I 4️⃣ perché di PSB: dalle figurine del Como a Johnsen, da Inzaghi al solito Cittadella
PERCHE’ PSB – Quinta giornata in archivio coi soliti tanti spunti di riflessione che la Serie B porta con sé. Reggina e Brescia guidano la classifica, Genoa e Parma continuano a singhiozzare mentre il Bari è l’unica compagine ancora imbattuta. Di seguito, come dopo ogni turno di campionato, i quattro quesiti sollevati dalla redazione di […]
PERCHE’ PSB – Quinta giornata in archivio coi soliti tanti spunti di riflessione che la Serie B porta con sé. Reggina e Brescia guidano la classifica, Genoa e Parma continuano a singhiozzare mentre il Bari è l’unica compagine ancora imbattuta. Di seguito, come dopo ogni turno di campionato, i quattro quesiti sollevati dalla redazione di Pianeta Serie B.
Perché il Como non ha puntato su tanti giocatori di categoria?
A poco meno di due settimane dalla chiusura della finestra estiva di calciomercato, emergono i primi limiti dei vari club. Nonostante i voti altissimi dati dagli addetti ai lavori, visto anche i tanti nomi altisonanti come Fabregas, Baselli e Cutrone, era anche anche emersa l’assenza di un importante blocco di giocatori di categoria, elementi fondamentali per essere protagonisti ad alta quota in Serie B. Nelle ultime uscite, in particolar modo contro Brescia, Frosinone e Sudtirol, sono stati evidenziati tutti i limiti della formazione lariana che, in queste settimane, sta vivendo anche un ulteriore momento di difficoltà a causa dell’assenza di mister Gattuso in panchina e delle varie incognite relative al futuro allenatore. Proprio in questi casi la presenza di una folta schiera di giocatori esperti è fondamentale per un club ambizioso ed ora questa lacuna in rosa sta emergendo in maniera importante.
(Francesco Gala)
Perché tutti stanno cambiando idea su Dennis Johnsen?
Protagonista indiscusso della promozione in Serie A del Venezia e autore di un ottimo avvio nel massimo campionato italiano, Dennis Johnsen è progressivamente finito al centro delle critiche dell’ambiente arancioneroverde. Si tratta davvero di involuzione? Se si analizzano i suoi numeri, è piuttosto difficile sostenerlo. L’ex Ajax, da sempre in un rapporto conflittuale con il gol, continua a vedere pochissimo la porta. Per il resto, tuttavia, il suo modo di intendere il calcio e interpretare le partite non è cambiato troppo. A essere cambiata, semmai, è la squadra lagunare. Sia nella seconda parte di stagione scorsa con Paolo Zanetti che in quella attuale con Ivan Javorcic, il baricentro dei veneti si è abbassato notevolmente. Nonostante la bravura del ventiquattrenne norvegese nel puntare l’avversario, partendo da molto lontano e con pochi compagni a supporto dell’azione le possibilità di riuscita delle azioni si assottigliano. Non è lui a essere diventato più sterile, ma il Venezia ad aver perso quegli automatismi di gioco che gli consentivano di incidere in ogni frangente.
(Emanuele Garbato)
Perché Pippo Inzaghi non è ancora totalmente riconosciuto come un grande allenatore?
La storia calcistica di Filippo – detto Pippo – Inzaghi è nota e riconosciuta. Un percorso pieno di eventi idilliaci, incastonati nell’album dell’eternità di questo sport, merito che travalica qualsiasi (e ne sono stati tanti) trofei vinti da colui che è riuscito anche a diventare Super nell’immaginario collettivo. Terminato il primo macro-capitolo della propria vita, l’instancabile attaccante è diventato un allenatore aperto al cambiamento e pioniere del concetto di umiltà reiterata. Ciò che è decisamente da apprezzare nelle scelte fatte da Inzaghi per le proprie esperienze in panchina è la consapevolezza di non poter né dover basare le tappe contando esclusivamente sul proprio cognome, bensì facendo leva su passione, studio e meticolosità. Tratti che Pippo porta avanti e tutela. Positivo il cammino con il settore giovanile con il Milan, difficoltosa la parentesi in prima squadra – ma era una fase burrascosa per i rossoneri -, poi la contro-intuitiva decisione di scendere in Serie C, seppur per un progetto ambizioso come quello del Venezia. Non tutti l’avrebbero fatto, lui sì. Ha vinto anche lì (aveva in bacheca un Viareggio con il Milan Primavera), per poi centrare i playoff al primo anno in Serie B. Bologna non è stata un’oasi felice, mentre Benevento è stato prima delizia (dominante in B), poi croce (nefasto il girone di ritorno in Serie A, ma quel crollo non può essere spiegato solo in termini tattici). A Brescia la squadra era nettamente in zona playoff, ma convivere con Cellino non è mai facile. Ora la Reggina, dove gli amaranto stanno giocando il calcio più ragionato e pensante della cadetteria. Per consacrarsi definitivamente, a Inzaghi serve una netta affermazione nella massima serie. Detto ciò, parliamo di uno dei migliori allenatori della cadetteria, status che gli andrebbe definitivamente riconosciuto senza alcuna parvenza di ombra.
(Francesco Fedele)
Perché il Cittadella è perennemente sottovalutato?
Da sei stagioni a questa parte, in fondo ai dati di valori della rosa e monte ingaggi c’è il Cittadella. Filosofia chiara e precisa per la compagine della famiglia Gabrielli che poi in campo, puntualmente, sovverte il pronostico. Perché, dunque, sottovalutare perennemente il Cittadella? Perché dare la squadra di Gorini tra quelle meno accreditate in ogni stagione? Con un’identità forte e calciatori interessantissimi, i veneti esprimono un ottimo calcio che, in una Serie B dagli organici con effetto wow e calciatori da ben altre categorie, è garanzia di successo. Un altro perché bonus è, infine, quello legato alla qualità dei calciatori in rosa. Il Citta per anni ha valorizzato talenti e rinvigorito calciatori provenienti da stagioni negative. Ora, con l’aggiunta di Asencio ad un equilibrio già testato lo scorso anno, il trio offensivo composto dall’attaccante, Enrico Baldini e Mirko Antonucci è tra i più pericolosi e belli da vedere di tutta la Serie B.
(Alessio D’Errico)