuità anche grazie a Gorini”.
Che impressioni ti sei fatto di questo campionato?
“Il livello delle squadre presenti nel nostro campionato si è alzato tantissimo, tenendo anche conto che nella passata stagione già si era fatto un bel salto di qualità notevole con l’arrivo del Monza e di alcuni club di Serie A retrocessi. Quest’anno ci sono tante piazze importanti e lo dimostra il fatto che diverse squadre sono in pochissimi punti a contendersi la promozione, a differenza della passata stagione in cui l’Empoli ha sin dalle prima battute preso il largo”.
Quale giocatore che hai affrontato ti ha maggiormente sorpreso?
“Ne sono diversi, se devo fare alcuni esempi cito Dany Mota del Monza e Zerbin del Frosinone, visto che in campo hanno giocato proprio sulla mia fascia. Poi voglio sottolineare anche il talento di diversi ragazzi che giocano con me come Baldini e Okwonkwo, quando stava bene”.
Riuscirete anche quest’anno a centrare i playoff?
“Mancano ancora 7 partite, dunque ci sono 21 punti in palio. Noi proveremo a giocarcela fino alla fine, in quanto abbiamo le carte in regola per poter raggiungere questo traguardo. Tra l’altro non abbiamo la pressione dei tifosi, visto che la piazza è molto tranquilla. Dobbiamo provarci per l’alta considerazione che abbiamo di noi stessi, altrimenti sarei il primo a dire che non riusciamo. Sono convinto che abbiamo una squadra forte, quindi siamo obbligati per il nostro senso d’appartenenza al club e nei nostri confronti di provarci fino all’ultimo”.
Che obiettivi hai, a questo punto è lecito chiedere, sia da calciatore che da neolaureato
“Da neolaureato sto pensando di intraprendere un percorso magistrale che tratti il diritto sportivo ed il management di un club, così da avere la possibilità di ricoprire un giorno il ruolo di direttore sportivo o quantomeno un ruolo di gestione in un club. Sto valutando se fare una magistrale o dei master, anche a seconda della possibilità di poter frequentare i corsi in modalità telematica. Come calciatore invece sono dell’idea che non bisogna farsi troppi progetti. Cerco di giocare il maggior numero di partite e di dare una mano alla squadra a raggiungere i playoff. Il futuro un giorno riserverà ciò che ho dimostrato sul campo, quindi non mi faccio piani futuri, in quanto il calcio un giorno può portarti alle stelle ed il giorno dopo alle stalle. Per questo vivo ogni partita come una finale”.