ESCLUSIVA PSB – Fini: “Ascoli, la nuova proprietà sta valorizzando il marchio. Su Salernitana e Palermo…”
FINI ASCOLI – Dopo una notevole carriera da calciatore, coronata dal primato nella classifica degli assistman nella Serie A 2008/09, Michele Fini sta lavorando come vice dell’ex compagno al Cagliari Diego Lopez. Attualmente impegnato nell’avventura al Peñarol, si è concesso ai nostri microfoni per parlare del momento di forma delle squadre cadette in cui ha militato. Ciao Michele, cominciamo questa […]
FINI ASCOLI – Dopo una notevole carriera da calciatore, coronata dal primato nella classifica degli assistman nella Serie A 2008/09, Michele Fini sta lavorando come vice dell’ex compagno al Cagliari Diego Lopez. Attualmente impegnato nell’avventura al Peñarol, si è concesso ai nostri microfoni per parlare del momento di forma delle squadre cadette in cui ha militato.
Ciao Michele, cominciamo questa chiacchierata parlando di una delle piazze a cui hai legato a doppio nodo la tua esperienza nel mondo del calcio. Ad Ascoli è stata una stagione di transizione, in seguito al cambio di proprietà avvenuto in estate. Che idea ti sei fatto del nuovo corso?
“Parto dal presupposto che parliamo di una piazza molto esigente, che però trasmette alla squadra e alla società enorme calore. La mia sensazione è che la nuova proprietà abbia portato una superiore organizzazione: sembra che si stia cercando di dare al marchio Ascoli la visibilità e l’importanza che certamente merita. Vedo tutti i presupposti affinché si raggiunga a breve l’obiettivo della massima serie, che spero venga conquistata quanto prima.”
Analizzando i freddi numeri del campionato bianconero salta all’occhio l’elevato numero di espulsioni che l’ha caratterizzato. Considerando il numero di partite condizionate dall’inferiorità numerica, non è sbagliato sostenere che questa tendenza abbia condizionato il ritardo del club rispetto alle squadre che lottano per i play-off. Da uomo di campo quale sei, ti chiedo cosa possa determinare un simile atteggiamento del gruppo.
“Il numero di sanzioni disciplinari sono sempre un argomento su cui è complesso discutere. Spesso se una squadra colleziona pochi cartellini si dice che le manchino gli attributi, quando poi questi stessi aumentano si paventano problemi interni. Dall’esterno è difficile farsi un’opinione, ma sono convinto che l’aggressività sia un atteggiamento tipico di chi tiene molto alla causa.”
Spostiamoci sul fronte palermitano. Cosa ti è rimasto dei mesi, lavorativamente non troppo felici, trascorsi in Sicilia? Come valuti, invece, il rendimento degli uomini di Stellone tra mille difficoltà societarie?
“Per me e Lopez non fu facile entrare a stagione in corso in uno spogliatoio ricco di problemi e di personalità diverse tra loro. Penso, però, che ogni fase della vita permetta di trarre un insegnamento e crescere. Non ho dunque un ricordo segnato da rimpianti o rimorsi. Ciò che il Palermo sta compiendo quest’anno è paradossale, ma rappresenta il bello del calcio. La bravura di Stellone e del suo staff è sotto gli occhi di tutti: ha trasformato le problematiche in carburante per i suoi ragazzi.”
Salerno è la città in cui hai assaporato per la prima volta la Serie A. L’Arechi negli ultimi tempi è, tuttavia, sempre più un lontano parente dello stadio che conoscesti. La spaccatura tra alcuni settori della tifoseria e il presidente Lotito è lampante: come giudichi la situazione?
“Tutte le piazze calde pretendono determinati risultati. Il pubblico della Salernitana è sempre stato l’uomo in più e credo che, se si allontana dallo stadio, a perderci è soltanto la squadra. Qualsiasi sia il problema con la società bisognerebbe cercare di dare supporto a chi scende in campo, così da aiutare il gruppo a centrare i risultati prefissati.”
Chiudiamo l’intervista parlando di te: Lopez ti ha regalato un viaggio di sola andata per il Sud America e al primo anno avete vinto il campionato uruguayano. Ora che obiettivi ti poni?
“Qui sono felice, perché lavoriamo in una delle compagini più importanti del continente. Si respira passione e amore per i colori gialloneri, che fanno ammattire la gente. Abbiamo una società che ci sostiene e un gruppo di ragazzi eccezionali: vogliamo confermarci in Uruguay e abbiamo buone probabilità di passare il turno della Copa Libertadores. Il nostro obiettivo è vincere questa competizione, che è diventata il sogno di un popolo intero dopo la sconfitta in finale col Santos nel 2011.”
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