Alla ricerca del tempo perduto: Baroni dovrà affidarsi a Hjulmand per trovare il suo Lecce
“Con Hjulmand ho perso tempo”. Mister Marco Baroni ci ha abituato a frasi asciutte, concise, talmente prive di ricerca oratoria da essere pronunciabili solo da chi, in realtà, oratore lo è e come. Ai microfoni di Sky Sport al termine di Benevento-Lecce terminata 0-0, l’allenatore giallorosso ha ammesso l’errore commesso con Morten Hjulmand, pur senza rinunciare a proporre la sua visione delle […]
“Con Hjulmand ho perso tempo”.
Mister Marco Baroni ci ha abituato a frasi asciutte, concise, talmente prive di ricerca oratoria da essere pronunciabili solo da chi, in realtà, oratore lo è e come. Ai microfoni di Sky Sport al termine di Benevento-Lecce terminata 0-0, l’allenatore giallorosso ha ammesso l’errore commesso con Morten Hjulmand, pur senza rinunciare a proporre la sua visione delle cose: “Lui è un regista e si sente suo agio in quel ruolo, ha un gran potenziale. Potrebbe, però, giocare tranquillamente da interno”.
Sono bastati appena 3 minuti della partita del Friday Night per far comprendere a Baroni che, anche all’interno di una rivoluzione tecnica, determinate certezze del passato possono essere una garanzia per il futuro. Quando il classe 1999 danese in una situazione stazionaria di gioco defilato a destra nella sua metà campo vede i due centrali avversari troppo distanti e premia il movimento in profondità di Coda con un filtrante millimetrico è chiaro a tutti che non possano esistere scopi tattici abbastanza validi da limitare la libertà creativa del calciatore più talentuoso della rosa.
Scommessa stravinta di Pantaleo Corvino, giunto in Italia a gennaio dall’Admira Wacker Mödling (Bundesliga austriaca) comprensibilmente senza clamore, il play è stato l’uomo capace di cambiare l’inerzia dei salentini nel girone di ritorno dello scorso campionato e di rendere la promozione un obiettivo plausibile. La buona riuscita dell’operazione è stata certamente una molla per svecchiare la rosa in estate e attuare una rifondazione che abbina a profili che masticano la Serie B quali Tuia, Gargiulo, Strefezza o Di Mariano innesti provenienti da diverse latitudini: Gendrey, Helgason, Bjarnason e Blin.
Nel subentrare a Eugenio Corini, aiutato anche dalle cessioni di Henderson e del capitano e simbolo Mancosu, Baroni ha deciso di rinunciare al calciatore tra le linee e privilegiare invece le corsie d’attacco, passando a quello che schematicamente potremmo definire 4-3-3. Il tentativo, in prima battuta, prevedeva però la presenza davanti alla difesa di un calciatore più di lotta che di governo come Blin. L’idea consisteva nell’alzare di qualche metro il raggio d’azione di Hjulmand per permettergli di incidere maggiormente negli ultimi 30 metri. Nonostante le qualità tecniche e la visione di gioco permettano al ragazzo nel giro dell’Under 21 della propria Nazionale di ricoprire quel ruolo, è stato da subito evidente il passo indietro nelle sue prestazioni. A risaltare maggiormente, però, è stato l’impatto sul resto della squadra delle difficoltà del 42.
Lungo, sfilacciato, in costante ritardo nella maggior parte delle situazioni di gioco, il Lecce è apparso destabilizzato dalla perdita del proprio centro di gravità. Favorito anche dall’infortunio di Blin, l’allenatore ha accettato il dietrofront, anteponendo alle sue idee le esigenze concrete della squadra. Non è semplice dopo un intero pre-campionato accantonare le proprie convinzioni e ricominciare. Su basi solide, certo, ma non proprie. Dopo 2 punti in 3 partite e soprattutto dopo prove piuttosto scoraggianti nelle prime 2 uscite in campionato, di tempo per risalire la china non ce n’è molto in una piazza che già schiuma insoddisfazione (ingenerosamente). Baroni ha avuto però l’intelligenza di ridare assoluta centralità a un calciatore che sta dimostrando di poter spostare tutti gli equilibri. La difficoltà consisterà nel trasferire concetti nuovi a una squadra nuova, che istintivamente ruota attorno a Hjulmand ma non può conoscere lo spartito pregresso su cui si appoggia.
Un compromesso tra ciò che i giallorossi erano e ciò che voleva che diventassero, nell’anno zero del progetto Sticchi Damiani. La sfida è ardua ma Baroni ha già dimostrato di poterne vincere di simili. Benevento e Reggina docent.