ESCLUSIVA PSB – Ventura: “Al Chievo non c’erano i presupposti per salvarsi. Lecce merita di rivivere la Serie A. Futuro? Voglio riprendermi ciò che mi è stato tolto”
ESCLUSIVA VENTURA SERIE B – La nostra redazione ha raccolto in esclusiva le parole di Gian Piero Ventura, ex tecnico tra le altre di Lecce, Venezia, Chievo ed Hellas ma soprattutto predecessore di Roberto Mancini come Commissario Tecnico della Nazionale Italiana. Nonostante la parentesi azzurra non sia stata tra le più fortunate, Ventura rappresenta uno […]
ESCLUSIVA VENTURA SERIE B – La nostra redazione ha raccolto in esclusiva le parole di Gian Piero Ventura, ex tecnico tra le altre di Lecce, Venezia, Chievo ed Hellas ma soprattutto predecessore di Roberto Mancini come Commissario Tecnico della Nazionale Italiana. Nonostante la parentesi azzurra non sia stata tra le più fortunate, Ventura rappresenta uno degli allenatori più influenti della storia recente del nostro calcio. Tra riflessioni su quanto il campionato di B abbia decretato, in attesa della finale playout di stasera tra Venezia e Salernitana, ed importanti spunti sulle sue esperienze passate e future, ecco le sue parole ai nostri microfoni:
Mister, tra il 95′ ed il 97′, con lei in panchina, il Lecce ottenne due promozioni dirette dalla C alla A. Circa 22 anni dopo in terra salentina la storia si è ripetuta, con Liverani a guidare la squadra verso la massima serie ad un solo anno dalla promozione in B ottenuta nella stagione precedente. Si sarebbe aspettato un percorso tanto positivo dei giallorossi? Ci sono degli elementi in comune, nonostante si parli di epoche calcistiche molto diverse, tra il percorso del suo Lecce e quello targato Liverani?
“La doppia promozione non è certamente un traguardo che si raggiunge tutti gli anni, anzi. Nonostante il risultato come hai giustamente detto tu sia stato effettivamente lo stesso nei due casi sopra citati, stiamo parlando di altrettante situazioni che, per società e giocatori coinvolti, non mi sento di paragonare. Sono felice che questa gioia possa essere vissuta nuovamente in una splendida piazza come quella di Lecce, che merita la massima serie. Personalmente, sostengo sempre che per compiere un doppio salto di categoria del genere non sia solo una questione di giocatori o di allenatore. Se non ci fosse stata alle spalle una società seria e presente come quella guidata da Sticchi Damiani tutto ciò non sarebbe stato possibile. Quando l’indirizzo tecnico coincide con quello societario ed ambientale, si creano presupposti per centrare obiettivi straordinari e la cavalcata dei giallorossi ne è la dimostrazione.”
L’ultima sua esperienza in panchina è riconducibile alla parentesi al Chievo in Serie A, che purtroppo non è andata come forse si sarebbe aspettato. Qual è stato il fattore che secondo lei più di altri le ha impedito di poter proseguire il percorso con i gialloblù e quale, invece, ha di fatto sancito una retrocessione che per la squadra, a detta di molti, appariva già abbastanza preventivata?
“Ne ho lette molte in questo periodo riguardo la mia parentesi al Chievo e credo sia stata fatta un po’ di confusione: accettai la panchina dei clivensi per via del rapporto di amicizia che mi lega con il presidente e quando arrivai la squadra era a 9 punti dalla zona salvezza. Nel momento in cui mi dimisi dall’incarico, 25 giorni dopo, era sempre a 9 punti dalla quart’ultima. Alla fine del torneo i gialloblù hanno concluso con circa 25 punti di ritardo rispetto al Genoa, ultima compagine in graduatoria in grado di salvarsi. Credo che i miei 25 giorni sulla panchina del Chievo mi abbiano permesso di dare ai ragazzi qualcosa solamente dal punto di vista fisico/atletico. Niente di più, niente di meno. Detto questo, non c’erano i presupposti per riuscire a salvare la squadra. Al presidente dissi che c’erano le condizioni per programmare qualcosa di importante per il futuro, ma non certamente per mantenere la categoria. Visto che l’obiettivo della società era quello di non retrocedere, ho pensato fosse giusto lasciare la panchina poiché personalmente non avevo a disposizione le armi, per poter far sì che ciò accadesse. Io come nessun altro al mio posto.”
Passando all’altra sponda di Verona, l’Hellas ha ottenuto una splendida promozione battendo il Cittadella nella finale playoff, dopo un campionato molto altalenante in cui non era riuscito ad esprimere tutto il proprio enorme potenziale. La svolta è arrivata a poche giornate dalla fine con l’arrivo di Aglietti che ha rilevato Grosso. Come fa un tecnico, come nel caso dello stesso Aglietti, ad incidere in maniera tanto determinante ed in così poco tempo sull’identità di una squadra ?
“Innanzitutto credo che vada presa come base di partenza la grandissima qualità dell’organico del Verona. La squadra, come hai giustamente ricordato, ha disputato un torneo molto ad di sotto delle aspettative presentandosi agli spareggi promozione in una posizione che oggettivamente non rispecchia le proprie potenzialità tecniche. Non so cosa non abbia funzionato con la gestione Grosso sinceramente, ma credo che il merito di Aglietti sia stato quello di riuscire a dare serenità all’ambiente. Quella scaligera è una piazza storica ed allo stesso tempo molto esigente, ed è chiaro che quando i risultati cominciano a mancare la pressione per i giocatori sale. In questo come detto è stato molto efficace l’ex tecnico dell’Entella nel dare certezze e consapevolezza dei propri mezzi ai suoi ragazzi. Avendo avuto così poco tempo a disposizione presumo che più che curare l’aspetto tecnico o tattico, si sia concentrato sulla testa dei giocatori. Ha raggiunto l’obiettivo e gliene va riconosciuto il merito.”
Il Venezia, sua prima panchina in cadetteria, se la vedrà questa sera con la Salernitana nel ritorno della finale playout valida per mantenere la categoria. Si aspettava un campionato così al di sotto delle aspettative da parte dei lagunari?
“Sinceramente no e credo che non se lo aspettasse neanche il presidente Tacopina. Era partito con grandi ambizioni all’inizio di questa Serie B, visto che solo lo scorso anno avevano raggiunto i playoff e di conseguenza c’era voglia di dare continuità dal punto di vista progettuale e dei risultati. Purtroppo non è andata così ed i veneti sono incappati in una stagione molto difficile, tanto quanto lo è stata quella della stessa Salernitana. Personalmente in vista della partita della vista di questa sera sono molto combattuto: da una parte c’è il Venezia a cui sono molto legato per i miei trascorsi a livello professionale e dall’altra la Salernitana e la città di Salerno in cui ho moltissimi amici, e mi dispiacerebbe vederla retrocedere: che vinca il migliore!
Infine una battuta sul suo futuro: la vedremo di nuovo all’opera la prossima stagione?
“Speravo che durante questo periodo “di riflessione” si affievolisse il fuoco della passione per quello che da tanti anni è il mio lavoro e la mia vita, ma così non è stato. Ho ancora tanta voglia di tornare ad allenare ma aspetto un progetto serio per cui valga la pena mettersi a disposizione. Non sono nelle condizioni di dover per forza cercare o trovare un contratto. Ho semplicemente l’ambizione di trovare un qualcosa che mi restituisca quello che negli ultimi due anni mi è stato tolto.”