Reggina, Gallo si racconta: “Reggio aveva bisogno di una scossa. Il Covid ha cambiato le ambizioni. Sul futuro…”
REGGINA GALLO SCOSSA COVID – Luca Gallo, presidente della Reggina, è stato ospite presso la trasmissione “Aeroplani di carta” di Giusva Branca. Il numero uno del club amaranto ha raccontato il suo percorso dal dicembre 2018 all’interno di questa realtà. Ecco le sue parole, riprese da strettoweb.com: “Se sono cambiato da quel Natale in cui feci […]
REGGINA GALLO SCOSSA COVID – Luca Gallo, presidente della Reggina, è stato ospite presso la trasmissione “Aeroplani di carta” di Giusva Branca. Il numero uno del club amaranto ha raccontato il suo percorso dal dicembre 2018 all’interno di questa realtà. Ecco le sue parole, riprese da strettoweb.com:
“Se sono cambiato da quel Natale in cui feci irruzione a Reggio? Fisicamente, forse, con la barba e con 16 chili in meno. Caratterialmente no, poco, forse nei particolari, ma ho sempre mantenuto quel caratteraccio che prima aveva diversi spigoli adesso smussati. Ma questo in alcuni frangenti mi ha creato dei problemi e in altri mi ha salvato. La prima volta che misi piede a Reggio fu tra Natale e Capodanno, non si sentiva la Reggina a Reggio, magari era qualcosa di più intimo, una sorta di pudore da non voler esternare. Sentivo la Reggina poco e adesso la sento molto di più, ovunque”.
E su quella sicurezza e spavalderia durante la primissima conferenza stampa, afferma: “Era quello che mi sentivo di fare ed era quello che dovevo fare in quel preciso momento storico, quindi avrei ridetto quelle cose. Io mi son trovato al posto giusto nel momento giusto, secondo me serviva qualcuno col mio carattere e serviva in quel periodo per come era messo il club allora. Volevo far riprendere orgoglio al popolo reggino, dargli un’iniezione di dignità. Il tifoso dentro di sé ce l’ha sempre, la dignità, ma ricordo che quando feci il closing a gennaio il ds Taibi diceva che nessuno voleva venire a Reggio, e così fui costretto a spendere di più sul mercato. Volevo che all’esterno si recuperasse la dignità. La Reggina era annoverata come una squadra non di grande prospettiva, ma come una nobile decaduta. V0levo dare uno shock. Magari un altro sarebbe risultato la caricatura di se stesso, invece io piacqui perché ero me stesso, naturale”.
“Adesso, dopo la prima parte di Covid e nell’attuale, ripensandoci forse ho speso un po’ di più prepandemia, ma allora era sostenibile tranquillamente. Ma la Reggina in C era un insulto, era inconcepibile che stazionasse nella mediocrità. Era un’impellenza immediata. Questo modo di muoversi è stato vincente, però, perché la Reggina ha vinto il campionato e ha vinto anche a livello di immagine, come dimostrano gli acquisti successivi sul mercato. Abbiamo ridato cuore e anima ad un club in una condizione allora un po’ precaria”.
Sulle intenzioni del club se non fosse arrivato il Covid: “Senza il Covid, il mio intento sarebbe stato quello di aggredire il campionato di B come ho fatto con quello di C. Anche la famosa storia della maglietta, era tutto plateale, tutto atto a far sì che la Reggina fosse un club spavaldo. Fra Serie C e Serie B non è che c’è poi ci sia tutta questa differenza, incassi qualcosa dai diritti tv e gli ingaggi sono più alti. A livello economico è la Serie A che ti cambia la prospettiva. Se noi andiamo a vedere gli acquisti di Cionek e Menez sono un po’ come Denis, Bellomo e Reginaldo in C. Questo, ovviamente, non vuol dire che avrei rivinto per forza subito”.
Ma poi arriva il Covid: “Il Covid cambia tutto, a livello mondiale, basta vedere il Barcellona. Ma la Reggina non è in difficoltà economica, può sostenere tranquillamente gli impegni di un’annata in B. Non c’è una problematica oggettiva specifica, è tutto quanto rapportato a un momento a livello nazionale e internazionale dovuto a una pandemia che non accenna a finire. In questo momento un’altra Regione è in zona gialla e siamo alle soglie di una quarta ondata. Bisogna muoversi in un altro modo rispetto a prima, ma questo vale per la Reggina e per qualsiasi altro club. Viviamo in un altro periodo storico. Al momento non vedo la drammaticità della situazione, laddove prima affrontavi a cuor leggero determinate situazioni adesso lo devi fare in maniera minuziosa e oculata”.
E sulla Reggina del futuro: “I giovani sono un’esigenza, specialmente se spendi così tanto per un centro sportivo. Bisogna produrre giovani per la prima squadra e a livello economico, ma secondo me siamo ancora un po’ indietro. Sul fatto di andare a prendere giocatori affermati, perché no. Ho preso Denis e si è confermato giocatore affermato. Deluso da Menez sotto l’aspetto del rendimento? Se dicessi che sono entusiasta la gente capirebbe che sto mentendo”.
Tra tanti dg e qualche allenatore: “Io sono il mangia-direttori generali. Ci sono state delle contingenze. Il fatto che si va a finire un rapporto di lavoro, non vuol dire che ci debbano essere delle frizioni. Da questo punto di vista non sono stato particolarmente fortunato. Anche con gli allenatori sono stato conservatore provando a mantenere il rapporto a lungo. Con i dg non è sempre dipeso tutto da me. Attualmente credo che la Reggina sia strutturata dal punto di vista organizzativo e gestionale, credo che ora sarà una struttura più snella, più veloce, possiamo essere fiduciosi che in questo ambito stiamo migliorando”.
“I tifosi? Ho sempre detto che i tifosi sono la parte più pulita del calcio, perché non hanno alcun interesse e perché sono quelli che soffrono di più, che mettono soldi, che vanno in trasferta. Cosa gli puoi dire, basta guardarli negli occhi per capire la passione che hanno”.
Sul rapporto con Taibi: “Con Massimo ho sempre avuto un rapporto molto franco e diretto, è una persona che ti dice quello che pensa nel bene e nel male, che riesce a sopportare le mie sfuriate. Ho una parte di me molto pesante e fastidiosa, mi arrabbio quando perdo il lume della ragione, mi lascia sbollire per poi prendermi in un altro momento riuscendo a ragionare. Ma quando si perde anch’io faccio così con lui, che deve sbollire, ma a volte ci facciamo delle risate perché abbiamo un senso dell’umorismo simile. E’ una persona perbene, competente di calcio, disponibile, che ha sempre la risposta, diretta e istintiva, ma per questo mi piace”.
Poi, l’obiettivo finale, che è sempre quello: “Se ci proiettiamo in avanti, e lo chiedi a me, l’obiettivo è uno solo e quello è rimasto, non c’è altro. Una persona può avere il sogno di acquistare una Ferrari, perché togliergli il sogno? C’è chi ha il sogno di acquistare una casa o un abito. La vita è fatta di piccoli e grandi sogni, il mio è quello lì e non terminerò fino a quando non lo raggiungerò per un episodio di tanti anni fa”.