Giorgio Perinetti: “È stata una stagione di alti e bassi. Rimango un tifoso del Brescia”
PERINETTI BRESCIA STAGIONE – Giorgio Perinetti, ex direttore sportivo del Brescia, ha parlato alle colonne di “Brescia Oggi” della stagione appena trascorsa, a partire in primis dal pericolo Covid scampato nel match col Pescara grazie alla grande prudenza adottata dal club: «Dopo aver giocato con il Monza era rimasto a Coccaglio; io cercavo di ipotizzare […]
PERINETTI BRESCIA STAGIONE – Giorgio Perinetti, ex direttore sportivo del Brescia, ha parlato alle colonne di “Brescia Oggi” della stagione appena trascorsa, a partire in primis dal pericolo Covid scampato nel match col Pescara grazie alla grande prudenza adottata dal club:
«Dopo aver giocato con il Monza era rimasto a Coccaglio; io cercavo di ipotizzare l’undici iniziale, quando dall’hotel Touring è filtrato che un giocatore del Pescara era stato trovato positivo, che c’era molto nervosismo. Nella notte della vigilia ho avuto altre conferme sulla situazione. Quindi mi sono impegnato ad attivare ogni soluzione per evitare contatti fra i nostri giocatori e quelli del Pescara al di là della partita che bisognava disputare. Un problema inedito, come questo periodo pandemico. Il Pescara arrivato al Rigamonti non aveva detto nulla: il giocatore positivo non era in lista. Abbiamo scelto di utilizzare corridoi diversi, riservato al dirigente accompagnatore e al medico la prassi prepartita, avvertito la Procura. Alla squadra è stato detto solo di attenersi a tutte disposizioni che avremmo dato: niente allarmismi. Abbiamo anticipato l’arrivo per poter fare il check sul campo senza la presenza degli avversari, abbiamo adottato ogni possibile misura e abbiamo fatto bene, visto che poi il focolaio del Pescara si è allargato a dismisura. Quella prudenza ci ha salvato il finale di stagione.
Che stagione è stata? Alti e bassi. Poteva finire diversamente. È dipeso dalla partenza, purtroppo. Il Covid ci ha condizionato, decimando nei primi mesi il nostro gruppo squadra. Ha pagato dazio in primis Delneri, che si è ritrovato con 13-14 giocatori da allenare. Con Lopez si pensava di riavere un po’ di stabilità: è andata male. Dionigi era partito benissimo, il presidente gli ha anche prolungato il contratto. L’onda lunga degli infortuni non ha aiutato.
Sulle assenze e gli addii di Torregrossa e Sabelli. Certamente hanno pesato: oltre alla mancanza di Cistana e Ndoj c’era la questione aperta di giocatori desiderosi di essere ceduti. Cellino aveva cercato di trattenerli, a riprova della sua volontà di vincere. Niente da fare: sono partiti a gennaio, poi siamo stati sfortunati con Pandolfi che si è fatto male prima ancora di rendersi utile.
Brescia del futuro? Ci sono giovani che sono cresciuti tanto come Ayé, che ha fisicità e dedizione al lavoro, mentre Van de Looi deve credere di più nelle sue qualità: ha avuto il coraggio di investire su di sé venendo in Italia senza pensare ai soldi, sognando la Serie A. Può farcela. Poi ci sono Cistana, difensore da grande squadra, e Ndoj, che con le qualità che ha necessita solo di continuità. Dove può arrivare il Brescia? Ha tutto per fare calcio di alto livello. Siamo appena arrivati ai play-off… E se mi nomina il Cittadella, ripenso al 3-3 al Rigamonti: doveva finire diversamente. Cittadella modello di continuità? Vero. Come è vero che 5 delle prime 6 squadre in A cambiano allenatore. Non è il Brescia ad essere in controtendenza, in Italia. Solo il Milan procede in un’altra direzione.
Mi resta il rammarico, in questa annata contradditoria sul piano professionale, di non aver vissuto la città per via della pandemia, e perché mi sono immerso anima e corpo nel Brescia. Mi crede se le dico che non ho mai preso un caffè in piazza Duomo o in piazza Loggia? Ma avrò modo di visitare la città. E rimango un tifoso del Brescia. Del resto, lo ero già prima. Se ripenso alle prime partite viste da bambino, mi viene in mente un Lazio-Brescia al Flaminio: Brotto, Mangili, Fumagalli…
Dopo Ferlaino, Zamparini, Preziosi e Cellino, di presidente vulcanico le manca giusto De Laurentiis. O cerca la tranquillità? Ma no… Nel confronto che diventa dialogo c’è un’opportunità di crescita. Le personalità forti non mi fanno paura».