Livorno, il capolavoro di Breda
LIVORNO – È un altro Livorno. Da quando sulla panchina amaranto è arrivato Roberto Breda, i toscani hanno cambiato marcia. La squadra spenta, fragile, in piena crisi di gioco e di risultati ha lasciato il posto a una formazione quadrata, solida, in grado di mettere in difficoltà qualunque avversario. E la serie positiva che dura da […]
LIVORNO – È un altro Livorno. Da quando sulla panchina amaranto è arrivato Roberto Breda, i toscani hanno cambiato marcia. La squadra spenta, fragile, in piena crisi di gioco e di risultati ha lasciato il posto a una formazione quadrata, solida, in grado di mettere in difficoltà qualunque avversario. E la serie positiva che dura da otto gare, durante le quali i labronici hanno conquistato ben 14 punti, ne è una testimonianza tangibile, figlia del duro lavoro. Sì, perché Breda si è conquistato la fiducia dell’intero ambiente con il lavoro quotidiano: è arrivato senza fare proclami, quasi in punta di piedi, consapevole di approdare in una piazza che aveva un forte legame con l’allenatore precedente. Ha ereditato una formazione in totale crisi di identità, condannata già da molti ad una retrocessione senza appello, e ne ha fatto una Squadra vera, di quelle con la “S” maiuscola.
E tutti i numeri sono dalla parte del tecnico trevigiano: 15 punti conquistati in 11 gare (contro i 5 ottenuti da Cristiano Lucarelli nelle prime dieci partite), 12 gol fatti e solo 8 subiti, con statistiche che diventano ancor più lusinghiere se si escludono i primi tre match, durante i quali era arrivato soltanto un punto. Perché l’ex bandiera della Salernitana non è quel tipo di allenatore che dà la scossa immediata, ma che il più delle volte si spegne subito: ha bisogno del lavoro quotidiano, del rapporto continuativo con i propri giocatori per far assimilare i propri concetti e le proprie idee. I suoi risultati sono figli del gioco, non di reazioni emotive momentanee. E basta veder giocare il suo Livorno per rendersene conto: perché quei 15 punti conquistati, in realtà, avrebbero potuto essere anche di più. Si pensi agli 0-0 con il Cittadella, con il Verona e con il Pescara, o all’1-1 di Palermo: tutte gare nelle quali, con in rosa un attaccante dal killer instinct, sarebbe potuta anche arrivare una vittoria.
Ovvio, questo non vuol dire che il cammino d’ora in poi sarà tutto rose e fiori, anzi: il Livorno dovrà sudare e soffrire per conquistarsi la salvezza, a partire già da domenica prossima, quando farà visita a quel Lecce che sogna un’incredibile promozione. Ma con queste prestazioni e con questa continuità, la salvezza, a differenza di pochi mesi fa, non è più un miraggio.