17 Maggio 2019

Verona, Laribi: “Voglio riportare il club in A. Dopo l’esonero di Grosso abbiamo fatto una profonda autocritica”

LARIBI VERONA – Karim Laribi, nato a San Donato Milanese, da padre tunisino e madre sarda, gioca nel club scaligero e ha diversi obiettivi da raggiungere, tra questi quello di riaprire il campo da calcio sul quale lui e suo fratello Omar hanno iniziato a giocare (“siamo già pronti per regalare alla nostra città, un […]

LARIBI VERONA – Karim Laribi, nato a San Donato Milanese, da padre tunisino e madre sarda, gioca nel club scaligero e ha diversi obiettivi da raggiungere, tra questi quello di riaprire il campo da calcio sul quale lui e suo fratello Omar hanno iniziato a giocare (“siamo già pronti per regalare alla nostra città, un punto di ritrovo per i giovani”) ed il “sogno di riportare in A il Verona”. Il giocatore si è raccontato alla Gazzetta dello Sport.

«Il mio ombelico del mondo è Milano, il centro di tutto. Integrazione? Qualche “negro” me lo sono beccato, però ho imparato a scrollare le spalle e fregarmene. Guardi che è stato peggio in Tunisia. Quando mi hanno convocato con la Nazionale ho subito più prese in giro in quello spogliatoio perché sono nato qui. Con l’ultima vittoria il morale si è rialzato, abbiamo centrato l’obiettivo minimo dei play-off. Il sogno più grande era la promozione diretta, ma quel grande sogno torniamo a coltivarlo da domani col Perugia. Nei play-off vedo equilibrio. Credo che la differenza la possono fare i tifosi. E noi abbiamo un grande pubblico che ci sostiene. Non vogliamo deluderli. Con l’arrivo di Aglietti si è aperta una pagina nuova, tutta da scrivere. Ci siamo messi a sua completa disposizione. Anche perché dopo l’esonero di Grosso abbiamo fatto una profonda autocritica tutti noi giocatori. Voto alla stagione? Finora molto basso, insufficiente. Siamo stati incostanti nel rendimento. E ci siamo incartati nel momento più delicato, tra marzo e aprile, quando si sono decise le promozioni dirette. Dalle esperienze con l’Inter, Zeman e Di Francesco, mi sono rimasti tre concetti fondamentali: educazione, metodo e rispetto. Gli allenamenti di Zeman erano durissimi. Ma tutto sopportabile, niente di disumano. Un allenatore che mi ha lasciato un grandissimo ricordo è Massimo De Paoli, un riferimento sia dal punto di vista umano che da quello tecnico. La A è un sogno da provare a raggiungere. Ci sono passato un paio di volte con il Sassuolo senza poterla vivere al meglio visti gli infortuni. Ultimo libro letto?”Niente teste di cazzo”sulla composizione degli All Blacks. Nel rugby si menano per 80 minuti e poi vanno a bere insieme. Noi ci tiriamo due calci e ci insultiamo tutto il giorno».