Giaccherini: “Chievo, avrei voluto ridarti la A. Smetto, volto pagina”
GIACCHERINI CHIEVO – Una carriera nella quale ha dimostrato che il sacrificio, abbinato al talento, generano un mix di qualità che permette di destreggiarsi anche nei percorsi all’apparenza più faticosi. Emanuele Giaccherini, nel corso delle tappe che ha affrontato, non ha mai abbandonato sorriso e tenacia, elementi con i quali si è guadagnato titoli e […]
GIACCHERINI CHIEVO – Una carriera nella quale ha dimostrato che il sacrificio, abbinato al talento, generano un mix di qualità che permette di destreggiarsi anche nei percorsi all’apparenza più faticosi. Emanuele Giaccherini, nel corso delle tappe che ha affrontato, non ha mai abbandonato sorriso e tenacia, elementi con i quali si è guadagnato titoli e rispetto dall’intera Italia del calcio. Il 36enne, oramai ex Chievo, ha deciso di smettere con il calcio giocato, come dichiarato nel corso di un’intervista rilasciata al quotidiano L’Arena: “Mi restano i ricordi. E qualche sospiro. Ma ho deciso, volto pagina. Inizierò un nuovo percorso di vita. Potrei iniziare un corso da allenatore. Potrei anche pensare di fare il commentatore televisivo.
Volevo riportare il Chievo in serie A. Sarebbe stato il finale più bello. La chiusura che sognavo e per la quale ho lottato. Chievo è stato il mio ultimo viaggio. Purtroppo, però, gli infortuni mi hanno limitato, le cose sono andate diversamente. E non ci sarà il lieto fine che avevo immaginato. Non dimentico quello che è stato. E non dimentico il Chievo. E a chi mi chiama da Verona chiederò sempre: come sta il Chievo?
L’Italia? Bene, bella, di rara bellezza. Gli azzurri ci fanno emozionare. Dove mi è rimasto il gol contro il Belgio di cinque anni fa? Tra la testa e il cuore. Lì ho toccato il momento più alto della mia carriera. Quando è partito il lancio di Bonucci, già avevo capito che la palla mi sarebbe arrivata sui piedi. E poi, lo stop, la decisione in una frazione di secondo, il pallone che entra: rimane un ricordo per sempre.
Nessuna nostalgia, solo orgoglio. Io ho fatto la gavetta vera. Sono partito dal basso, non ho saltato scalini. Vedere realizzato anche il sogno di segnare all’Europeo con la maglia azzurra mi ha fatto sentire realizzato. Nel calciare quel pallone ho messo tutto me stesso. L’Italia di Mancini? Mi piace tanto per come gioca. Giovane, fresca, di mentalità. Mi auguro che la spensieratezza che li accompagna possa permettere agli azzurri di arrivare fino in fondo e vincere l’Europeo.
Una partita simbolo? Contro la Turchia. L’Italia ha dominato per novanta minuti, proponendo un gioco scintillante. Il gol? Chiesa contro l’Austria. Un po’ per l’importanza, visto che l’Italia stava soffrendo. E poi per la difficoltà della rete: lo stop in corsa, la preparazione, l’anticipo sul difensore e la rapidità di esecuzione. La Francia era la mia favorita. Penso lo fosse di molti.
Ma questo punto dobbiamo dire: “era”. Il torneo resta indecifrabile. Per questo dico che la freschezza dell’Italia potrebbe risultare determinante.
La sorpresa? Ritorno lì: l’Italia. Parte dietro le altre. Pure al Belgio. Ma gli azzurri hanno risorse infinite. Poi, sono rimasto impressionato dalla Danimarca. Oggi mi rivedo in Pessina. Penso al percorso fatto. Siamo partiti tutti e due dal basso. Fino a ritrovarci in azzurro“.