Pisa, Gattuso a tuttotondo: “Qui atmosfera ed ambienti fantastici!”
Il tecnico del Pisa, Gennaro Gattuso, ha rilasciato una lunga intervista al mensile della Lega di B, “B Magazine” in cui ha parlato di moltissimi argomenti: dal suo modo di allenare sino al rapporto che ha con Pisa passando per le sue avventure al Milan e da campione del mondo. Ecco di seguito l’intervista integrale […]
Il tecnico del Pisa, Gennaro Gattuso, ha rilasciato una lunga intervista al mensile della Lega di B, “B Magazine” in cui ha parlato di moltissimi argomenti: dal suo modo di allenare sino al rapporto che ha con Pisa passando per le sue avventure al Milan e da campione del mondo. Ecco di seguito l’intervista integrale di Ringhio:
Dopo le prime esperienze, come è cambiato il tuo modo di allenare?
“È cambiato molto. All’inizio hai un obiettivo fisso, pensi di poter giocare sempre alla stessa maniera, poi con il passare del tempo e con l’esperienza cambiano le prospettive. Inizi a capire che devi adattare le tue idee alla squadra che hai a disposizione, così capisci quanto sia importante la quotidianità del lavoro“.
Quanto è difficile dimenticare di essere stato un calciatore?
“Personalmente l’ho dimenticato. Sicuramente essere stato un calciatore ti aiuta a conoscere le dinamiche di questo mondo, ti permette di sfruttare le esperienze che hai avuto con gli allenatori con cui hai lavorato nel tempo, ma parliamo di due mestieri completamente differenti. E, di certo, quello di allenatore è molto più complesso“.
Come è la seduta tipo del Pisa?
“Dipende dai momenti della stagione, tendenzialmente io e il mio staff preferiamo un lavoro breve, ma intenso, impostato su esercitazioni da far svolgere a ritmo decisamente serrato“.
Quanto tempo dedichi alla tecnica individuale?
“Molto. Nei nostri allenamenti il lavoro con il pallone ha sempre uno spazio dominante: direi almeno il 70 per cento“.
Quanto ne dedichi, invece, alla tattica individuale?
“Altro aspetto importante. Diciamo che su una media di cinque sedute di allenamento settimanali almeno 1-2 sono dedicate alla tattica individuale“.
Quali sono le lacune più importanti che hanno i giovani?
“Le lacune riguardano soprattutto i ritmi di gioco, la fisicità. Quando arrivano da un campionato Primavera i giovani non sono pronti a livello muscolare e spesso vanno in difficoltà quanto sale l’intensità della partita. Una soluzione per avere giocatori più pronti potrebbe essere quella di organizzare dei campionati con le cosiddette “seconde squadre”: si tratterebbe di una competizione più allenante“.
Quando rivedi la partita della tua squadra?
“Partiamo dal quanto: la rivendo molte volte, sempre per intero. Poi, quando in testa ho ben chiaro come sono andate le cose, vado alla ricerca degli aspetti che mi sono piaciuti meno“.
Come avvengono le correzioni?
“È un lavoro di staff. Assieme ai miei collaboratori analizziamo le principali situazioni emerse e diamo una valutazione sulla base dei concetti sui quali abbiamo lavorato in settimana. Ne parliamo tra di noi, poi impostiamo il lavoro sul campo sulla base di quello che non ci è piaciuto, così ci si augura di evitare il ripetersi degli errori“.
Quale il tuo sistema di gioco preferito?
“Quello che prevede un centrocampo a 3, diciamo preferibilmente il 4-3-3, ma come ho già detto, dipende dai giocatori che hai a disposizione e dalla squadra che vai ad affrontare. Caratteristiche dei propri calciatori e qualità degli avversari, ci si basa soprattutto su questo“.
Svolgi colloqui di squadra o parli singolarmente ai ragazzi?
“Anche in questo caso dipende dalle situazioni. Ci sono calciatori che, per carattere, preferiscono avere un confronto diretto: altri con i quali puoi tranquillamente parlare davanti al gruppo. Devi capire le situazioni“.
Come hai fatto a entrare nel cuore dei ragazzi?
“Non lo so e, sinceramente, non so neanche se ci sono entrato davvero. Io credo molto nel rispetto dei ruoli, nella disciplina e nella coerenza e cerco di trasmettere questo alla squadra. Per me non ci sono figli e figliastri e credo questo sia apprezzato“.
Come è la vita a Pisa? Ti fermano per strada?
“A Pisa c’è un ambiente fantastico, c’è un’atmosfera incredibile, ma non riesco quasi mai a vivere la città. Passo gran parte delle mie giornate al campo di allenamento a lavorare con lo staff. Quando posso, però, cerco di godermi il rapporto con la gente”
Rino, Dortmund, semifinale Mondiale. Dopo gli inni cosa ti ha detto Cannavaro?
“Sinceramente non me lo ricordo. In quel momento, per me, non contavano le parole: c’era da scalare l’Everest e ognuno di noi sapeva quello che doveva fare. Ricordo però le “vibrazioni” che ci siamo scambiati durante l’inno nazionale tutti abbracciati a centro campo“.
Si leggono tanti aneddoti del “tuo” spogliatoio del Milan. È possibile ricrearlo in altri club? I tuoi giocatori fanno domande sulla tua carriera?
“Non sono mai stato uno a cui piace parlare del passato, di quello che ho fatto da caciatore. Posso solo dire che, fuori dal campo, possiamo parlare di tutto. Durante il nostro lavoro io sono semplicemente l’allenatore del Pisa e mi dedico alle nostre problematiche“.