ESCLUSIVA PSB – Nalini: “Crotone, la rivoluzione estiva non ha garantito equilibrio tra giovani ed esperti. Vicenza? Classifica inspiegabile”
ESCLUSIVA PSB NALINI – Ex attaccante di Salernitana, Vicenza e Crotone e attualmente in forza alla Virtus Verona, interessante realtà militante nel Girone A di Serie C, Andrea Nalini è stato raggiunto in esclusiva dalla nostra redazione con l’obiettivo di analizzare la complicata prima metà di campionato vissuta da biancorossi e pitagorici. Una prima metà […]
ESCLUSIVA PSB NALINI – Ex attaccante di Salernitana, Vicenza e Crotone e attualmente in forza alla Virtus Verona, interessante realtà militante nel Girone A di Serie C, Andrea Nalini è stato raggiunto in esclusiva dalla nostra redazione con l’obiettivo di analizzare la complicata prima metà di campionato vissuta da biancorossi e pitagorici.
Una prima metà di campionato decisamente complicata quella vissuta dal Crotone, attualmente ancora in piena zona retrocessione nonostante il bel successo ottenuto nel weekend sul Pordenone, che ha comunque riportato i tre punti e una grossa boccata d’ossigeno in casa rossoblù. Quali sono, a tuo avviso, le possibili ragioni di questa crisi?
“Bisognerebbe vivere e conoscere le dinamiche interne per poter dare un giudizio ottimale a riguardo. Il Crotone, anche quando c’ero io lì, ha sempre rivoluzionato tanto di stagione in stagione. Quest’anno han provato a creare il giusto mix tra giovani e calciatori più esperti, senza però finora riuscire a trovare il giusto equilibrio. Può darsi che diverse delle scommesse di cui parlavo non si siano rivelate ancora pronte per calarsi nel complicato contesto cadetto e che qualche giocatore più esperto non abbia ancora metabolizzato del tutto lo scotto della retrocessione. Queste due componenti giustificano, con tutta probabilità, l’attuale ritardo in classifica dei pitagorici”
Lo zoppicante avvio degli Squali ricorda per certi versi quello della stagione 18/19, ossia quella del ritorno in cadetteria dopo la prima retrocessione dalla Serie A patita dal sodalizio calabrese, che tu hai vissuto in prima persona. Quali furono le maggiori difficoltà che incontraste all’epoca e che, più in generale, un tale passo indietro di categoria può generare?
“Il campionato di Serie B come noto è molto equilibrato, tant’è che puoi benissimo vincere o perdere su ogni campo. La proprietà all’epoca forse pensava di aver allestito una rosa già pronta per ambire al ritorno immediato in massima serie, ma probabilmente alcuni calciatori necessitavano, anche fisiologicamente, di un po’ di tempo per calarsi nella categoria e riuscire a esprimersi al massimo delle proprie potenzialità. Più in generale, quindi, diciamo che quando accade questo il gruppo fatica a trovare immediatamente la giusta quadra a livello tecnico-tattico. Quest’anno sono partiti oggettivamente malissimo e servirà ancora del tempo per risolvere i problemi che si sono palesati in queste prime 18 giornate. Se a ciò aggiungiamo dinamiche interne particolari come quelle che hanno portato all’accantonamento di due senatori come Benali e Molina, due amici che sento ancora molto spesso, è chiaro che ciò non possa che risultare deleterio all’interno dello spogliatoio. Sono dinamiche che fanno molto male alla squadra ma che spero vivamente possano risolversi al più presto, considerato che il Crotone è un club importante a cui sono molto legato, che non merita di certo questa classifica”
Altra similitudine, il doppio avvicendamento tra Modesto e Marino che fa tornare alla mente quello che si concretizzò tra Stroppa e Oddo nella suddetta annata. Il ritorno dell’attuale tecnico del Monza risollevò le sorti del gruppo e culminò con un’insperata salvezza. Quali corde fu necessario toccare all’epoca per svoltare, e salvare, una stagione che stava prendendo una bruttissima piega?
“Ricordo che seguivamo e mettevamo in pratica il lavoro quotidiano di Stroppa in maniera impeccabile e quasi “malata”, ma i risultati faticavano inspiegabilmente ad arrivare. Nemmeno l’approdo di Oddo riuscì a migliorare il nostro rendimento, probabilmente perché dentro di noi avevamo ormai immagazzinato i principi di gioco e i meccanismi tattici che ci erano stati trasmessi dal tecnico lodigiano. Oddo portò giustamente le sue idee ma anche una filosofia diversa rispetto a quella cui eravamo abituati e, di conseguenza, non riuscimmo a trovarci alla perfezione con lui. Tornò Stroppa e, dal lavoro che avevamo coltivato già dal ritiro estivo, pian piano i risultati cominciarono a maturare. Il mister riuscì a far carburare la macchina che aveva costruito nei mesi precedenti e, sostanzialmente, nel girone di ritorno riuscimmo a riprenderci con gli interessi i punti che avevamo lasciato per strada nella prima metà del torneo”
In rossoblù hai collezionato, tra l’altro, anche 40 presenze in massima serie e 2 goal, entrambi nella stessa giornata: la memorabile doppietta siglata con la Lazio nell’ultima giornata della stagione 16/17 valse, infatti, la salvezza aritmetica degli Squali. Che ricordi riservi di quella fantastica serata? Lo consideri il momento più alto della tua carriera fin qui?
“Si, assolutamente. Rappresenta senza dubbio il momento più bello della mia carriera e un ricordo indelebile che porterò sempre dentro di me. Raggiungere la salvezza all’ultima giornata, e in quel modo, rappresentava già di per sé una gioia immensa, riuscirci poi anche grazie a due miei goal beh…è stata davvero la ciliegina sulla torta! Fu bello anche per come quel risultato maturò, perché partimmo malissimo ma riuscimmo a mantenere la categoria con un mezzo miracolo sportivo. Ti porti dentro i goal, i festeggiamenti ma anche i sacrifici che hai compiuto durante tutto l’arco della stagione che alla fine sono stati ampiamente ripagati, dopo un girone d’andata oggettivamente poco positivo. Davanti a me avevo nomi altisonanti come Palladino, ad esempio, che meritava certamente di giocare ma con il passare delle giornate sono uscito fuori anche io e sono riuscito a dimostrare il mio valore grazie anche alla fiducia di società, compagni e mister”
Altra tua ex squadra cadetta che non se la passa affatto bene è il Vicenza. I Lanerossi erano partiti con obiettivi di classifica ambiziosi a fronte di un mercato estivo sulla carta importante, ma hanno collezionato appena 7 punti in 17 giornate, frutto di 2 vittorie, un pareggio e ben 14 sconfitte. Numeri disastrosi e inspiegabili, se si guarda ai diversi nomi di rilievo che compongono l’organico biancorosso. Come ti spieghi questo trend?
“Dai giocatori che han preso quest’estate anche io, sinceramente, non mi sarei mai aspettato un andamento tanto negativo. Sento anche lì alcuni ragazzi e mi confermano come, anche loro stessi, non riescano a spiegarsi la deficitaria posizione di classifica che attualmente occupano: mi raccontano di come durante l’arco della settimana riescano a lavorare al massimo ma anche che, al contempo, la Domenica i risultati non riescano proprio ad arrivare. Poi anche lì, sconfitta dopo sconfitta, si alimenta l’insoddisfazione e la sfiducia nei propri mezzi che società e tecnico devono essere bravi a comprimere, evitando che la situazione sfugga definitivamente di mano. Il gruppo, dal canto suo, deve mettere in campo tutte le proprie energie per raggiugere l’obiettivo. I punti in classifica sono pochi, è una missione difficile ma non è ancora finita, perché manca un intero girone di ritorno”
La tua carriera è caratterizzata da tanti ostacoli ma anche da alcuni ingredienti fondamentali come dedizione e sacrificio, sin dai dilettanti. Guardando al tuo particolare percorso, qual è l’aspetto che ti rende maggiormente orgoglioso? Cosa credi, invece, che ti sia mancato per consolidarti ai massimi livelli?
“Ciò che mi rende maggiormente orgoglioso di me è l’umiltà che i miei genitori mi hanno sempre inculcato, e la prerogativa di rimanere sempre con i piedi per terra. Non mi sono mai osannato nei momenti belli e non mi sono mai buttato giù in quelli difficili, anche perché nel mondo del calcio fai presto a passare dalle stelle alle stalle in un batter d’occhio. E’ necessario possedere un equilibrio interno incredibile. Il rammarico sono sicuramente i numerosi infortuni che ho patito negli anni che mi hanno impedito di trovare la giusta continuità. Se oggi non stai bene fisicamente purtroppo nel calcio non vai da nessuna parte. Sono venuto a mancare sotto questo aspetto e, mio malgrado, ho perso molto in termini di prestazioni: se la fortuna mi avesse assistito, avrei sicuramente potuto esprimermi maggiormente per quelle che erano, e sono, le mie qualità”
Ora il tuo presente si chiama Virtus Verona, compagine che ti lanciò nel calcio dei grandi e dalla quale hai deciso di ripartire dopo diverse annate poco fortunate, come ricordavi, soprattutto sul piano fisico. Che realtà hai ri-trovato? Che obiettivi ti poni a livello personale e di squadra?
“Il fuoco dentro ce l’ho sempre: il mio obiettivo è quello di tornare a competere a livelli sempre più alti e confrontarmi sempre per vincere. Spero di contribuire ai successi del mio club, una realtà piccola di Verona a cui sarà sempre grato per avermi fatto salire nei professionisti, regalandomi una vetrina importantissima per la mia carriera. Quando ero andato via da qui avevo lasciato una realtà formato dilettantistico, come era giusto che fosse per una compagine di Serie D, mentre quando sono tornato ho ritrovato una realtà sana dove non ci fanno mancare davvero nulla e nella quale si fa del lavoro, della dedizione e del gruppo il proprio marchio di fabbrica”