La favola Giuseppe Rossi, Spal e Clotet con un gioiello tra le mani
ROSSI SPAL CLOTET – A Giuseppe Rossi, nuovo attaccante della Spal, sono bastati poco più di 10 minuti, nell’ultima partita di campionato a Cosenza, per trovare il gol in una gara ufficiale dopo 454 giorni. Quasi due anni dopo l’ultimo messo a segno in Italia, correva la stagione 2017-2018. La Carriera La crescita nelle giovanili […]
ROSSI SPAL CLOTET – A Giuseppe Rossi, nuovo attaccante della Spal, sono bastati poco più di 10 minuti, nell’ultima partita di campionato a Cosenza, per trovare il gol in una gara ufficiale dopo 454 giorni. Quasi due anni dopo l’ultimo messo a segno in Italia, correva la stagione 2017-2018.
La Carriera
La crescita nelle giovanili del Parma e l’approdo, a soli 17 anni, al Manchester United. L’esordio in Premier League con Ferguson e il passaggio al Newcastel United. La nuova esperienza a Parma. L’esordio in Nazionale maggiore nel 2008, sotto la gestione Lippi, e la stabilità, conquistata a suon di prestazioni, con cui si insedia nel gruppo azzurro. L’esclusione dalla lista definitiva dei convocati per il Mondiale 2010 e l’esplosione al Villarreal, con cui segnerà 54 gol in 136 partite (di cui diverrà anche il miglior marcatore della storia nelle competizioni europee). La rottura del crociato al Santiago Bernabéu contro il Real Madrid e la conseguente retrocessione nella Segunda División spagnola, alla fine della stagione 2011-2012, del “sottomarino giallo”. La Fiorentina, nonostante le non rassicuranti condizioni fisiche, punta su di lui e lo acquista a titolo definitivo. Firenze e la viola, un connubio perfetto per lui: sceglie la maglia numero 49, come l’anno di nascita del padre. Il ritorno nella Nazionale di Prandelli in cui è il protagonista indiscusso. Il 20 ottobre 2013, giorno in cui, nel pieno delle sue forse, schianta la Juventus rifilando una tripletta a Gianluigi Buffon, consegnando ai suoi la vittoria in rimonte per 4-2. Meno di tre mesi dopo un nuovo infortunio al ginocchio. Il recupero in extremis, e la nuova, sorprendente, esclusione, sempre causa condizione precaria, per il Mondiale del 2014. Un lungo tira e molla a Firenze e l’arrivo di Paulo Sosa, che lo lascia ai margini del progetto. Con la breve esperienza al Levante, inizia per lui una lunga serie di controproducenti esperienze che lo fanno finire ai margini di qualsivoglia progetto.
La narrazione di tali fatti potrebbe sembrare un copione privo di logica o un crudele scherzo del destino, si tratta invece del percorso calcistico di Giuseppe Rossi. Una carriera, la sua, ingiustamente lastricata da infortuni e difficoltà, che ne hanno condizionato e precluso la definitiva esplosione tecnico-tattica-realizzativa.
La nuova vita a Ferrara
L’arrivo a Ferrara. L’operazione che ha portato Giuseppe Rossi alla Spal, voluta fortemente dal presidente Tacopina, è qualcosa che va oltre i meri scopi di facciata. Nella conferenza stampa di presentazione, infatti, l’aspetto su cui l’assetto societario si è fortemente battuto è stato proprio questo: “crediamo in lui e nelle sue qualità, vogliamo tornare grandi insieme”. Affermando che sì, Pepito Rossi è stato acquistato dalla Spal poiché certi che possa essere un valore aggiunto per la cadetteria. Che dietro il suo arrivo non vi è alcuna voglia di lustro.
L’inserimento nello scacchiere di Clotet
La predisposizione tattica della Spal, fortemente caratterizzata dall’identità e dalla concezione calcistica del suo allenatore, è un organismo in costante crescita, volta a non concedere punti di riferimento all’avversario. I diversi schieramenti tattici proposti nell’arco di questa stagione, confermano la tesi secondo cui il modulo è fattore puramente indicativo. La vera impostazione tattica della squadra è fornita dall’interpretazione dei ruoli di ogni singolo calciatore in campo.
L’estro innato di un calciatore come Giuseppe Rossi, si può dunque collocare in maniera egregia all’interno di tale concezione calcistica. Il consueto 4-3-1-2 o 4-2-3-1 che il tecnico spagnolo sta maggiormente proponendo nelle ultime, non felicissime, uscite stagionali, si sposano perfettamente con le doti tecniche di questa seconda punta che, come già fatto a Cosenza, agendo tra le linee può elevare sostanzialmente l’indice di pericolosità di una squadra dall’altissimo tasso offensivo. In tal senso, l’agire alle spalle a giganti dell’area di rigore quali Melchiorri e Colombo, o accanto a frecce quali Latte Lath e Seck, può rappresentare per Clotet un’ulteriore carta da estrapolare dal mazzo.
L’ingresso a Cosenza
A conferma della tesi societaria spallina, vi è la cattiveria agonistica e la voglia con cui Rossi è entrato nella partita di Cosenza, spaccandola. Partita in terra calabra tutt’altro che fertile per un giocatore poco adibito alla lotta e all’uno contro uno. Eppure Clotet, grazie ad una complicata lettura del momento, ha intravisto la possibilità di poter ferire il Cosenza proprio tra le linee, con un giocatore di qualità, ed ha inserito il numero 49.
Gol a parte, la partita è stata determinata dall’ingresso dell’attaccante proprio grazie alla qualità e alla personalità con cui ha giocato i pochissimi palloni della sua gara. La palla gol creata sulla trequarti con la complicità di Seck, è la dimostrazione oggettiva di quanto possa fare bene nella duttilità di questa proposta di calcio. In fase di costruzione, con il suo ingresso, la gestione della manovra offensiva è passata inevitabilmente dai suoi piedi. Manovra che lo ha visto spesso ricevere la sfera molto lontano dalla porta avversaria e cercare la verticalizzazione. Inviti non sempre letti dai suoi compagni, vuoi per una diversa velocità di pensiero, vuoi per l’importante dispendio di energie della gara.
La Favola
Il cambio con Colombo, apparso in un primo momento folle, vista la durezza della partita e la grande prestanza fisica del giovane attaccante, si è rivelato poi quello decisivo. Non sappiamo bene se Clotet abbia avuto un’illuminazione o se la grandezza del calcio si misura anche in questo tipo di episodi, al limite del paradossale. Ma, un Giuseppe Rossi che sventa più in alto di tutti in un’area di rigore costernata di giganti, regalando di testa il gol partita alla sua squadra, è sicuramente l’epilogo più bello che questo film potesse raccontare.