La stagione del riscatto: Galano valore aggiunto del Pescara
GALANO PESCARA – Prima punta, trequartista, ala destra, seconda punta: sembra un calcistico elenco della spesa, ma sono le posizioni in cui Cristian Galano è stato schierato nella stagione in corso. Ennesimo punto a favore del calcio inteso come funzionalità sulla base di idee e non necessariamente come gruppo di calciatori deputati a seguire delle […]
GALANO PESCARA – Prima punta, trequartista, ala destra, seconda punta: sembra un calcistico elenco della spesa, ma sono le posizioni in cui Cristian Galano è stato schierato nella stagione in corso. Ennesimo punto a favore del calcio inteso come funzionalità sulla base di idee e non necessariamente come gruppo di calciatori deputati a seguire delle codifiche senza soluzione di continuità dettata dalle circostanze che ogni partita può presentare.
Il passato recente di Galano non è stato per nulla facile da gestire. Il doppio fallimento, del Bari prima e del Foggia poi, sono stati bocconi amari da digerire. Una, la squadra dov’è cresciuto; l’altra, la compagine della città che gli ha dato i natali. Svoltare era una richiesta dello stesso Cristian prima che degli amanti del suo calcio, fatto di fantasia, qualità e spunti. I desideri si sono avverati con una maglia biancazzurra, quella del Pescara, che ha permesso al classe ’91 di ritrovare continuità di minuti e prestazioni.
Undici gol in ventuno partite di campionato, competizione dove, finora ha saltato appena cinquantasei minuti. La titolarità non è mai stata in discussione, così come la sua centralità sia con Zauri che con Legrottaglie. Galano è palesemente il regista offensivo della squadra, la diretta prosecuzione della costruzione dell’azione, spesso, se non sempre, orchestrata da Memushaj. Negli ultimi trenta/trentacinque metri, le redini del gioco passano proprio al funambolico attaccante, che permette alla squadra di beneficiare di innumerevoli opzioni grazie alla sua tecnica individuale nettamente sopra la media e applicabile, come detto in apertura, in maniera deliziosamente eterogenea.
L’estetica delle giocate di Cristian Galano sono note pressoché a tutti gli amanti del campionato cadetto, dove il ragazzo ha costruito gran parte della propria carriera, ma la sensazione è che quest’anno abbia aggiunto un tassello che può sembrare banale ma, in una simile tipologia di calciatore, cruciale: la consapevolezza. Galano sa di essere importante, sa di essere l’uomo in più, sa di essere il valore aggiunto. Questo quid mentale gli permette di risultare incisivo e graffiante anche quando i novanta minuti non girano come vorrebbe (l’esempio più concreto è l’ultima partita contro il Cosenza, vinta al photo finish dal Pescara, dove, nonostante il rigore sbagliato, la pericolosità del Delfino era strettamente legata al numero undici). Che giochi largo a destra (così da poter sfruttare la sua tecnica abbinata a rapidità per poter rientrare sul piede forte) oppure maggiormente centrale, dove lo spazio di manovra è sicuramente diverso e le scelte più variegate, non importa: Galano c’è.
Il sogno nel cassetto di Cristian è giocare in Serie A, il punto d’arrivo di un percorso fatto di momenti positivi e altri sportivamente drammatici: con questa continuità, nulla è precluso. Suerte.
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