Frettoloso con Maresca, superficiale con Iachini: il Parma e una stagione decisamente negativa
Nella stimolante confusione che la regular season di Serie B ha ingenerato in noi appassionati, poche sono le fattispecie ascrivibili alla categoria delle certezze. Una di queste è l’attribuzione dell’indesiderata palma di delusione del campionato, finita in quel di Parma. Le motivazioni, anche in questo caso, non richiedono eccessivi approfondimenti: la faraonica campagna acquisti estiva, […]
Nella stimolante confusione che la regular season di Serie B ha ingenerato in noi appassionati, poche sono le fattispecie ascrivibili alla categoria delle certezze. Una di queste è l’attribuzione dell’indesiderata palma di delusione del campionato, finita in quel di Parma.
Le motivazioni, anche in questo caso, non richiedono eccessivi approfondimenti: la faraonica campagna acquisti estiva, (giustamente) definita tale per talento insufflato nell’organico ed esperienza utile a coniugare le aspettative di calciatori, staff, dirigenti e piazza. Il fiabesco ritorno di Buffon, El Mudo Vazquez sottoposto a un gentlemen agreement, scendere in B per ascendere verso nuove vette, l’esperienza di Danilo, il germogliante talento di Bernabé, l’esplosività di Tutino e tanto altro: giocatori di categoria e di altra categoia per edificare un percorso che avrebbe dovuto vedere la cadetteria come un passaggio intermedio verso il ritorno in A, questa volta per competere con protagonismo e non con gli stenti dell’annata 20/21, quella dell’approdo di Krause.
La fase Maresca
Scelte importanti e tambureggianti, capaci di ingenerare ciclopica curiosità su cosa sarebbe stato questo Parma. Il tutto, ed è qui che ci avviciniamo al nocciolo del punto di vista da voler sciorinare, accompagnato dalla decisione di affidare il progetto tecnico a Enzo Maresca. Un allenatore giovane, attorniato dall’aura del Gioco, ottenuta (e meritata) in quel di Manchester (sponda City) sotto l’attento sguardo (e la certificata stima) di Pep Guardiola. Un tecnico che avrebbe dovuto costruire una squadra partendo dalla notevole sommatoria di qualità, unire gli individui e creare un’unica – dominante – identità.
L’evoluzione, come noto, non ha calcato la linea delle premesse. Il Parma di Maresca non ha carburato, nelle quattordici partite giocate si è visto poco, con riverberi ridotti in termini di efficacia della proposta, fluidità della manovra, corrispondenza tra il credo dell’allenatore e l’output dei calciatori in campo. Bisognava guardare nelle insenature delle prestazioni per captare le intenzioni dell’ex centrocampista, che stava progettando un Parma guidato da tecnica e strategia, corale, slegato dal sistema di gioco ma unito dalle relazioni e dall’interpretazione delle situazioni. Una squadra, dunque, che avrebbe dovuto portare modernità in Serie B.
Iachini e le intenzioni invertite
L’esonero ha seguito il superficiale copione che viene recitato in queste situazioni, ma ciò che ha destabilizzato chi scrive è stata la mossa successiva, ovvero la scelta di un allenatore dal credo diametralmente opposto. Il Parma, con Beppe Iachini, ha totalmente sconfessato un progetto partito pochi mesi prima. Nessun j’accuse, ovviamente all’allenatore ex Fiorentina ed Empoli, ma bisognava fare e farsi più di una domanda sulla bontà manageriale e sportiva mostrata nel totale capovolgimento così messo in atto.
Il calcio di Iachini segue il filone – giornalisticamente vetusto – della concretezza. La strategia dell’attesa, dell’impostazione difensivista deputata a non incassare per lasciare poi l’iniziativa agli uomini di maggior talento, azionabili solo dopo aver protetto la propria porta. Idee – perché le idee sono assolutamente declinabili in più forme – più reattive che proattive. Un trend praticamente invertito, che ha portato i calciatori a dover dissolvere la volontà di dominare le partite per assorbire indicazioni conservative e incentivate dalla bellicosa questione culturale, ribadiamo, della concretezza. Un concetto che, a detta di chi scrive, fatica a essere precisamente inquadrato.
Per la rivoluzione nella restaurazione è stato fatto un mercato di gennaio importante, con giocatori di spessore come Simy, Rispoli, Pandev, oltre al ritorno di Bernabé (che Maresca non ha avuto a causa di problemi fisici fortunatamente smaltiti), rivelatosi poi tecnicamente centrale assieme a Vazquez, per distacco MVP dell’annata ducale.
Una cura che cura non è stata
Al triplice fischio della stagione, possiamo dire che la scelta non ha pagato. Iachini ha ottenuto la stessa media punti di Maresca (1.21 a partita), non riuscendo dunque a plasmare quanto desiderato. Una domanda, dunque, sorge spontanea: ha avuto davvero senso abbandonare un progetto che guardava al futuro per tentare la risalita sperando nell’attualità del passato? Le intuizioni di Iachini non hanno aggiunto pericolosità al Parma, ora chiamato a dover ricostruire.
Maresca avrà certamente avuto le sue responsabilità ma – con un vacuo ma necessario senno del poi – con dialogo e pazienza probabilmente le risposte avrebbero potuto essere differenti.