ESCLUSIVA PSB – Avv. Di Cintio: “Lega B, comportamento illegittimo. Il format va tutelato, decisivo il ruolo del CONI”
RIPESCAGGI SERIE B – Quale sarà il futuro della Serie B? Domanda che ha del paradossale, considerando che la nuova stagione dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) prendere il via oramai a breve. Purtroppo le vicende extracalcistiche hanno preso il sopravvento sul calcio giocato e sulla corretta organizzazione della nuova annata che, ad oggi, si prospetta […]
RIPESCAGGI SERIE B – Quale sarà il futuro della Serie B? Domanda che ha del paradossale, considerando che la nuova stagione dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) prendere il via oramai a breve. Purtroppo le vicende extracalcistiche hanno preso il sopravvento sul calcio giocato e sulla corretta organizzazione della nuova annata che, ad oggi, si prospetta essere tra le più complicate del recente passato. Per fare chiarezza sul reale status quo delle cose, abbiamo raggiunto in esclusiva l’Avvocato Cesare Di Cintio, tra i principali esperti di diritto sportivo del nostro Paese.
È attesa quest’oggi la presentazione del calendario di una Serie B in alto mare. Dato che, come stabilito dalle Norme Organizzative Interne della FIGC, non è possibile che la stagione alle porte prenda il via con sole 19 squadre, come mai secondo lei la Lega B continua a cercare lo scontro con la Federazione?
“La Federazione ha a più riprese ribadito alla Lega B l’obbligo di tornare a 22 squadre, anche se bisognava imporsi in una maniera sicuramente più concreta. Detto questo, ripeto quanto già sostenuto: gli articoli 49 e 50 delle NOIF dicono, in maniera molto semplice, che il format è a 22 squadre ed una modifica a quest’ultimo deve essere effettuata con votazione del Consiglio Federale, sentite le componenti. Nel caso attuale si è invece fatto un procedimento al contrario: la Lega B, con decisione autonoma, ha ridotto l’organico del campionato. Questo è illegittimo. Inoltre, non dimentichiamo la sentenza n.35 del 2014, ovvero la sentenza Novara, storica da questo punto di vista, con la quale è stato ulteriormente ribadito che il format resta a 22 compagini. Ritengo, dunque, che vi sarà una grandinata di ricorsi in Serie B”.
Qual è, secondo lei, l’evoluzione più possibile della cosa? La FIGC, qualora dovesse passivamente accettare la volontà della Lega B, si troverebbe a dover avere a che fare, come lei ha poco fa preannunciato, con l’eventuale marea di ricorsi che verrebbero sicuramente presentati.
“Due ricorsi sono già stati inoltrati questa mattina da parte di Ternana e Pro Vercelli, entrambi contro la Lega B, che intende ridurre ‘de facto’ l’organico del campionato cadetto. Credo che, a seguito della presentazione del calendario, vi saranno ulteriori ricorsi, con le altre partecipanti alla disputa per il ripescaggio che si accoderanno. Il problema, ad oggi, non riguarda chi deve essere ripescato o meno, ma la tutela del format, che è la salvaguardia di un principio di diritto. Il motivo? Se domani ogni Lega, ogni componente, può decidere di incidere sul sistema in maniera autonoma, è chiaro che il movimento calcistico italiano finirà col non poter dare più certezze e, così facendo, non invoglierà nuovi imprenditori a volerci entrare”.
Nel corso di questa turbolenta estate abbiamo avuto modo di conoscere i tanti organi chiamati in causa. Non crede che questo crei, oltre a tanta confusione, un’eccessiva pesantezza dell’apparato burocratico in ambito sportivo? Come mai si è restii ad applicare, oltre alla semplificazione amministrativa, il principio della prevalenza della sostanza sulla forma?
“Il ricorso alla giustizia sportiva, da un lato, è salutare, perché permette a ciascun interessato di potersi difendere. Sono d’accordo sul fatto che debba prevalere la sostanza sulla forma, perché in molti casi l’eccessivo formalismo ha escluso dai campionati diverse società virtuose, come accaduto alla Vibonese che, nella passata stagione, a causa di questioni formali fu estromessa dal campionato di Serie C, salvo poi potervi accedere per meriti sportivi. Ritengo che debba essere fatta una riforma delle norme processuali, perché questa proliferazione di ricorsi deve avere un termine, e questo non può coincidere con l’inizio dei campionati. A mio avviso, il tutto dovrebbe concludersi entro e non oltre il 15-20 luglio. Devono esserci procedure ferree che, da un lato, danno il diritto a tutti di difendersi, ma che terminano in maniera inequivoca nel termine suggerito poco fa, onde evitare che situazioni di questo genere regnino sovrane”.
Restando in tema: il CONI che ruolo ha ed avrà in tutte le dispute attuali?
“Decisivo. Tutti i ricorsi avranno come punto di riferimento il Collegio di Garanzia dello Sport. Trattandosi di atti non altrimenti impugnabili presso altri organi, chi deciderà in un unico grado sarà il CONI al quale, credo, tutte le ricorrenti faranno richiesta di sospensione cautelare dei provvedimenti emessi dalla Lega B”,
Una domanda sul ruolo della Covisoc: parliamo di un organo protagonista assoluto dell’estate extracalcistica. Come si spiega un ritardo così netto sul piano delle tempistiche e della prevenzione? Delle deficitarie situazioni debitorie delle squadre poi fallite, il Cesena in particolar modo, si sapeva da anni.
“Ci troviamo dinanzi ad un altro problema normativo. Le norme che regolano l’iscrizione ai campionati prevedono che ogni società debba adempiere le obbligazioni di natura sportiva, mentre non vengono mai considerate le obbligazioni di natura commerciale, ovvero i debiti con i fornitori. Questi, nella grande maggioranza dei casi, costituiscono la maggior parte dei debiti delle società e, arrivati ad un certo ammontare, ne comportano il fallimento. Spiego brevemente le dinamiche: spesso succede che una compagine, dopo aver pagato i dipendenti, non paghi figure quali il soggetto che taglia l’erba del campo di gioco oppure il fornitore del materiale tecnico. I debiti si accumulano e questi soggetti sono legittimati a far fallire una società, esattamente come sarebbe legittimato qualsiasi dipendente che non dovesse percepire i propri emolumenti. Quindi, la discrasia nasce dal fatto che le norme prevedono un controllo sulle obbligazioni di natura sportiva, ma bisogna capire che anche le obbligazioni di natura commerciale possono portare al fallimento e, fino a quando non vi saranno controlli anche in quest’ultimo caso, non saranno nuove situazioni come quelle recentemente apprese”.
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