7 Febbraio 2019

Pochesci: “Piuttosto che alla Juventus B, si pensi al caso Palermo. Ritorno a Terni? Vi spiego perché no…”

POCHESCI PALERMO – Puntuale come da mesi a questa parte, Sandro Pochesci ha risposto alle nostre domande per la rubrica La Voce del Mister. A tenere banco, oltre al caso Palermo, sono le valutazioni sul calciomercato cadetto e le prospettive di carriera del futuro prossimo del mister. In apertura, però, ci ha tenuto a tornare sull’infortunio capitato a Scavone che tanto […]

POCHESCI PALERMO – Puntuale come da mesi a questa parte, Sandro Pochesci ha risposto alle nostre domande per la rubrica La Voce del Mister. A tenere banco, oltre al caso Palermo, sono le valutazioni sul calciomercato cadetto e le prospettive di carriera del futuro prossimo del mister. In apertura, però, ci ha tenuto a tornare sull’infortunio capitato a Scavone che tanto ci ha tenuto in apprensione venerdì scorso.

“Voglio fare i complimenti a tutte le componenti che hanno deciso per la sospensione di Lecce-Ascoli. Vedere avversari abbracciarsi di fronte a quello che poteva essere un dramma è stato bellissimo. Un plauso enorme ai medici, a Ciciretti Mancosu, alla Federazione e ai tifosi che sono rimasti composti. La vita umana è più importante della trasferta organizzata dai supporter dell’Ascoli, di una settimana di allenamenti e pressioni, dei palinsesti delle televisioni e degli sponsor. Si è riusciti a compiere una scelta forte, mettendo in primo piano le giuste priorità. Un in bocca al lupo al ragazzo, che spero di rivedere subito in campo. Sono certo che da oggi in poi saprà quanto la vita è importante rispetto a una partita di calcio.”

Dopo questo sacrosanto incipit, ci tocca sviscerare i tanti temi che il calcio giocato propone. Stavolta parto dalla domanda più personale: a Terni in tanti stanno invocando il suo ritorno, è qualcosa che potrebbe accadere?

“La gente, anche quella che all’inizio era scettica, ora riconosce la bontà del mio lavoro. Non c’è stato nessun contatto e non credo che ci sarà, io e il patron Bandecchi non ci siamo lasciati bene e siamo entrambi molto orgogliosi. Ci sono altri spiragli che potrebbero aprirsi, magari anche in Serie B. Io non faccio parte del sistema che permette agli allenatori di emergere, perché non scendo a patti coi procuratori. Non faccio mangiare nessuno, con me gioca chi merita anche se ha 16 anni o viene dalla D: l’ho dimostrato facendo giocare Tiscione invece che Tremolada finché il secondo non è entrato in condizione. Non apprezzo questo calcio, mi rispecchio in quello fatto di tanto sudore e sacrifici e faccio fatica a rientrare proprio perché lo vivo in maniera differente, ma resto fiducioso.”

Un argomento che sta monopolizzando l’attenzione di tutti è la crisi societaria del Palermo: Che idea se n’è fatto? 

“Conoscendo il pensiero del presidente Balata mi aspetto anche una decisione clamorosa, ossia l’estromissione della squadra dal campionato a stagione in corso. Una presa di posizione del genere, per quello che ho capito, comporterebbe l’ultimo posto in classifica dei rosanero e libererebbe una posizione in zona retrocessione e play-out. Secondo me sarebbe la strada giusta, che sarebbe stato necessario prendere anche l’anno scorso. Ci vorrebbe un segnale del genere per dimostrare che anche in Italia si possono fare le cose seriamente. L’abolizione dei ripescaggi, caratterizzati da criteri mai chiari, porterebbe luce in un ambiente mai chiaro. Spero che alla fine il Palermo riesca a riemergere, perché la piazza (così come CesenaAvellino Bari) non lo merita. Se però si giungesse al fallimento, mi auguro che possa accadere quanto accaduto a Parma (i punti di contatto tra le due vicende sono molti) anche in fase di rinascita. Il calcio italiano può e deve tornare a essere normale, invece di far coesistere società senza soldi e squadre B, che il nostro sistema ancora non può reggere. Potrebbero avere senso solo se quasi tutta la rosa fosse U23, acquistare ultratrentenni come la Juventus è una presa per i fondelli in contrasto col tentativo della Federazione di dare maggior spazio ai giovani. Quello che stiamo vedendo non ha un senso e nessun punto in comune col lavoro di Real Madrid Barcellona.”

Grande risalto a livello nazionale è stato dato a Giuseppe Bellusci dopo le dichiarazioni di lunedì scorso, le ha apprezzate? Avendo allenato in passato in condizioni del genere, sa dirmi come vivono i calciatori queste fasi?

“Quando ti abbandonano tutti ci sono due reazioni: o ti lasci prendere dal vittimismo o, come Bellusci, chiedi aiuto con tutte le tue forze. Sono esternazioni che destano sempre scalpore, perché sembra che in quest’ambiente debba regnare l’omertà. Io ho apprezzato il suo sfogo, è stato molto naturale e ha parlato a cuore aperto con coraggio. Perché sarebbe dovuto restare in silenzio? Ha lanciato un grido d’allarme, come uomo prima che come professionista. Oggigiorno è rarissimo dire quello che si pensa, quindi gli faccio i più sinceri complimenti.”

Col declino del club rosanero, il Brescia sembra davvero lanciato verso la promozione. Il primo posto per la A è già assegnato o potrebbe esserci qualche insidia dietro l’angolo?

“A me ricorda paurosamente l’Empoli: bel gioco, titolari fissi e tanti gol. Su questo aspetto vorrei dire una cosa: si dice che chi subisce poco abbia più chance di vincere, ma per me non è vero. Chi segna con scarsa frequenza nei momenti negativi perde l’equilibrio anche ha un’ottima difesa, chi trova la rete in ogni modo anche nei periodi più bui ha le armi per superare le difficoltà. Sicuramente i singoli stanno esaltando Corini, ma è giusto valorizzare il suo lavoro: troppo spesso si bistratta il mister, che invece è il 40% di una società. Al di là dei grandi giocatori, le Rondinelle si esprimono a livello altissimo: le panchine di Tremolada Morosini lo dimostrano. Quando vinci scontri diretti in maniera così netta vuol dire che hai individuato la strada giusta, ma prima di certificare il loro primato aspetterei qualche altra giornata. Ci sono squadre come Benevento, ora impegnato in un derby delicatissimo, Palermo, calcisticamente compatto dopo lo sfogo di Bellusci, e Pescara, chiamato a reagire alla batosta subita, che per me possono tornare in auge. Magari non arriverà primo, però io dico occhio al Lecce: come espressione di gioco siamo quasi al livello dei lombardi (anche se subiscono di più), ma dispongono di una rosa molto inferiore. Secondo me è la società adatta a questo campionato, vedo una compattezza tra presidente, ds e allenatore che altrove non esiste. Questa solidità ha avuto un’influenza positiva sui tifosi, che anche nei momenti meno brillanti hanno mugugnato poco o nulla, nonostante siano di palato fino.”

Squadre che invece non riescono a tornare sulla retta via sono il Verona e la Cremonese. Cosa sta mancando?

“Penso che a Cremona manchi la fame nei calciatori, che hanno molta più responsabilità del mister. Mi sembra una squadra molto borghese, inadeguata a una città operaia. Da esterno ho quest’impressione e non riesco a capire come Rastelli potrebbe incidere. A volte bisognerebbe chiudersi nello spogliatoio e chiarirsi anche a costo di perdere le staffe, ma poi scendere in campo e dare l’anima per un obiettivo comune. In tanti fanno calcio, ma non conoscono le dinamiche interne a un gruppo: le invidie intestine andrebbero gestite dalla società, ma magari in questo senso non c’è unione di intenti. Sul Verona dico che sto vedendo la fotocopia del Bari dell’anno scorso: in comune hanno l’allenatore, qualcosa vorrà dire. Grandi prestazioni, vittorie di prestigio e poi momenti lunghi di black-out totale sono una costante di entrambe le stagioni. Io stimo il mister sotto ogni punto di vista, ma forse si deve ancora scrollare di dosso la mentalità da settore giovanile: a quei livelli è normale cambiare spesso titolari, qui no. Cambiando sempre gli uomini in campo, rischi di far scontenti tutti e credo che questo stia avendo ripercussioni negative tra i butei. Riduciamo le rose a 18 giocatori e aggreghiamo ad esse i giovani della Primavera, solo così si può elevare lo spessore del nostro calcio. Bisogna fare come l’Atalanta e investire su giovani e strutture, ma siamo sommersi dalla burocrazia e restiamo chiusi nel passato. Si sta vedendo ora a Roma quanto sia difficile iniziare a lavorare al nuovo stadio, ma così non cambieranno mai le cose. Si dovrebbe ripartire dalla programmazione o andrà sempre tutto più a rotoli.”

In chiusura vorrei chiedere le sue valutazioni sul mercato condotto dalle società di B.

“Il voto più alto va al Padova, che era obbligato a stravolgere tutto e ci è riuscito. Molto bene anche il Foggia, che ha preso tasselli chiave tra difesa e centrocampo per dare solidità alla squadra. Il Cosenza si è mosso altrettanto bene, motivo per cui la lotta per non retrocedere sarà davvero spettacolare: con la reazione certa del Crotone, dall’Ascoli in poi sono tutti in pericolo. I marchigiani, però, hanno preso, come ho già detto, il vero craque: Ciciretti può davvero cambiare il senso di una stagione nel contesto della B, per cui mi complimento con la dirigenza bianconera. Del Palermo sarebbe superfluo parlare, ma l’altro grande flop è il Livorno. I ragazzi di Breda avevano reagito e il mister meritava degli innesti che gli permettessero di lavorare meglio. Il problema del gol non lo si può risolvere di certo con Dumitru, per cui meglio continuare a puntare su Giannetti o sul giovane Canessa.”

 

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