Fratelli nel pallone: i Rigoni, un legame indissolubile col calcio e lo sguardo di un padre “Sono grandi professionisti”
RIGONI VICENZA PESCARA CHIEVO – Vi siete mai chiesti perché il calcio sia lo sport più bello al mondo? Enormemente difficile rispondere a causa delle infinite congiunzioni in grado di far breccia nel nostro cuore, ma tutto appare racchiudibile in un’unica parola: emozione. Siamo di fronte al più grande veicolo di sorrisi, lacrime, gioie e […]
RIGONI VICENZA PESCARA CHIEVO – Vi siete mai chiesti perché il calcio sia lo sport più bello al mondo? Enormemente difficile rispondere a causa delle infinite congiunzioni in grado di far breccia nel nostro cuore, ma tutto appare racchiudibile in un’unica parola: emozione. Siamo di fronte al più grande veicolo di sorrisi, lacrime, gioie e dolori, che trova rifugio in quel campo verde accarezzato dal rotolio del pallone, spinto, consapevolmente o meno, dall’affiatamento sviluppatosi tra quegli uomini che interpretano la maglia che indossano come una corazza, capace di trasformare una debolezza in un’arma per raggiungere la gloria sportiva.
Esistono, però, frammenti di vita in cui questi legami, che coltivano l’intento di rafforzarsi ulteriormente con la visione di una rete gonfia, siano insiti nelle vene di un nucleo familiare che decide di affidare il destino delle proprie generazioni al calcio, venendo travolto dall’inevitabile e conseguente altalena di emozioni. Cogollo del Cengio, Schio, Vicenza, Veneto: è qui che la famiglia Rigoni ha posto le radici per elevare il proprio nome nel panorama del calcio italiano. Da una parte c’è Luca, classe 1984, centrocampista grintoso di grande corsa e tecnica che, dopo aver fatto le fortune di tante squadre in Serie A, ha deciso di sposare l’ambizioso progetto del Vicenza, club ricco di storia che gli ha consentito di imporsi all’attenzione del professionismo in giovane età. Dall’altra c’è Nicola, classe 1990, mediano del Pescara con grande esperienza tra Serie A e B, che spicca in fase di interdizione, non limitandosi però a far valere la sua fisicità, come dimostrano gli ottimi spunti negli inserimenti senza palla, quasi a voler richiamare le abilità del fratello maggiore, e nel gioco aereo.
La loro carta d’identità è emblematica. Luogo di nascita? Schio, a una trentina di chilometri da Vicenza. Lì, dove nell’800 la famiglia Rossi fondò lo storico Lanificio che diede origine al marchio “Lanerossi”, rappresentante della maggiore industria italiana del settore tessile nel XX secolo. Una delle prime aziende del Bel Paese ad investire nel mondo del calcio, passando dalla fusione delle squadre di Schio e Piovene fino all’acquisto della società calcistica del capoluogo berico, che sancì ufficialmente la nascita della denominazione “Lanerossi Vicenza“, con dei calciatori fieri di scendere in campo con la storica R del marchio cucita sulla maglia, all’altezza del cuore. A prescindere dall’importanza dalle esperienze collezionate nel corso della loro carriera, Luca e Nicola devono molto alla squadra della loro terra: il binomio Rigoni-Vicenza viene ribadito dalle 150 presenze (appena celebrate) del primo, dalle tantissime stagioni disputate dal secondo e dal pensiero del padre Gianluigi, calciatore biancorosso nei primi anni ’70, che si è intrattenuto in una chiacchierata con la nostra redazione: “E’ un legame di pelle. Abitiamo in provincia di Vicenza e abbiamo sempre avuto come riferimento i Lanerossi, a partire dalla mia esperienza nel settore giovanile. Poi, quando i miei figli erano piccoli, a casa c’erano palloni dappertutto. Uscivano di casa soltanto per giocare insieme e nel corso degli anni hanno coltivato questa passione”.
E la 27a giornata di Serie B propone Chievo-Vicenza come posticipo del lunedì, un derby davvero significativo per i Rigoni, soprattutto per Luca, affermatosi nella massima serie con la maglia clivense, dal gennaio del 2008 al luglio del 2014, fino al passaggio del testimone al fratello minore, giunto nella città scaligera proprio in quell’estate. L’esperienza di quest’ultimo tra i mussi volanti ebbe l’epilogo nel 2019, poco prima di sposare il progetto del Monza in Serie C. “Non so neanche se la guardo, – spiega papà Gianluigi – resterò distaccato. Sono sicuro che Luca darà tutto come sempre”.
Rotolando verso Sud, a una distanza di circa 500km, Nicola adesso veste la maglia del Pescara dopo una prima parte di stagione col contagocce in quel di Monza. Nonostante tutto, quella fra Chievo e Vicenza si rivelerà una sfida importante anche per lui, in grado di risaltare soddisfazioni e sacrifici del suo percorso calcistico: “Doveva fare una carriera importante per le sue qualità tecniche, – continua il padre -, nell’ultima stagione ha giocato poco affrontando anche il Covid. Adesso sembra che stia bene e aspetterei prima di giudicarlo”.
Il calcio unisce, ma in alcuni momenti… divide. I due fratelli, infatti, hanno costruito delle carriere pressoché analoghe, con quattro squadre in comune, inseguendosi senza mai trovare un punto d’incontro che potesse applicare il loro legame indissolubile al campo da gioco. E papà Gianluigi nutre qualche rammarico: “Purtroppo Nicola giocava nelle giovanili quando Luca ha esordito nel Vicenza. Poi quest’ultimo ha accettato l’offerta del Palermo proprio quando il fratello giunse a Verona. Sarebbe bello vederli giocare insieme, ma non c’è mai stata alcuna pressione da questo punto di vista. Ognuno di loro ha fatto la propria strada e Luca è stato un riferimento per Nicola”.
La sensazione, però, è che il Dio del calcio non sia stato benevolo in egual misura verso i fratelli: “Luca ha fatto una carriera importante. Più di 300 partite in Serie A e club importanti come Chievo, Palermo, Genoa e Parma. Nicola forse ha sbagliato delle scelte in alcuni momenti del suo percorso, – afferma Gianluigi – ad esempio rifiutando l’Atalanta nella sessione di mercato invernale del 2012. E’ maturato prima sotto certi aspetti, ma non aveva la stessa convinzione del fratello che, al contrario, avvertiva meno la pressione”. L’esperienza comune di Palermo, paradossalmente, potrebbe rappresentare l’emblema di questo disequilibrio, nonostante Nicola abbia vissuto in rosanero momenti gioiosi come l’esordio in Europa League contro il Maribor e la rete nell’altro match europeo contro lo Sparta Praga. “Questione di tempi” evidenzia il padre, una causa facilmente riferibile anche alla mancata convocazione in Nazionale di Luca, che nella stagione 2014/2015 riuscì a siglare 9 reti nella massima serie con i siciliani. Numeri da capogiro per un mediano “Forse aveva già una certa età” spiega ancora.
I ricordi del passato vanno custoditi nel proprio cuore, raccogliendo i frutti degli errori per costruire un futuro migliore, magari dando ancora calci ad un pallone. E su questo Gianluigi Rigoni è chiaro “Non credo che Luca abbia ancora tanti anni a disposizione nella sua carriera da calciatore. E’ prossimo ai 37 anni, ma credo che giocherà anche nella prossima stagione. Adesso si sta ritagliando grande spazio tra i Lanerossi e lo spirito è lo stesso di sempre. Inoltre, è stato fortunato ad avere una condizione fisica ottimale. Nicola, invece, potrebbe fare 4-5 anni ad alto livello. Purtroppo, però, deve fare i conti con qualche infortunio di troppo e mi auguro che stia bene fisicamente. L’unica cosa che mi sento di dire è che a livello mentale sono dei grandi professionisti. Questo è certo”.
Archiviate le speranze rivolte al futuro, è tempo di focalizzarsi sul presente. E chissà se alle ore 19 Gianluigi e Nicola non riescano ad accendere il televisore per sostenere il Vicenza di Luca nella battaglia sportiva contro la sua ex squadra, a cui ha già regalato qualche sofferenza in passato. L’unica certezza è che il legame tra la famiglia Rigoni e il calcio non avrà mai una fine.