Riccardo Idda: la fame e la determinazione che decidono un derby
IDDA COSENZA – La favola di Riccardo Idda parte da Alghero, paese di poco più di 40mila abitanti in Sardegna. L’esordio a 15 anni in eccellenza fin dall’inizio, ovviamente, da difensore con gli idoli Nesta e Cannavaro da emulare. Ma lì, nella sua città, non ha mai giocato, papà Giovanni lo voleva lontano. E così […]
IDDA COSENZA – La favola di Riccardo Idda parte da Alghero, paese di poco più di 40mila abitanti in Sardegna. L’esordio a 15 anni in eccellenza fin dall’inizio, ovviamente, da difensore con gli idoli Nesta e Cannavaro da emulare. Ma lì, nella sua città, non ha mai giocato, papà Giovanni lo voleva lontano. E così Riccardo ha iniziato a fare il globetrotter, costruendo le sue fortune calcistiche ad una ad una. Cominciando sempre nella sua terra, dal Tempio, poi Como e Brindisi, due promozioni in C2 con i lombardi e i pugliesi, Villacidrese e il ritorno al passato, in eccellenza nel 2011 con la Torres. Poi la Casertana. La promozione in Lega Pro con i falchetti nel 2013/14 e la B sfiorata due anni dopo, svanita ai playoff. La penultima tappa è la Virtus Francavilla, prima dell’approdo ai piedi della Sila. E con il Cosenza la serie cadetta se l’è presa per davvero, da protagonista. Due sole partite saltate e quarantacinque presenze lo scorso anno, fino alla finale playoff di Pescara contro la Robur Siena. Dopo l’1-3 ai bianconeri, all’Adriatico in tanti lo hanno visto festeggiare con la bandiera della Sardegna, quella dei quattro mori, attaccata al collo. “Merito” di un suo amico, William Sciacca, con il quale aveva stretto amicizia ai tempi della Torres. Quando è cominciato il sogno della Serie B, i due hanno fatto una scommessa: se il Cosenza fosse arrivato alla finale, William sarebbe partito per Pescara e così si è presentato allo stadio con la bandiera. Dopo l’impresa, il meritato riposo estivo nella sua Alghero fra le mura domestiche con mamma e papà e i fratelli Danilo e Alessandro, suoi più grandi tifosi. Lui, con in testa sempre e solo il campo, niente chiacchiere e gossip, si concede anche ad amici e giornalisti prima di cominciare una stagione affascinante, ma difficile. Quella del ritorno dei Lupi in cadetteria dopo quindici anni di attesa e del suo esordio. La prima bruciante sconfitta arriva a tavolino alla seconda giornata contro l’Hellas, per impraticabilità del Marulla, per la prima vittoria bisogna aspettare ben otto turni, contro il Foggia. Ma la seconda gioia stagionale ha un sapore diverso. Alla tredicesima c’è il derby col Crotone. La squadra di Braglia espugna lo Scida ad un quarto d’ora dal fischio finale. Cross dalla sinistra di Legittimo, Baclet impatta di testa, Cordaz respinge male e sul tap-in è famelico e rapace, indovinate chi? Lui, Riccardo Idda. Un gol che vale oro per la classifica dei rossoblù, un gol dietro al quale ci sono i sacrifici e il sudore del classe ’88, un gol per la ribalta, un gol grazie al quale forse non gli servirà più il profilo Linkedin. Questo è Riccardo Idda: orgoglio sardo e uomo derby che non ti aspetti.