24 Dicembre 2020

Nunca dejes de creer: il Pisa ha scoperto Giuseppe Sibilli

GIUSEPPE SIBILLI PISA – “C’è chi viaggia per perdersi, c’è chi viaggia per trovarsi“. Questo era ciò che sosteneva Gesualdo Bufalino: un concetto sicuramente intramontabile e che va ricercato e implementato principalmente per quanto detto nella seconda parte. Conoscersi e realizzare le proprie possibilità implica tempo, spostamenti, analisi. Il viaggio citato dallo scrittore può certamente […]

GIUSEPPE SIBILLI PISA – “C’è chi viaggia per perdersi, c’è chi viaggia per trovarsi“. Questo era ciò che sosteneva Gesualdo Bufalino: un concetto sicuramente intramontabile e che va ricercato e implementato principalmente per quanto detto nella seconda parte. Conoscersi e realizzare le proprie possibilità implica tempo, spostamenti, analisi. Il viaggio citato dallo scrittore può certamente essere fisico/territoriale ma, allo stesso tempo, interiore. I calciatori, più o meno consapevolmente, convivono per una carriera con queste dinamiche. Il percorso calcistico porta a conoscere luoghi, vivere esperienze e anche, se non soprattutto, aggiungere tasselli cognitivi passo dopo passo.

Le varie tappe permettono di alzare o abbassare l’asticella delle aspettative, con i rispettivi riflessi emozionali. Esperienze che vanno vissute a pieno per misurare concretamente la possibilità di trasformare il sogno in obiettivo, l’obiettivo in realtà, la realtà in un positivo divenire. Prendete un ragazzo con meno di vent’anni, militante in Eccellenza, e provate a ragionare quanto sia complicato gestire in maniera certosina la sana ambizione, la legittima prospettiva e la faticosa realtà. Giuseppe Sibilli ha vissuto certi momenti.

Figlio di un’istituzione del calcio campano, quel Salvatore Sibilli che a Castellammare, ai tempi della permanenza tra le fila della Juve Stabia, incensavano a ritmo di “Sasà è meglio di Kakà”, Giuseppe ha avuto la rara opportunità di vedere il padre come punto di riferimento in casa e in campo, dato che i due hanno giocato insieme nel Sant’Agnello. Tratti comuni, giocatori estrosi, ma fisicamente differenti. Giuseppe avrà carpito dal padre per aggiungere strumenti al proprio calcio. Eccellenza, Serie D, Serie C, Serie B. La regolarità del percorso del classe ’96 rappresenta quanto detto in apertura: percepire e assimilare differenti esperienze, vissute con il massimo della dedizione, gli ha permesso step by step di comprendere che i piani alti potessero essere raggiunti.

Giocatore polivalente, difficilmente codificabile e abile nella lettura della situazione, Sibilli ha permesso di farsi conoscere come abile compromesso tra la struttura di una prima punta e l’estrosità di un esterno d’attacco. La potenza muscolare mista all’abilità nel dribbling l’hanno reso una risorsa che tanto bene ha fatto con la maglia dell’Albinoleffe e che, in questa stagione, sta giocando le proprie carte in Serie B, grazie alla possibilità concessa dal Pisa e da Luca D’Angelo. La predisposizione fisica e tecnica del nativo di Napoli, in effetti, sembrano rispecchiare alla perfezione il credo del tecnico dei toscani, che nei due sistemi maggiormente utilizzati, il 3-5-2 e il 4-3-1-2, richiede questa tipologia di calciatore, abile a svariare senza il pallone per favorire le giocate dei compagni e, allo stesso tempo, farsi trovare pronto quando chiamati in causa. Le reti contro Reggina e Lecce messe a segno dal 24enne fino a questo punto dell’annata sono la dimostrazione di quanto detto: movimento smarcante alle spalle di Liotti e conclusione al volo in area di rigore nel primo caso; ricezione del pallone in ampiezza, scambio con Vido, taglio centrale e bolide da fuori area nel secondo.

Frammenti che aiutano a comprendere il bagaglio tecnico e tattico del ragazzo: capacità balistiche, l’interpretazione circostanziale poc’anzi citata, la valentia nel tessere relazioni con i compagni e possibilità atletiche. Chiaramente la prima esperienza in Serie B richiede adattamento, impegno, sacrificio e numeri a supporto, ergo, come in ogni tappa (chiudendo così il cerchio), testa bassa e pedalare, con l’ausilio delle spalle larghe che la funzionale gavetta ha contribuito a formare. Tutto ciò in nome di un precetto: continuare a salire per arrivare in cima e godere del panorama. Nunca dejes de creer.

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