Sergio Pellissier: “Il Chievo rimane la mia famiglia, spero possa tornare ad alti livelli”
PELLISSIER CHIEVO FAMIGLIA – Sergio Pellissier, storico bomber del Chievo Verona ed ex dirigente gialloblu, ha intrapreso una strada nuova (quella del Rovigo), e si è raccontato a “L’Arena”. Ecco le sue parole: «Oggi sono direttore generale al centro Atlante. E inizio una nuova avventura sportiva con il Rovigo. Conta prima di tutto la passione, […]
PELLISSIER CHIEVO FAMIGLIA – Sergio Pellissier, storico bomber del Chievo Verona ed ex dirigente gialloblu, ha intrapreso una strada nuova (quella del Rovigo), e si è raccontato a “L’Arena”. Ecco le sue parole:
«Oggi sono direttore generale al centro Atlante. E inizio una nuova avventura sportiva con il Rovigo. Conta prima di tutto la passione, la voglia di rimettersi in gioco.Quello che cercavo di fare al Chievo. Essere filtro tra il presidente e tutto il resto, risolvere i problemi, alleviare il peso del suo lavoro. Lo stesso percorso che ho iniziato qui all’Atlante. Poi c’è il Rovigo. Una nuova passione, lo stimolo mi è arrivato dal patron Roberto Benasciutti. Pure qui un’opportunità di crescita.
Il Chievo? Rimane la mia famiglia, rimane un amore che non si può dimenticare. Provo tanto affetto per il club. Le persone possono cambiare, ma resta la società: parte integrante della mia vita. Rischio iscrizione? Mi dispiace per la società. E spero possa tornare ad alti livelli. Al momento si conosce poco di quello che potrà essere. Se il Chievo sparisse dal grande calcio, non potrei farne senza. Mi ci metterei in prima persona per farlo rivivere. In quanto al presente, con la società ho accordi garantiti. Mi spiacerebbe venisse a crearsi una situazione per la quale non potessero essere rispettati.
L’ultima immagine del mio Chievo è stata l’addio sotto la pioggia del Bentegodi. Con le persone che mi volevano bene. Tutto è successo prima che arrivasse il Covid. Chiudere senza poter dire addio alla mia gente sarebbe stato davvero una cosa molto triste. Mi resta un ricordo di quella giornata da conservare per sempre.
Campioni passati per Verona? Non solo uno. Penso a Bierhoff, che da noi ha chiuso la carriera. Poi Amauri, Barzagli, Perrotta e Marchegiani. Hanno dato tanto al calcio. Compagni più stretti? Cesar, Frey, Tiribocchi. Ma anche Marcolini e Mandelli. Persone con le quali sono andato in profondità nei rapporti.
Nazionale? Non avrei mai pensato che l’Italia potesse prendersi l’Europeo. Le big sonomuscite presto. E Mancini ha avuto il merito di creare un grande gruppo. L’Italia, ad un certo punto, sembrava inattaccabile. Jorginho è da Pallone d’Oro? Ha vinto Europeo e Champions League con il Chelsea. Se valgono i titoli, allora sì, vale il Pallone d’Oro. Sia inteso: Jorginho ha dimostrato di essere un grande giocatore. Ma il premio credo debba andare al più forte di tutti. E anche adesso resta Messi. Che si è preso la Copa America.
Il nuovo Pellissier? L’unico che gioca alla Pellissier è Immobile. E vedi quanta fatica si fa. Oggi non trovi supporto. Chi ti circonda, spesso, lavora per trovare conclusioni individuali. Il nostro calcio di lotta, corsa, scatti e profondità è fatica pura. Non per tutti. Tecnico cui si ispira? Pioli. Per la persona, per l’uomo, per l’amico, per il tecnico capace ed equilibrato. Stefano pensa, scherza, ride, bacchetta. Ma fa tutto nel modo giusto. Giovani alla ribalta? Raspadori l’avevo segnalato poco dopo averlo visto giocare con la Nazionale Under20. Ero andato a seguire Esposito e subito l’ho notato».