Spal, senti Clotet: “Qui sto bene, il progetto mi piace. Il club deve crescere attraverso i giovani. Su Colombo…”
SPAL CLOTET PROGETTO GIOVANI – Pep Clotet, allenatore della Spal, ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni de La Gazzetta dello Sport. Il tecnico catalano ha commentato la sua scelta di andare a Ferrara. Inoltre, ha analizzato il campionato di Serie B, descrivendolo come il campionato più competitivo degli ultimi anni. Ecco le sue parole: […]
SPAL CLOTET PROGETTO GIOVANI – Pep Clotet, allenatore della Spal, ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni de La Gazzetta dello Sport. Il tecnico catalano ha commentato la sua scelta di andare a Ferrara. Inoltre, ha analizzato il campionato di Serie B, descrivendolo come il campionato più competitivo degli ultimi anni.
Ecco le sue parole:
Clotet, dopo Brescia perché ancora l’Italia e la Serie B? «Ho valutato diverse opzioni, mi è piaciuta molto l’esperienza dell’anno scorso, mi piace come si lavora qui. Mi ha chiamato Zamuner e ho scelto la Spal per il progetto di far crescere il club attraverso i giovani. Non è facile per un allenatore trovare un progetto simile in un ambiente così. Ho grande feeling con Zamuner, mi ha spiegato chiara- mente la situazione».
Sul campionato: «Penso che la B debba essere quello che facciamo noi: forma- re i giovani per la A. L’ha detto anche Fabio Capello. Il campionato è molto competitivo, simile alla Championship inglese: tutti possono battere tutti. L’ideale è poter lavorare almeno due anni per gettare le basi e crescere nel tempo, come stanno facendo il Pisa e la Cremonese».
Negli ultimi dieci anni non si è segnato tanto come oggi: 195 gol. Come lo spiega? «Io sono qui da poco, ma vedo tutte le squadre con organizzazioni importanti e giocatori con ottime qualità. Ma è la mentalità del calcio europeo in generale che porta ad avere una fase offensiva più organizzata».
Quindi la B è poco «italiana» e più europea? «Forse una volta c’era più attenzione alla fase difensiva, come da tradizione, alla ricerca del risultato immediato. Ma tutto cambia, basta guardare la vostra Nazionale che ha fatto un cambio di mentalità. E poi è giusto puntare sui talenti locali: questa è una tendenza europea».
Sul suo calcio: «Giochiamo un calcio verticale e veloce per sorprendere l’avversario, cerchiamo tanti attacchi. La nostra fase difensiva è tutta nel recupero palla veloce per andare ad attaccare. Stiamo alti e aggressivi per questo».
Cosa non vi funziona invece sono le partite fuori casa: 3 trasferte, 3 sconfitte. «All’inizio può capitare, siamo giovani. Fa parte del percorso di crescita, l’importante è cercare la qualità del gioco, fuori come in casa. Sono tranquillo. Non basta uno schiocco di dita (lo mima) per farcela».
Al Birmingham ha lanciato Jude Bellingham, oggi stella del Dortmund. Alla Spal in rampa di lancio ha soprattutto Colombo: dove può arrivare? «Ha un bel futuro davanti, nel mio calcio ci vuole un attaccante così: si sacrifica per la squadra, ha forza per attaccare lo spazio, lotta e gioca con i compagni. E fa gol. Non dico dove può arrivare per non dargli pressione, ma questo anno è fondamentale per lui».
Ha da poco affrontato il Parma di Maresca, anche lui legato a Guardiola. Ne avete parlato? «No, lui lo conosce meglio… Mi ha solo raccontato dell’Inghilterra, della sua esperienza».
Sul suo modello Bielsa: «Certo. Sempre avanti per fare male all’avversario, intensità anche in allenamento. Dobbiamo fare un calcio del quale essere orgogliosi, con un’identità, con i tifosi che alla fine della partita ci battono le mani. Noi siamo ben pagati e il modo migliore per guadagnare i soldi è soddisfare l’orgoglio dei tifosi».
Sul suo Barcellona: «È dura… È finito un ciclo. Ma sono sicuro che presto tornerà a essere una grande squadra».
Su Cellino e Tacopina: «Cellino era come un amico. Anche con Tacopina sto bene. Guardiamo insieme le partite: lui tifa Milan e io in Champions mi sono schierato contro con il Liverpool… (ride) Credo che faremo un bel percorso insieme».
Sul rinnovo di contratto in scadenza a giugno: «Qui sto molto bene, la città è fantastica, tutto è molto vicino e comodo: non è facile trovare un posto così… Se c’è la possibilità di dare continuità al lavoro e dare stabilità, a me va benissimo».
La scacchiera l’ha portata? «Ecco, questa è l’unica cosa che manca. A Brescia giocavo con Van de Looi, qui devo trovare qualcuno: non ho mai tempo»