Una lunga storia di successi e emozioni: al Del Duca la festa per i 120 anni dell’Ascoli
E’ mancata la ciliegina sulla torta, la vittoria contro il Padova. Ma chi ha nel cuore i colori bianconeri non dimenticherà tanto facilmente la giornata di sabato 10 novembre, quando l’Ascoli al Del Duca, di fronte a quasi 10 mila spettatori, ha festeggiato i suoi primi 120 anni. Oltre un secolo di vita ricco di […]
E’ mancata la ciliegina sulla torta, la vittoria contro il Padova. Ma chi ha nel cuore i colori bianconeri non dimenticherà tanto facilmente la giornata di sabato 10 novembre, quando l’Ascoli al Del Duca, di fronte a quasi 10 mila spettatori, ha festeggiato i suoi primi 120 anni. Oltre un secolo di vita ricco di successi, emozioni, soddisfazioni (ovviamente anche di qualche cocente delusione), con ben 16 partecipazioni al campionato di serie A, 22 a quello di serie B dove detiene anche il record di punti nei tornei italiani a 20 squadre quando ancora c’erano i 2 punti per la vittoria (61 punti, stabilito nel 1977-78 dall’Ascoli di Renna). Ma nel suo glorioso palmares l’Ascoli vanta anche il torneo di Capodanno (vittoria resa più prestigiosa dall’avversaria sconfitta in finale, la Juventus) una supercoppa di Lega Pro , una Mitropa Cup e vittorie di prestigio su tutti i principali campi della serie A (a Torino contro la Juventus, a Roma contro la Lazio, a Milano contro Milan e Inter). Numeri e successi che sono valsi all’Ascoli il titolo di indiscussa ed incontrastata “Regina del calcio marchigiano”.
Non era facile e sarebbe servita probabilmente un’intera giornata per far sfilare sul campo tutti gli uomini, giocatori e allenatori, che hanno reso così straordinarie le vicende di questa squadra. Per quanto riguarda i giocatori ne sono stati scelti 4 che, a vario titolo, rappresentano un importante pezzo di storia dei bianconeri. A partire da Francesco Scorsa, il giocatore con il maggior numero di presenze in serie A con la maglia dell’Ascoli, giunto sotto le 100 torri nel 1974, nell’anno del primo campionato di serie A, e rimasto in bianconero per 10 stagioni, fino al 1983. Libero moderno, in grado di uscire testa alta e palla al piede, al suo arrivo trovò di fronte una sorta di istituzione bianconera, quel Mario Colautti difensore roccioso ma dalla conclusione al fulmicotone (indimenticabile la sua punizione al 90° per l’1-0 contro la Lazio di Chinaglia). Eppure già nel primo anno bianconero Scorsa collezionò 16 presenze (sulle 30 complessive), per poi diventare pedina inamovibile.
Proseguendo per Adelio Moro, regista di centrocampo dai piedi sopraffini per 6 stagioni in bianconero (dal 1976 al 1981), grande protagonista (sempre in campo 38 partite su 38) della straordinaria cavalcata da record dell’Ascoli di Mimmo Renna nel 1977-78 e dell’Ascoli che ottenne il quarto posto (miglior piazzamento dei bianconeri in serie A) nella stagione 1979-80 con G.B. Fabbri alla guida.
Insieme a loro Fabrizio Lorieri, cinque stagioni in bianconero (dal 1989 al 1993) e tra i protagonisti di una delle più incredibili promozioni in serie A dell’Ascoli, quella con Sonetti alla guida conquistata con il rigore del 3-3 a pochi secondi dalla fine a Reggio Emilia realizzato da Casagrande (e grazie al gol al 90° di Simonetta a Lucca contro il Padova). E poi Bruno Giordano, bomber della Lazio prima e del Napoli di Maradona poi, in bianconero prima nella stagione 1988-89 (nella quale realizzò 10 reti in serie A, con a fianco Casagrande e Cvetkovic) e successivamente dal 1990 al 1992, anche se condizionato dagli infortuni. Per lui nel 2013-2014 anche una parentesi in panchina nell’Ascoli, nella difficilissima annata del fallimento e poi dell’arrivo di Bellini.
“Il giorno più bello della mia vita è stato quando sono arrivato ad Ascoli, il più brutto quando me ne sono andato. Porterò sempre con me il ricordo indelebile di Costantino Rozzi” ha detto Francesco Scorsa. “Sono emozionatissimo, ringrazio i tifosi per tutto quello che mi hanno dato. E’ difficile trovare anche in serie A una tifoseria così passionale” ha aggiunto Adelio Moro. “Sono orgoglioso di aver dato il mio contributo alla storia del club” ha sostenuto Fabrizio Lorieri, mentre Brno Giordano ha confessato di portare Ascoli nel cuore, “sono entusiasta di aver fatto parte della sua storia”. Chiamati a gran voce, i quattro si sono poi recati sotto la curva sud per ricevere il meritato omaggio della tifoseria più calda bianconera.
Tantissimi gli ex bianconeri presenti in tribuna: Aloisi, Soncin, Cacciatori, Castoldi, Di Venanzio, Schicchi, Zaini, Camaioni, Manni, Oddi, Agostini. Ma tantissimi altri ne avremmo voluti vedere al Del Duca per le gloriose pagine di storia bianconera che hanno contribuito a scrivere con le loro gesta. A partire naturalmente da tutti gli “eroi” della prima storica promozione prima in B poi in A (Masoni, Grassi, Vezzoso, Gola, Campanini, Colombini, Vivani, Morello, Minigutti, Silva, Legnaro) passando per i protagonisti del campionato dei record (Pasinato, Bellotto, Ambu, Roccotelli, Quadri, Greco, Perico) e delle più straordinarie imprese in serie A (Novellino, Nicolini, Anastasi, Monelli, Brini, Muraro, Mandorlini, Iachini, Carillo, Trevisanello, Torrisi, Gasparini, Boldini).
Non potevano esserci dubbi, invece, sulla scelta dell’allenatore più rappresentativo della storia bianconera, quel Carletto Mazzone che proprio da Ascoli ha dato il via ad una straordinaria carriera, che l’ha portato ad essere uno degli allenatori italiani più apprezzati e più amati. Romano di Trastevere ma ascolano di adozione, è arrivato ad Ascoli negli anni ’60 e, come giocatore, non aveva certo compiuto chissà quali imprese. Catapultato quasi per caso sulla panchina bianconera, è stato il grande protagonista della prima storica promozione in serie B e, poi, anche di quella ancora più entusiasmante in serie A, guidando i bianconeri nella prima stagione in massima serie anche ad una straordinaria salvezza.
A lui è legato anche il ricordo di un’altra soffertissima, ma per questo ancora più bella, salvezza, quella conquistata nel maggio del 1983 all’ultima giornata di campionato vincendo, in un Del Duca caldissimo, la sfida spareggio contro il Cagliari (2-0 con reti di Greco nel primo tempo e, nel finale, di Nicolini che pochi secondi prima, con un’incredibile sforbiciata, aveva tolto dalla porta il pallone dell’1-1 che avrebbe condannato i bianconeri alla retrocessione).
L’ovazione con la quale è stato accolto non lascia spazio a dubbi su come è e resterà sempre nei cuori dei tifosi bianconeri, che l’hanno invocato e applaudito nel corso del suo giro intorno al campo al fianco di Pulcinelli e del presidente Tosti. Presenti in tribuna anche i familiari di Costantino Rozzi, il presidentissimo che ha dato il via alle pagine più belle della storia bianconera. La splendida coreografia regalata preparata dalla curva sud ha fatto da contraltare ad una giornata che ha suscitato emozioni e ha fatto rivivere quei fasti che la nuova dirigenza spera, anche solo in parte, di poter rinverdire.