ESCLUSIVA PSB – Di Napoli: “Credo nella Giustizia Sportiva, ma va riformata: ho perso due anni per niente”
Ex attaccante di Salernitana, Venezia, Palermo ed Empoli, simbolo del Messina dei miracoli, Arturo Di Napoli si stava avviando a una brillante carriera da allenatore. Poi, come un fulmine a ciel sereno, gli è giunta una squalifica di tre anni e sei mesi per calcioscommesse nell’ambito dell’operazione “Dirty Soccer”. Ai nostri microfoni Re Artù, ormai prosciolto da ogni accusa dal Gup di L’Aquila, ha sia analizzato […]
Ex attaccante di Salernitana, Venezia, Palermo ed Empoli, simbolo del Messina dei miracoli, Arturo Di Napoli si stava avviando a una brillante carriera da allenatore. Poi, come un fulmine a ciel sereno, gli è giunta una squalifica di tre anni e sei mesi per calcioscommesse nell’ambito dell’operazione “Dirty Soccer”. Ai nostri microfoni Re Artù, ormai prosciolto da ogni accusa dal Gup di L’Aquila, ha sia analizzato questa stagione di Serie B che raccontato l’incubo che sta vivendo fuori dal suo habitat naturale: il calcio.
Ciao Arturo, partiamo dalla cavalcata dell’Empoli verso la Serie A: tu che il presidente Corsi l’hai conosciuto vent’anni fa, quale ritieni che sia il segreto che gli permette di mantenere ad altissimi livelli una realtà così piccola?
“Conosco il Presidente da tanti anni e credo che sia circondato da tante persone serie e competenti. Si tratta di una società che sa retrocedere e ripartire senza farne un dramma e quando c’è programmazione è molto più semplice risalire. Ad Empoli si è costituito un ambiente sano che permette a tutti i giovani di crescere al meglio, per questo motivo vanno fatti i complimenti a tutto l’entourage toscano.”
Un’altra squadra che ha concluso una stagione brillante, pur senza centrare la promozione, è indubbiamente il Venezia. Come giudichi il lavoro di Inzaghi e il rientro di questa piazza nel calcio che conta?
“Ammiro Pippo, che è un amico, per la grande professionalità che mette nel suo lavoro: ha permesso nel giro di soli due anni una crescita spaventosa al suo club. Ho fatto il tifo per lui fino all’ultimo e dispiace che non abbia vinto i play-off, ma credo che, trattandosi di una proprietà sana, il Venezia riuscirà a breve a raggiungere quest’obiettivo.”
Passiamo invece alla formazione che il Venezia l’ha eliminato, ossia il Palermo. In che stato lo trovi in vista della finale play-off col Frosinone? Cosa credi che Stellone abbia saputo dare alla squadra?
“Si tratta di due squadre che hanno espresso un buon calcio, anche se i rosanero me li sarei aspettati direttamente in A. I play-off sono un campionato nel campionato e la finale, ancor di più, rappresentano una partita a se stante: l’aspetto fisico e quello mentale saranno decisivi. Io una partita del genere l’ho giocata al “Barbera” e so quanto l’aspetto emotivo sia un’arma a doppio taglio, ma credo che per organico e blasone il Palermo sia favorito: mi auguro che ce la faccia per il presidente Zamparini e per i tifosi, che hanno un amore incredibile per la maglia e per la città. Contro il Venezia ho visto dei calciatori più cinici e concentrati, mister Stellone ha saputo dare compattezza e solidità alla squadra, che ora ha più certezze.
Per concludere il giro delle ex tocca ora alla Salernitana: cosa pensi che Lotito possa fare per riaccendere l’entusiasmo allo stadio “Arechi”?
“Tocchi un tasto dolente, perché credo che il pubblico di Salerno meriti qualcosa di diverso. Io mi sento inorgoglito per l’invito che ho ricevuto da loro per il compleanno della società, perché significa che sono stato in grado di lasciare loro un forte ricordo. Voglio andare, però, controcorrente e dire che loro devono essere felici, perché hanno patito diversi fallimenti ed ora hanno un presidente che sa evitare di fare il passo più lungo della gamba. Salernitana e Lazio sono due cose separate e i tifosi dovrebbero accettare la gradualità del percorso: serve a poco investire per vincere il campionato, se poi si rischia di raschiare il fondo del barile. Io credo e spero che negli anni, acquisendo solidità, la Società possa puntare a qualche traguardo prestigioso. La continuità sarà un aspetto fondamentale, perché l’ultimo campionato è stato discreto e basta qualche innesto mirato per migliorare l’organico. Non servono profili di grido, ma calciatori funzionali alla crescita di un progetto tecnico: in B l’aspetto fondamentale per vivere stagioni di alto livello è soprattutto la solidità della difesa. La squadra a tratti ha dimostrato buona organizzazione con Colantuono e, se i risultati arrivassero e lo stadio si riempisse, ciò trascinerebbe i calciatori. “
Se tu sei disponibile, vorrei tentare di addentrarmi nelle vicende che ti hanno relegato fuori dal mondo del calcio. Ora che il PM ti ha prosciolto da qualsiasi accusa, come pensi di procedere nell’ambito della Giustizia Sportiva?
“Sono venuto fuori da questo vortice in maniera sana e pulita: mai mi sono permesso di comprare o vendere una partita. Adesso in Lega faremo la revisione del processo, perché voglio essere totalmente riabilitato in questo mondo, che mi appartiene. Ho dimostrato di aver sempre lavorato nelle regole e sfido chiunque a sostenere il contrario. Sono ormai fuori da qualche anno e ciò mi causa molta sofferenza, anche perché a Messina stavo lavorando bene ed ero già in contatto con alcuni club di B. Io posso essere accusato di molte cose: non ho mai fatto tanti sacrifici, ho corso poco e sono uscito tanto quando giocavo a calcio, ma sono sempre stato leale. Lo dirò sempre, perché non ho paura di essere smentito. Credo che la Giustizia Sportiva vada cambiata: una condanna per illecito sportivo è paragonabile ad un ergastolo per chi vive di questo e non la si può dare senza certezza di colpevolezza. La formula “chi sbaglia paga” è sacrosanta, ma non bastano due mesi per accertare i fatti. Non si può rovinare la vita alle persone per incertezze o dubbi, sarebbe necessaria l’inconfutabilità delle prove. Risulta agli atti che il PM al processo non mi ha fatto neanche aprire bocca e mi ha liquidato in cinque minuti con l’assoluzione: ma di cosa stiamo parlando? Secondo te è possibile subire tutto questo? Ho perso due anni della mia vita per una supposizione, ho sopportato in silenzio fino ad adesso, ma ora voglio togliermi questa macchia ingombrante. Io ho in mente l’intervista di Conte, che solo ora capisco fino in fondo, perché mi ci rivedo. Lui non stava soltanto denunciando, ma avvertendo ognuno di noi: per me da quel momento ha acquisito uno spessore umano enorme. Il suo messaggio è chiarissimo ed attuale, non possiamo abbassare la testa, perché se non si riforma il sistema quello che ieri è capitato a lui e oggi a me può accadere a chiunque. Detto tutto ciò, io continuo ad aver fiducia nella Giustizia Sportiva e sono certo che la mia richiesta di reintegro sarà accolta.”