Monza, D’Alessandro: “Vorrei restare a vita. Con Stroppa più dialogo”
MONZA, MARCO D’ALESSANDRO a 360° MARCO D’ALESSANDRO MONZA – Marco D’Alessandro, duttile attaccante del Monza, è intervenuto ai microfoni di Binario Sport: “C’è sicuramente rammarico per non aver vinto contro il Crotone, dato l’andamento della partita e le occasioni avute avremmo sicuramente potuto chiuderla prima. Quando porti queste gare così fino alla fine può succedere […]
MONZA, MARCO D’ALESSANDRO a 360°
MARCO D’ALESSANDRO MONZA – Marco D’Alessandro, duttile attaccante del Monza, è intervenuto ai microfoni di Binario Sport: “C’è sicuramente rammarico per non aver vinto contro il Crotone, dato l’andamento della partita e le occasioni avute avremmo sicuramente potuto chiuderla prima. Quando porti queste gare così fino alla fine può succedere di prendere gol alla fine. I due punti persi ci avrebbero messo in un’altra posizione di classifica, dunque dovremo farli nostri nella prossima partita.
In diverse occasioni abbiamo perso punti, ma c’è anche da dire che abbiamo vinto partite probabilmente non meritando. Per quanto fatto vedere sul campo avremmo meritato qualche punto in più, secondo me non 6 ma sicuramente 2-3. La prospettiva sarebbe stata sicuramente diversa, mentre ora bisogna ancora da lottare per immettersi sulla strada giusta. Non siamo ancora riusciti a fare il salto di qualità? Sicuramente, per diversi motivi. Non abbiamo ancora dato il via alla nostra potenza, perché a mio avviso questa squadra ha un potenziale enorme. Ora siamo in una striscia aperta di risultati positivi, questo deve spingerci a migliorare ulteriormente.
Sentiamo fiducia nei nostri confronti, avvertiamo un’aria positiva da parte dei tifosi, che premiano il nostro impegno nonostante le cose non vadano sempre bene. Cercheremo di portare più punti possibili alla causa. Il derby contro il Como? Ho sentito che c’è una rivalità importante, queste partite sono sempre belle. Sfideremo una squadra in salute, che sta facendo benissimo e ha entusiasmo: l’aspetto psicologico in B è fondamentale, per noi sarà una partita dura ma lo sappiamo.
Ogni volta che ho avuto la possibilità di giocare in Serie B ho sempre percepito come non ci fossero partite scontate. Quando ero a Verona mi è capitato un anno in cui il campionato era completamente spaccato, dinamica che portava a risultati un po’ più prevedibili, mentre negli ultimi anni anche incontrare l’ultima non ti permette di pensare che il verdetto sia già scritto, lo stiamo provando sulla nostra pelle in questa stagione, come accaduto a Vicenza e Crotone.
La mia carriera da girovago? In più di un’occasione mi sono trovato bene in una società e sarei rimasto volentieri, ma per tante situazioni non è stato possibile. Faccio un esempio: a Cesena sono stato benissimo, ma ero in prestito dalla Roma, dove tornavo ogni volta per dover poi riorganizzare il trasferimento. Sarei rimasto in bianconero, ma mi chiamò l’Atalanta, rifiutare era complicato anche per la prospettiva diversa offertami. Sono stato tre anni a Bergamo, nel corso dei quali la squadra ha avuto un’esplosione incredibile: quando sono arrivato si giocava per una salvezza tranquilla, ma l’organizzazione era incredibile e avrei messo già all’epoca la mano sul fuoco per l’evoluzione che ha avuto poi la società. Ovviamente non mi aspettavo simili battaglie anche in Europa, dove l’Atalanta gioca con una facilità disarmante. Hanno programmato tutto benissimo, l’organizzazione, come dicevo, è fantastica, così come l’allenatore sta dimostrando di far bene anno dopo anno.
Cos’è cambiato da Brocchi a Stroppa? Non è mai semplice dimostrare le diversità tra gli allenatori, ma un aspetto dove si nota molta differenza è il dialogo: il mister cerca molto di capire le sensazioni in campo dei calciatori. Su questo noto un cambiamento rispetto a Brocchi. Perché mi chiamano “sceriffo”? Quando ero alla SPAL avevamo il canestro in palestra e spesso giocavamo a basket, sport in cui erano molto bravi il magazziniere e il preparatore atletico. Partivano dei 2 vs 2 dove, nonostante io non fossi e non sia molto forte, mi capitava di vincere. Quando accadeva, dicevo: “C’è un nuovo sceriffo in città”. Andavo avanti così per tanto tempo, ed ecco che è nata questa simpatica cosa dello sceriffo.
Il giocatore più forte con cui ho giocato? Escludo la parentesi con la prima squadra della Roma, altrimenti sarebbe troppo facile perché avrei detto Totti. Dico dunque Gomez o Ilicic, che mi hanno impressionato in una maniera incredibile per la facilità delle giocate. Secondo me erano potenzialmente da big. Un compagno con cui ho particolarmente legato? Di Francesco, ora in forza all’Empoli, ma ce ne sono tanti altri: Zappacosta, Baselli, Andrea Conti, Tabanelli, Gagliardini, Belotti: li sento tutt’oggi, siamo molto legati e abbiamo un gruppo per giocare insieme a Call of Duty.
Nel Monza ho ottimi rapporti con tutti, farei un torto a qualcuno se dicessi un solo nome, ma se proprio devo cito Colpani, che era il mio vicino di spogliatoio non appena sono arrivato qui. Già conoscevo qualcuno degli altri compagni, tra le nuove scoperte dico Andrea, che quando giocavo nell’Atalanta era giovanissimo. È stata una sorpresa positiva. È giovane, chi come può vederlo in allenamente ne percepisce le potenzialità. Ha nelle corde 7-8 gol, speriamo per noi che abbia ingrnanato e non si fermi più.
Facciamo un’ottima fase difensiva, però non riusciamo a fare gol: quando accade ciò, vuol dire che da qualche parte stai sbagliando. Ognuno fa una propria valutazione, sta di fatto che bisogna fare qualcosa in più. Il Lecce è una squadra che, sotto questo punto di vista, hanno raggiunto un determinato livello. In questo momento sono in salute e stanno raccogliento frutti meritati.
Alberto De Rossi? Per me è stato molto importante, trovare una figura così in quell’età non è scontato, e non parlo solo dell’allenatore in quanto tale, bensì delle qualità umane.
La mia posizione preferita? Esterno sinistro, in un centrocampo a quattro oppure in attacco a tre. Probabilmente non ho mai fatto quel ruolo lì con continuità, perché ho fatto di tutto, dato che mi metto a completa disposizione dell’allenatore. Gytkjær? Christian ha grande qualità, ogni calciatore ha dei periodi, sicuramente legati anche alla squadra: non ho mai visto nessuno giocare bene quando la squadra va male. Il mister ora ha fatto delle scelte, ma la stagione è lunga e Christian è un elemento importante, che ci darà sicuramente una mano.
Il mio futuro? Fosse per me resterei a vita. Spero di rimanere il più a lungo possibile, magari portando a casa la promozione. Qui sto benissimo, mi piace tutto, sia la città che l’ambiente. Ho un ottimo rapporto con tutti, mi fa stare bene tutto ciò che circonda il club.
Galliani? Mi ha fatto un’impressione incredibile. Lo conoscevo solo per la fama, ma incontrarlo ti fa capire il perché del suo successo. È una persona eccezionale, carismatica, che riesce sempre a trovare la parola giusta al momento giusto. È una nota positiva in ogni cosa che fa.