29 Dicembre 2018

Pochesci: “Nelle società italiane non si rispettano i ruoli, succede anche al Milan…”

POCHESCI MILAN RUOLI – Il solito pungentissimo Sandro Pochesci ci ha regalato un contributo a tutto tondo che arricchisce la nostra, già molto varia, rubrica. Il mister non si è limitato a parlare del campionato di Serie B, ma ha ampliato il discorso a tutte le categorie per individuare le cause comuni della crisi tecnica e soprattutto organizzativa del […]

POCHESCI MILAN RUOLI – Il solito pungentissimo Sandro Pochesci ci ha regalato un contributo a tutto tondo che arricchisce la nostra, già molto varia, rubrica. Il mister non si è limitato a parlare del campionato di Serie B, ma ha ampliato il discorso a tutte le categorie per individuare le cause comuni della crisi tecnica e soprattutto organizzativa del nostro calcio.

Partiamo dalle due grandi delusioni: Foggia e Crotone. Con i rispettivi 3-0 subiti forse entrambi i club possono dire addio alle ambizioni d’alta classifica, ma ora quanto è complicato salvarsi?

“Io non metto tutte e due sullo stesso piano, ma il Crotone un gradino sotto. Senza penalizzazione la classifica del Foggia sarebbe bruttina, ma non preoccupante. La cosa sicura è che nessuna delle due squadre ha giovato del cambio dell’allenatore e, se è vero che nei pugliesi è accaduto da poco, dico anche che vedo un gruppo più spento che in precedenza. I calabresi invece stanno fornendo prestazioni senz’anima e inaccettabile: io penso che quando si vedono cose del genere ci siano delle dinamiche interne allo spogliatoio di cui noi non siamo a conoscenza. A gennaio dovrà esserci una rifondazione, più che un cambio di guida tecnica: per salvarsi senza passare dai play-out servirà una media almeno da altissimi play-off.”

Altra crisi nera è quella del Padova. Anche in questo caso l’avvicendamento in panchina non ha spostato gli equilibri, come li si potrà mutare in sede di mercato?

“Serve un giocatore per reparto, ma prima che giocatori dovranno essere uomini. Se ti vuoi salvare hai bisogno di ben altra determinazione e allora gente pronta per la lotta è indispensabile, dato che attualmente manca. Con la a 19 nel girone di ritorno si potranno incontrare massimo un paio di squadre senza obiettivi e tutte le altre agguerrite, per cui ribaltare la classifica sarà davvero difficile.”

Abbiamo analizzato tre casi specifici, ma ora proviamo ad estendere il raggio d’azione a tutta la B. Risultati alla mano, possiamo dire che tutti questi cambi di allenatore non stanno modificando affatto le sorti delle varie squadre?

“Oggi c’è troppa pressione dall’esterno, se un gruppo di dieci persone sulla pagina Facebook di un club copre un mister di insulti e minacce ha già condizionato la sua stagione. Troppe società sono in balia degli eventi e secondo me è la mancanza di dirigenti di livello a causare queste situazione. Si fatica a capire chi ci sia davvero dietro nella scelta di alcuni mister, tutto è avvolto nell’ombra. In questo vuoto di potere il calcio si affida sempre maggiormente alla figura del procuratore, che è il male del nostro sport quando valica la sua sfera di competenza. Molte squadre, Padova in primis, sono anche costruite male, e allora diventa difficile valutare l’operato di chi dirige dalla panchina. Da anni, tuttavia, vedo sempre le stesse facce nonostante i pessimi risultati e magari tanti allenatori pieni di idee restano a casa. Dobbiamo avere il coraggio di attaccare il sistema e denunciare le ingerenze esterne che influenzano le proprietà riguardo a tantissime decisioni. Qui chi parla teme di non allenare più, ma così non si può andare avanti: sono fiero di essere una mosca bianca. Nell’ambiente chiunque detenga un minimo di potere scende a patti ed evita che vengano compiute le riforme indispensabili per rinnovare e riabilitare questo sport. Gravina in ha combattuto e vinto battaglie importanti, ma ora che siede su una poltrona più prestigiosa pare avere le mani legate. In l’unica figura di direttore sportivo capace che individuo è Marchetti e infatti il Cittadella continua a ottenere risultati di alto livello spendendo poco. Ma oltre lui? Pensa che solo Crotone Salernitana hanno lo stesso dirigente da almeno un triennio. Se è un dato di fatto che Marotta sta facendo scuola, è innegabile che nessuno stia seguendo il suo esempio. Il ricambio generazionale è quasi inesistente e tutta la struttura ne risente: si fatica a trovare solidi punti di riferimento. Ti cito un episodio a cui ho assistito dalla tribuna durante Frosinone-Milan: all’intervallo Maldini Leonardo sono entrati negli spogliatoi, è inconcepibile. Due ex calciatori del loro livello come possono così platealmente sfiduciare un allenatore agli occhi di un gruppo? Ognuno oggi cerca di prevaricare il ruolo dell’altro, non c’è rispetto né gerarchia e così i gruppi si sfaldano di continuo.”

Un’eccezione alla regola pare essere il Livorno. Abbiamo visto Breda in B per diversi anni e questa è sicuramente la stagione in cui sta riuscendo a far meglio, nonostante un contesto delicatissimo. Qual è stata la sua bravura?

“Due cose sono fondamentali per un allenatore che prende un gruppo in corsa: essere accettato dal gruppo e disporre di uomini di grande esperienza. Lui ha saputo sostituire un allenatore che ama Livorno come nessun altro, ma che forse non era ancora pronto, e ha convinto ogni singolo calciatore della bontà delle sue idee. Ma i risultati vanno ben oltre il cambio modulo e molto dipendono dal rapporto di fiducia che si è instaurato coi senatori. Quando in uno spogliatoio hai almeno 5 giocatori dai 35 anni in su sai che loro non pensano alla carriera, ma ragionano da adulti. Portandoli dalla sua, ha ribaltato squadra e ambiente. Sta facendo risultati importantissimi contro squadre quotate, cominciando anche a segnare i gol che prima mancavano. Ha trovato la quadratura del cerchio e coinvolto tutti nel progetto. Ribadisco che centrare un simile obiettivo subentrando a un tecnico voluto bene da tutti è impresa davvero ardua: onore a lui.”

Abbiamo parlato solo di bassa classifica, ora facciamo una panoramica sulle zone più elevate. Chi vede favorito per la promozione diretta? Una battuta, poi, sullo scarso minutaggio e la spaventosa media gol di Pazzini a Verona.

“Parto dalla fine. A me è sembrato strano guardare partite in cui il Verona perdeva giocando male e lui restava in panchina, ho immaginato avesse problemi fisici. Questo però non si è mai detto e allora dobbiamo pensare che si tratti di scelta tecnica: sono dinamiche comprensibili solo a chi è interno alla vicenda. Grosso ha reagito dopo esser stato a rischio esonero e ora secondo me dirà la sua, così come il Benevento. I sanniti hanno sofferto non poco a Padova, penso che hanno una squadra in grado di chiudere certi match già nel primo tempo. I tre punti, però, sono stati fondamentali e rilanceranno molto la squadra in ottica promozione. Se dovessi fare una griglia metterei in prima fila gli uomini di Bucchi e il Palermo e in seconda Brescia Verona. La vera sorpresa è il Lecce, che ha una rosa inferiore ma gioca un calcio spettacolare al pari del Brescia. Ho assistito al derby lombardo e mi sono divertito tantissimo. Una partita aperta, ribaltamenti di fronte continui e che bello rivedere Montalto, che appena entrato si è conquistato il rigore con un’azione individuale.”

Cosa può dirci, in chiusura, circa il contatto che ha avuto con la Salernitana?

“Ciò che mi ha reso più felice è stata la stima dei tifosi granata giunta attraverso i social. Li ho affrontati in D,C e sono felice di aver lasciato il segno. Chi, come me, vive in maniera passionale sa che questo è il riconoscimento migliore. Per quanto riguarda i contatti, sono stati solo indiretti e ovviamente non posso dire di più. Sarebbe stata una bellissima esperienza, ma guardo avanti. Per la prima volta inizierò un anno senza allenare…”

Dubito, però, che dalla C non siano arrivate proposte.

“Ne sono arrivate non poche. Le ho ascoltate, però, come chi va a un colloquio sperando di non essere assunto. Dopo aver vissuto un’intera carriera nelle serie inferiori voglio mettermi alla prova e capire se sono in grado di allenare anche in cadetteria. Non è un fatto di presunzione, ma di ambizione: sono disposto ad attendere a lungo la chiamata giusta.”

 

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