ESCLUSIVA PSB – Venezia, Vacca: “Le origini mi hanno dato qualcosa in più, ma mai abbassare la guardia”
VACCA VENEZIA – Il suo è un profilo che ha spesso generato discussioni, dato che è, fortunatamente, stato elogiato per le qualità tecniche che solo uno stolto non potrebbe riconoscergli e, purtroppo, giudicato per un’apparenza che non ha nulla a che vedere con la realtà. La superficialità è un male che va combattuto dando la […]
VACCA VENEZIA – Il suo è un profilo che ha spesso generato discussioni, dato che è, fortunatamente, stato elogiato per le qualità tecniche che solo uno stolto non potrebbe riconoscergli e, purtroppo, giudicato per un’apparenza che non ha nulla a che vedere con la realtà. La superficialità è un male che va combattuto dando la possibilità a chi viene denigrato di rispondere. Non con gli stessi toni bensì con la superiorità d’animo che bisogna palesare dinanzi agli stupidi. Antonio Junior Vacca, professione centrocampista, riparte da Venezia dopo l’esperienza alla Casertana, con la quale si è riavvicinato per qualche mese alla sua Napoli, che porta con sé e non ha intenzione di abbandonare, Raggiunto in esclusiva dai nostri microfoni, ecco le sue dichiarazioni.
Dopo la parentesi alla Casertana, torni in Serie B, in una piazza dalla notevole storia come Venezia. Quali sono le sensazioni che hai provato in questi primi due mesi?
“Ho trovato, innanzitutto, una società ben organizzata. Per quanto riguarda il gruppo, non posso che spendere parole al miele. Sono passati due mesi ma sembra che ci conosciamo da anni, abbiamo raggiunto rapidamente l’amalgama, anche grazie alle idee del mister e dello staff tecnico, con i quali si è creato subito un bel rapporto. Ad oggi, quindi, le sensazioni sono extra positive”.
Il Venezia è una squadra che ha cambiato tanto, a cominciare dall’allenatore e che ha operato in sede di mercato per costruire una squadra sulle idee proprio del neo tecnico. Servirà quindi del tempo per fare in modo che si raggiunga, in campo, quella chimica di gruppo fondamentale per ottenere determinati risultati. A che punto siete sotto questo punto di vista?
“A livello tecnico è chiaro che servirà del tempo per affinare determinati meccanismi, dato che siamo 24 calciatori che non avevano mai giocato insieme fino a poche settimane fa. Il gruppo è nuovissimo, sarebbe anormale trovarsi alla perfezione dopo così poco tempo. Come dicevo, però, seguiamo l’allenatore a 360°, le sue idee e le sue proposte piacciono a tutti noi, questo renderà tutto più facile e veloce”.
La tua è una storia che merita di essere approfondita. Vieni da Secondigliano, un quartiere di Napoli difficile, che l’opinione pubblica si rifiuta di conoscere nel suo lato più puro e naufraga nella retorica del luogo comune. In certe zone il calcio è una passione ma anche, se non soprattutto, uno strumento di ribellione contro i problemi, che si trasforma in opportunità. Senti di essere uno di quelli che ce l’ha fatta?
“Facendo il calciatore si ha una visibilità diversa, quindi risalta maggiormente Antonio Vacca che va via da Secondigliano e diventa calciatore. Conosco, però, tanti altri bravi ragazzi del mio quartiere che hanno preso altre strade e sono diventati dottori, gioiellieri o altro. Il calcio, per quanto mi riguarda, è stato una via di fuga, anche perché crescendo lì c’è la possibilità concreta di prendere strade sbagliate, come purtroppo capita. Ho avuto però la fortuna di avere la famiglia sempre con me, questo tipo di supporto è stato ed è fondamentale, posso dire che mi ha dato la forza per andare avanti”.
Per il discorso fatto poc’anzi hai la sensazione di avere una fame ed una grinta diversa rispetto a chi determinate dinamiche non ha avuto la possibilità di viverle?
“Assolutamente. Diciamo sempre che quelli del Sud hanno una marcia in più e, per quanto riguarda il sottoscritto, cresciuto come dicevamo a Secondigliano, alle volte mi accorgo di avere qualcosa di differente. Nello stesso momento in cui, però, si realizza ciò, bisogna essere lucidi e non abbassare la guardia, perché le insidie sono dietro l’angolo”.
Torniamo al calcio giocato con la più classica delle conclusioni: in una Serie B dove il livello di competitività pare essersi notevolmente alzato, quali sono gli obiettivi del Venezia?
“L’obiettivo del Venezia è la salvezza, pensare ad altro vorrebbe dire peccare di umiltà. La nostra è una squadra che, sulla carta, è un pizzico inferiore alle altre, ma cercheremo di colmare questo gap con la forza del gruppo e, al momento ci stiamo riuscendo”.
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