ESCLUSIVA PSB – Tedesco: “A Palermo e Salerno i tifosi vogliono nuovi imprenditori. Allenare in Italia? Difficile senza sponsor”
Dopo una ventennale carriera da calciatore trascorsa principalmente sui campi di Serie A e Serie B, Giovanni Tedesco sta ora cercando di districarsi nel selvaggio scenario degli allenatori, forte di una cospicua gavetta tra giovanili del Palermo e BOV Premier League, il massimo campionato maltese. La Redazione di PianetaSerieB.it ha intervistato l’ex centrocampista per approfondire […]
Dopo una ventennale carriera da calciatore trascorsa principalmente sui campi di Serie A e Serie B, Giovanni Tedesco sta ora cercando di districarsi nel selvaggio scenario degli allenatori, forte di una cospicua gavetta tra giovanili del Palermo e BOV Premier League, il massimo campionato maltese. La Redazione di PianetaSerieB.it ha intervistato l’ex centrocampista per approfondire con lui i temi riguardanti le squadre in cui ha militato che attualmente disputano il campionato cadetto e stilare un primo bilancio del suo operato come tecnico.
Ciao Giovanni, essendo tu palermitano la prima domanda non può che vertere sui rosanero. Risulta lampante che rispetto al periodo in cui tu hai giocato e allenato i siciliani il livello della squadra sia calato. Secondo te ciò a cosa è dovuto? Credi che, nonostante questo, l’organico allestito potrà lottare per la promozione?
“Rispondo prima alla seconda domanda: il Palermo è stato comunque costruito per tornare in Serie A, per cui l’obiettivo resta quello. Riguardo al ridimensionamento, ritengo che non riguardi solo il club di Zamparini, ma il calcio italiano in generale e la Serie B soprattutto.”
Proseguiamo, invece, parlando della stagione del Perugia. Dopo una prima parte di campionato decisamente a singhiozzi, Breda, subentrato a Giunti, pare abbia dato fiducia e continuità alla sua formazione. In primis, ti chiedo quanto ha inciso il cambio di panchina sul mutato rendimento della squadra e poi vorrei la tua opinione circa le possibilità del Grifo di lottare per un posto in A.
“Non saprei dire se è stato l’avvicendamento in panchina ad invertire la rotta, anche perché nutro grande stima per entrambi i tecnici, con cui ho giocato e vinto il campionato ai tempi della Salernitana. Quello che il Perugia mi pare abbia trovato è l’equilibrio, che non aveva sicuramente con Giunti, ma neppure con Breda nel primo periodo. La squadra le potenzialità le ha sempre avute e lo dimostrano i gol realizzati, ora che è stato registrato il reparto difensivo potrà recitare un ruolo da protagonista nel corso dei play-off.”
Dato che sei stato proprio tu a citarla, veniamo ora al discorso Salernitana. Sebbene guidato da un allenatore di assoluto spessore e prestigio come Colantuono, il club di Lotito fatica ad emergere anche quest’anno. Come ti spieghi le tante difficoltà? Che idea ti sei fatto della crescente disaffezione della piazza?
“Innanzitutto confermo ciò che hai detto di Colantuono, sia a livello tecnico che umano: è un lusso per la B. Mi auguro che possa fare un ottimo rush finale e portare la squadra a giocarsi uno degli ultimi posti per i play-off, perché, così come per Perugia e Palermo, fa male vedere una società che ha una storia così importante lontana dalla A. Io so cosa significa per i tifosi la maglia granata e, forse, così come a Palermo, sentono il bisogno di un cambiamento. Magari considerano l’era Lotito terminata e desiderano di potersi affidare ad un nuovo imprenditore.”
Chi, invece, sta affrontando alla grande il 2018 è il Foggia, che però è stato ora commissariato. I giocatori, a tuo avviso, potrebbero risentire di ciò che sta accadendo fuori dal campo?
“Anche io ho vissuto l’ambiente in un periodo difficile sotto il punto di vista societario, perciò conosco certe dinamiche. Credo, tuttavia, che l’alchimia che è riuscito a creare Stroppa non sarà intaccata da queste vicende e che i Satanelli raggiungeranno senza troppi patemi il traguardo della salvezza.”
Chiudiamo ora la chiacchierata con un quesito più personale. Ormai è già qualche anno che hai intrapreso la carriera di allenatore: cosa ti ha spinto ad entrare in questo mondo, che stimoli stai trovando? E, soprattutto, quali sono le tue ambizioni per il futuro?
“Ho scelto di fare l’allenatore perché ho sempre vissuto sul terreno di gioco e non avevo intenzione di abbandonarlo una volta appesi gli scarpini al chiodo. Inoltre, sono sincero, allenare mi piace ancor più che fare il calciatore: è più difficile ed ambizioso, devi pensare a gestire un gruppo, a studiare gli avversari, a preparare la partita. Mi dà molti più stimoli. In questi primi anni qualche soddisfazione l’ho avuta, ad esempio la partecipazione ai preliminari di Europa League e la vittoria contro il West Ham, il pareggio contro la Stella Rossa, la Coppa di Malta, la breve parentesi con due pareggi al Palermo. Principalmente ho allenato a Malta, campionato in Italia molto sottovalutato, ma che sta crescendo esponenzialmente grazie alla progressiva apertura agli stranieri: basti pensare al rendimento che sta avendo in B Coronado, calciatore che ho, appunto, avuto a disposizione in BOV Premier League. Ora, però, mi piacerebbe rientrare in Italia, ma so che è difficile entrare in certi meccanismi senza uno sponsor. Io, dal mio canto, non voglio piegarmi a queste logiche, motivo per cui sto a casa aspettando qualcuno che sia disposto a darmi una prima chance.”
RIPRODUZIONE CONSENTITA SOLO PREVIA CITAZIONE DELLA FONTE