Simone: “Inzaghi e Cellino, può succedere di tutto. Stroppa cresciuto in modo graduale”
MARCO SIMONE INZAGHI STROPPA – Oggi allenatore dello Chateauroux, nella Ligue 2 francese, in passato Marco Simone ha giocato, segnato e vinto con diverse maglie, una su tutte quella del Milan. Ha condiviso lo spogliatoio con Filippo Inzaghi e Giovanni Stroppa, ed è proprio di loro (e non solo) che ha parlato ai microfoni de […]
MARCO SIMONE INZAGHI STROPPA – Oggi allenatore dello Chateauroux, nella Ligue 2 francese, in passato Marco Simone ha giocato, segnato e vinto con diverse maglie, una su tutte quella del Milan. Ha condiviso lo spogliatoio con Filippo Inzaghi e Giovanni Stroppa, ed è proprio di loro (e non solo) che ha parlato ai microfoni de “La Gazzetta dello Sport“: “Immaginavo che Pippo sarebbe diventato allenatore, per la sua voglia di conoscere, di studiare calcio, di aggiornarsi. Si capiva che aveva già in testa l’idea di andare in panchina una volta smesso di giocare. Piuttosto sono rimasto stupito da me stesso. Mi vedevo più come dirigente, come ho fatto all’inizio. Poi ho cambiato idea.
Solo un paio di partite con Inzaghi nella stagione 2001-2002? Ero arrivato in prestito dal Monaco e avevo poco spazio con lui e Shevchenko. Pippo con Cellino? Due caratteri elettrici, può accadere di tutto. Il Brescia è una società ambiziosa, ha preso un allenatore ambizioso. L’importante è che gli venga costruita una squadra competitiva. Pippo è partito dall’alto, allenando la prima squadra dopo la Primavera del Milan. Se fai subito bene, è un vantaggio. Lui invece ha faticato e la cosa ha pesato. Ma comunque il Benevento per metà stagione ha stupito.
Stroppa? Aveva grandi qualità tecniche, era più pacato di Pippo ma non gli mancava la personalità. Anche lui mi sembrava nato per allenare. È cresciuto in modo più graduale, ha fatto tanta gavetta, ha vinto a Foggia e Crotone. Inzaghi e Stroppa hanno la stessa idea di calcio? In generale, sì: cercano sempre un gioco propositivo.
Più facile fare l’allenatore per un ex attaccante? Non ne farei una questione di ruolo, Sacchi come sappiamo non ha un passato da giocatore. Un vantaggio però c’è: capisco al volo il valore di un centravanti, meno quello di un portiere. Differenze tra la B francese e italiana? In Francia si gioca con più velocità e più intensità, ci sono meno tatticismi, si pensa soprattutto ad attaccare e in generale le partite sono più divertenti. Ayé? Doveva capire il calcio italiano: i francesi non sono strutturati, giocano in modo istintivo.
Cosa faranno Brescia e Monza l’anno prossimo? Spero che vadano in A nel nome del Milan, sarebbe una fantastica accoppiata. Il Monza ci riproverà senza fare un altro mercato schizofrenico. Perché in B servono giocatori di categoria più che i grandi nomi.
La Serie B è un campionato competitivo, lo stesso Inzaghi ha deciso di ripartire da un gradino più basso. Prendiamo Dionisi e Zanetti: hanno dimostrato che è una scuola importante. Sono andati in A e ci restano. Come mai non ho allenato in Italia? Non ho mercato, tutti pensano a Simone come al giocatore che oltre vent’anni fa è andato a giocare al Psg. Niente di più. Non ho gli sponsor giusti, ma posso dire che mi cercano e seguono un po’ da tutto il mondo“.