Game over, a Livorno si pensa già al futuro
LIVORNO – Game over. Il pesante ko interno contro l’Ascoli, costato il posto a Paolo Tramezzani, sostituito proprio da quel Roberto Breda al quale era subentrato lo scorso dicembre, suona come la resa da parte del Livorno, sempre più ultimo in classifica e ormai a distanze siderali dalla zona salvezza. Anche il quart’ultimo posto, che […]
LIVORNO – Game over. Il pesante ko interno contro l’Ascoli, costato il posto a Paolo Tramezzani, sostituito proprio da quel Roberto Breda al quale era subentrato lo scorso dicembre, suona come la resa da parte del Livorno, sempre più ultimo in classifica e ormai a distanze siderali dalla zona salvezza. Anche il quart’ultimo posto, che significherebbe quanto meno giocare i playout, è lontanissimo, con la Cremonese che può vantare dieci punti di vantaggio sugli amaranto. Insomma, quando è appena iniziato il mese di febbraio, per i labronici sembra già tempo di guardare al futuro.
Proprio in questo senso sembra muoversi il sindaco della città Luca Salvetti, che, nei giorni scorsi, ha avuto i primi approcci con alcuni possibili acquirenti interessati a rilevare il club: perché anche il primo cittadino, durante l’infuocato post gara della sfida con i marchigiani, ha sottolineato la necessità di una svolta a livello societario. Anche perché andare avanti così ha poco senso, per tutti: squadra che sembra ormai condannata alla retrocessione, società incappata in una serie infinita di errori, pubblico ormai depresso e assente. La fotografia del Livorno attuale è soltanto un riflesso sbiadito di quella squadra che, fino a pochi anni fa, ha saputo rendersi protagonista in Serie A e in Serie B. E gli ultimi tre campionati cadetti disputati dagli amaranto sono l’immagine perfetta di una triste parabola discendente: retrocessione nella stagione 2015/2016, salvezza miracolosa lo scorso anno dopo un torneo passato costantemente in fondo alla classifica e retrocessione annunciata nella stagione in corso.
Un cammino grigio, troppo opaco per una società blasonata come quella toscana, al quale solamente un cambio di proprietà potrebbe forse dare nuova linfa. A meno che il presidente Aldo Spinelli, ferito nell’orgoglio, non dia vita ad un colpo di coda alla sua lunga, e per anni vincente, gestione.