ESCLUSIVA PSB – Cittadella, Rosafio: “Mi trovo in un top club e nella realtà perfetta per crescere e fare calcio. Il mio obiettivo è quello di contribuire ai successi di questa società”
ROSAFIO CITTADELLA ESCLUSIVA PSB – Quasi sempre, nel calcio così come nella vita, il talento non basta se non supportato dalla giusta mentalità, necessariamente diretta ad accettare i propri limiti ed indispensabile per superarli e migliorarsi giorno dopo giorno. Mattone dopo mattone, tassello dopo tassello ed obiettivo dopo obiettivo: raggiungere palcoscenici come quello cadetto ed […]
ROSAFIO CITTADELLA ESCLUSIVA PSB – Quasi sempre, nel calcio così come nella vita, il talento non basta se non supportato dalla giusta mentalità, necessariamente diretta ad accettare i propri limiti ed indispensabile per superarli e migliorarsi giorno dopo giorno. Mattone dopo mattone, tassello dopo tassello ed obiettivo dopo obiettivo: raggiungere palcoscenici come quello cadetto ed essere parte integrante di una realtà da Serie A come quella rappresentata dal Cittadella non può certamente essere frutto del caso. Determinazione, lavoro e grande spirito di sacrificio non possono non essere gli elementi essenziali nella scalata verso la crescita ed il successo.
Questi input di certo non sono mancati nel percorso di Marco Rosafio, ragazzo partito dalle serie inferiori e che con grande abnegazione e determinazione è, da due stagioni, tra i protagonisti della splendida realtà veneta. Raggiunto in esclusiva dai nostri microfoni, il calciatore granata ci ha confidato i segreti del club modello della Serie B soffermandosi, inoltre, sul suo percorso di carriera e sugli obiettivi che intende perseguire in maglia granata.
Marco, partiamo dalla fine ossia dal fondamentale successo esterno ottenuto nel match di recupero contro la Reggiana: la risposta da grande squadra che ci si aspettava dopo la sconfitta di Chiavari e l’ennesima dimostrazione di forza di una realtà che ha, più che mai, voglia di continuare a far bene. Ti aspettavi una risposta tanto convincente da parte del gruppo?
“Allenandomi con questo gruppo e vivendoci praticamente ogni giorno assieme, ti rispondo di si, senza alcun dubbio. Osservo ed ammiro il grandissimo potenziale e l’immenso spirito di sacrificio che lo contraddistingue: tutti hanno voglia di lavorare, migliorarsi ed alzare l’asticella giorno dopo giorno. Le partite, specialmente in cadetteria, sono sempre difficili da affrontare però ho una profonda stima e fiducia in questo organico, composto da grandi uomini e grandi professionisti, ed ero perciò sicuro che avremmo approcciato il confronto contro la Reggiana con il piglio e l’atteggiamento giusto. I risultati positivi sono solo la diretta conseguenza di una settimana di lavoro condotta in modo impeccabile e con la massima concentrazione”.
Continuare a definire il Cittadella “sorpresa” sarebbe, a mio avviso, non solo riduttivo ma anche ingiusto nei confronti di una realtà sana ed organizzata che, anno dopo anno, sta insegnando cosa significhi fare calcio con poche risorse ma con elevata lungimiranza e progettualità. Qual è, a tuo avviso, l’ingranaggio fondamentale che permette il perfetto funzionamento di questa macchina incredibile?
“Tutto parte dall’eccezionale sincronia che caratterizza ed accomuna il lavoro delle varie figure che operano all’interno di questo meraviglioso contesto. Parto dalla grande professionalità e competenza del direttore Marchetti: ogni anno è in grado di portare a Cittadella calciatori sulla carta poco conosciuti ma che alla fine si rivelano grandi talenti consentendogli, non solo di crescere e maturare, ma anche di essere protagonisti di un campionato con ambizioni di vertice. Grande merito va anche riconosciuto a mister Venturato, il quale ha un’idea di calcio molto bella da interpretare e mettere in pratica: non ti nascondo che ci vuole un pò di tempo per acquisire a dovere determinati princìpi ma, una volta assimilati, i risultati si vedono. Ulteriore componente non può che esser rappresentata dalla grande voglia che ci mette il gruppo: dal capitano che ha 39 anni fino ad arrivare al ragazzo più giovane, tutti mettono in evidenza grande intensità, concentrazione e volontà di lavorare. Nel momento in cui si verificano tutte queste condizioni positive, fai fatica a non ottenere i risultati ed a non trarne beneficio”.
Da Lecce a Viareggio, passando per Forlì, Monopoli, Castellammare, Messina e Cava de’ Tirreni. Il tuo percorso parte sicuramente dal basso e la possibilità che il Cittadella ti ha concesso, circa un anno e mezzo fa, di confrontarti in un palcoscenico prestigioso come quello cadetto è il giusto premio per il lavoro e l’impegno che hai sempre profuso. Vivi il contesto granata oramai dall’estate del 2019 e per questo ti chiedo: quanto è stata dura raggiungere un livello tanto importante e quali sensazioni ti ha suscitato interfacciarti e calarti in un ambiente tanto stimolante ma già perfettamente oliato come quello veneto?
“Sono sincero e, pertanto, ti confermo come il percorso per arrivare in Serie B non sia stato semplicissimo, come giustamente ricordavi. Negli anni passati, prima di approdare in Serie D, è capitato spesso di disputare campionati in cui ho avuto poca possibilità di giocare e nei quali, quindi, non mi era stata concessa la possibilità di essere protagonista. Non nego che, in questo senso, ha inciso anche l’aspetto legato alla mia personalità: faticavo a credere pienamente in me stesso e quindi non sono riuscito da subito ad esprimere totalmente il mio potenziale fino a quando non ho incontrato lungo il mio percorso mister Modica. A lui devo tantissimo perchè mi ha fatto capire che per raggiungere certi livelli avrei dovuto approcciare ed interpretare gli allenamenti con una testa diversa, infondendomi quindi un’altra mentalità. Mi ha dato la possibilità di essere protagonista sia in Serie D che in Serie C e di raggiungere un top club come il Cittadella. Non sono di certo io a definirlo tale ma è il campo: se da diversi anni a questa parte la società raggiunge con regolarità i playoff ed ha sfiorato anche la Serie A, non è di certo un caso. Quando sono arrivato qui ho avuto solamente impressioni positive che ho avuto modo di rafforzare nel corso nei mesi successivi: c’è un gruppo compatto che mi ha accolto in maniera incredibile facendomi sentire come se fossi qui da sempre. Poi il contesto, sia da un punto di vista ambientale che tecnico, è stimolante, coinvolgente e ti spinge ad alzare sempre l’asticella: credo sia la realtà perfetta per fare calcio”.
Una delle priorità per un calciatore versatile e dinamico ma allo stesso tempo tecnico dovrebbe essere, a mio modesto parere, quella di riuscire a trovare gradualmente una posizione principale e “specializzarsi” nella medesima, specialmente in una fase di carriera importante come quella che stai attraversando. In passato hai giocato da esterno ed anche da attaccante avanzato ma nel 4-3-1-2 di Venturato, da trequartista o seconda punta, hai forse la possibilità di esprimere al meglio le tue caratteristiche vista la presenza di calciatori offensivi, su tutti Ogunseye e Tsadjout, che sono in grado di integrarsi al meglio con le tue caratteristiche e con i quali hai dimostrato di saper dialogare molto bene. Quali sono i compiti che il mister ti chiede maggiormente? Quali, invece, i consigli che più spesso ti fornisce per continuare nel tuo percorso di crescita?
“Sono un calciatore che riesce ad adattarsi in più ruoli. Lo scorso anno ho fatto prevalentemente la seconda punta mentre quest’anno il mister, in base alle esigenze, mi ha impiegato anche come trequartista. Per l’idea di calcio che propone il mister, credo siano due ruoli che mi permettono di esprimere al meglio le mie qualità. Venturato, in generale, si focalizza molto sull’efficacia della pressione e sull’inclinazione ad attaccare lo spazio. Personalmente, mi chiede molto in termini di intensità: essendo un giocatore con doti prettamente offensive, si aspetta tanto in tal senso per contribuire anche in un’ottica difensiva. In questi due anni mi sento molto migliorato sotto questo punto di vista ma sono consapevole di non dovermi fermare e di continuare su questa strada”.
Risposta secca: qual è il calciatore, del passato o del presente, al quale maggiormente ti ispiri?
“Arjen Robben, il mio giocatore preferito”.
Chiudiamo con un classico doppio auspicio: quali obiettivi speri di poter raggiungere al termine della stagione, sia dal punto di vista personale che di squadra?
“Guarda, a livello personale preferisco non dare numeri perchè ogni volta che dico qualcosa non succede mai. Per scaramanzia non mi esprimo (ride). Scherzi a parte, spero senza dubbio spero di poter aiutare la squadra nell’arco della stagione e di contribuire al raggiungimento dei successi di questa società. Siamo consapevoli delle nostre potenzialità e puntiamo a continuare così senza porci limiti e sperando di raggiungere un “qualcosa di bello” a cui tutti aspiriamo”