Genoa, Wander: “Spors e Blessin qui per tanti anni. L’errore più grande? Shevchenko non era la persona giusta”
JOSH WANDER GENOA – Josh Wander, co-fondatore di 777 Partners, fondo attualmente proprietario del Genoa, ha rilasciato una lunga intervista al quotidiano “Il Secolo XIX“. Genoa, parla Wander Inevitabile cominciare da un’analisi della nefasta stagione appena terminata: “Per quanto sia stata una stagione difficile e deludente, non penso sia stata un fallimento: abbiamo dato il […]
JOSH WANDER GENOA – Josh Wander, co-fondatore di 777 Partners, fondo attualmente proprietario del Genoa, ha rilasciato una lunga intervista al quotidiano “Il Secolo XIX“.
Genoa, parla Wander
Inevitabile cominciare da un’analisi della nefasta stagione appena terminata: “Per quanto sia stata una stagione difficile e deludente, non penso sia stata un fallimento: abbiamo dato il via alla fase di transizione nel progetto che vogliamo creare qui. Non è mai facile da accettare una retrocessione, ma allo stesso tempo ci sono stati tanti cambiamenti nella nostra organizzazione. Siamo pieni di entusiasmo in merito al futuro, ci riscatteremo. Siamo pronti per una nuova era.
L’errore più grande commesso? Credo l’unico grande errore che abbiamo fatto sia stato, forse, non aver preso prima l’allenatore che avremmo voluto. La nostra intenzione, assumendo Shevchenko, era che potesse essere un ponte fra il nostro progetto e l’Italia. Forse non era la persona giusta, era tutte le cose che pensavamo fosse ma non la persona giusta per il progetto. Penso che sarà un allenatore di successo un giorno, lo penso davvero, ma in quei mesi non ha funzionato. L’avventura è iniziata con il piede sbagliato con la squadra, abbiamo cercato di recuperare nel mercato invernale ma la verità è che a volte non importa quanti cambiamenti fai: semplicemente non c’è abbastanza tempo. Il risultato è stato deludente, ma nel contesto di un progetto di 20-30 anni si parla di 5 mesi. Ovviamente nel contesto di una stagione questi mesi hanno avuto conseguenze molto importanti, ma non nel contesto di costruzione per il futuro. Avessimo cominciato prima con Spors e Blessin, sarebbe stato molto meglio.
Cambiamenti nella dirigenza e in panchina? Posso dire che non potremmo essere più felici delle persone che abbiamo scelto. Johannes Spors ed Alexander Blessin sono destinati a restare qui per tanti anni. Noi abbiamo molta fiducia in entrambi e crediamo che siano le persone giuste per portare il Genoa nel posto che gli compete in Serie A. La missione di Spors e Blessin? Restare in B solo per una stagione. Questo è un progetto di durata più lunga rispetto a 2-3-4 anni. Abbiamo obiettivi di organizzazione che vanno oltre la B, ovvero costruire una squadra che possa essere competitiva non solo in B ma anche in A. Stiamo cercando giocatori in grado di migliorare fortemente la squadra. Non è solo una questione di cosa possa funzionare in B ma anche trovare talenti per il futuro che possano crescere e fare grandi cose al Genoa.
La retrocessione non cambia niente sulla maniera in cui tratteremo il club, non modificherà il modo in cui porteremo avanti i cambiamenti nell’organizzazione. La priorità è creare un business sostenibile. Molto importante dal nostro punto di vista che il Genoa possa auto-sostenersi economicamente. Quando lo diventerà, avrà la capacità di andare avanti e sorreggersi da sola per 40-50 anni. Ci stiamo avvicinando a questo cambio di struttura mentale e culturale, che riguarda ovviamente anche le persone.
Cosa faremo per il Ferraris? Stiamo continuando a lavorare, con la città e con la Sampdoria. Abbiamo un piano per un grande rinnovamento dell’impianto. Il cambio di categoria non impatta su questo, non riguarda solo lo stadio ma anche il quartiere. Lo abbiamo affidato a un’azienda che ha già progettato stadi di Premier e ha già lavorato in Italia. Lo abbiamo presentato alla Samp e al sindaco, vedremo quelli che saranno gli sviluppi.
Se Ostigard sarà confermato? È un giocatore molto importante, nelle prossime settimane ci metteremo al lavoro per tenerlo. A noi piace, sappiamo che anche i tifosi lo amano e vorremmo averlo con noi.
A che punto è la riorganizzazione del club? ´Sta procedendo bene. Non credo sia facile intervenire in una società che ha operato in una sola maniera per molti anni e che ora opera diversamente. Abbiamo differenti vedute rispetto alla precedente gestione. Ora dobbiamo inserire le nostre persone e piano piano ne stiamo portando sempre di più all’interno dell’azienda. Questa cultura si sta diffondendo e nel tempo si vedranno i cambiamenti. Siamo concentrati a costruire il top in ogni settore, dal commerciale al finanziario, dall’operativo allo sportivo e al medico. Ogni cosa ha bisogno di venire rilanciata, sono rimaste a languire per molto tempo sotto la vecchia amministrazione. Vogliamo il meglio. Questo richiede tempo, risorse umane, tecnologia e capitale.
Come funzionerà il 777 football group? La premessa fondamentale per ognuno dei club è che nel sistema devono tutti lavorare in maniera indipendente. Ognuno deve essere finanziariamente sostenibile a livello individuale, avere l’abilità di fare quel che può per vincere. In tutti i club vincere è importante per i tifosi e per il business. Detto questo, allo stesso tempo, grazie al network si ha accesso agli altri club e questo rende più facile scambi o trasferimenti che abbiano senso per entrambi i club, sia finanziariamente che in ambito sportivo. La cosa più importante in un network è l’abilità di avere accesso a risorse condivise e organizzate in una maniera più economica. A ogni club, per esempio, non serviranno 10 data analyst perché saranno già presenti nella holding company. Per ogni club, sarà fondamentale consolidare le risorse e usarle per creare efficienza“.