Benevento, Vigorito: “Il disinteresse della gente mi stava allontanando. Il futuro…”
VIGORITO BENEVENTO – Oreste Vigorito, presidente del Benevento, ha parlato in conferenza stampa per chiarire le vicende delle ultime settimane. Di seguito i tantissimi temi toccati dal numero uno dei sanniti riferiti da ottopagine.it. “Mi sembra di essere tornato indietro. Nei miei primi anni di presidente ho avuto l’abitudine di saltare gli incontri con la […]
VIGORITO BENEVENTO – Oreste Vigorito, presidente del Benevento, ha parlato in conferenza stampa per chiarire le vicende delle ultime settimane. Di seguito i tantissimi temi toccati dal numero uno dei sanniti riferiti da ottopagine.it.
“Mi sembra di essere tornato indietro. Nei miei primi anni di presidente ho avuto l’abitudine di saltare gli incontri con la stampa perché mi faceva piacere parlare con la gente. Dai discorsi fatti con la gente traevo la linfa e la ragione con la quale sono a Benevento. Una ragione che si è ripetuta. Mi piace socchiudere gli occhi e ricordare ciò che ho visto in televisione qualche giorno fa. Ciò che ho visto non ha fatto diventare importante Oreste Vigorito, ma l’ha reso solo felice. Ho rivisto visi con entusiasmo che ti invitano a non fargli venire meno quella cosa rotonda che dà gioia e dispiacere. Mi sono emozionato. E’ arrivato come un fulmine a ciel sereno. Varrebe la pena dare le dimissioni ogni giorno per vedere la gente così raccolta, superando quel sentimento di apatia che c’è stato per un anno intero.
Il disinteresse della gente mi stava portando ad andare via. Questo non è dovuto a un incasso mancante, ma è la necessità di stima e di affetto che non pretendi ma che ti aspetti. Poi arriva qualcuno che in virtù di non so quale diritto di libertà di opinione, non solo esprime il proprio dissenso ma emette anche la sentenza: vattene. Questa non è opinione. Opinione significa esprimere con grande trasparenza ciò che si pensa, per poi ascoltare gli altri. Altrimenti non siamo di fronte a un’opinione, ma c’è una caccia alle Streghe. Questa non è stata la causa della mia decisione di pensare di lasciare il Benevento Calcio.
Perché l’ho fatto? E’ qualche anno che, complice qualche delusione e la disaffezione della tifoseria, ho cominciato a pensare di essere uno in più. Uno diverso dall’altro che porta il pallone. Non è questo che voglio portare a Benevento. Il pallone è sempre stato un mezzo per arrivare al cuore della gente. Questo è stato il mio approccio con il calcio e questo resterà. Prima che questo mio modo di viverlo menca sciupato da indifferenza e stanchezza, preferivo e preferisco andare via con i ricordi degli anni trascorsi. La musica del Gladiatore, i fischi del Como, gli applausi per la promozione in serie A. Sono emozioni che nessuno potrà cancellare, né un becero messaggio e né una critica.
Questo si accompagna a una estraneità della città. A Mastella va il mio ringraziamento per la cordialità della discussione, pur criticando gli atteggiamenti reciproci. Abbiamo affrontato alcuni problemi, come questa convezione che ha bisogno di essere sollecitata continuamente mentre scorre l’orologio dell’iscrizione. Abbiamo parlato delle opere che il Comune deve farsi carico, come gli interventi di straordinaria manutenzione che già quest’anno hanno portato alla riduzione degli spettatori. Ciò che è dispiaciuto è che tutto questo avveniva senza nemmeno una comunicazione ufficiale, come se io avessi il dovere di fare il presidente e gli altri avessero il diritto di farmi aspettare ogni volta c’era una necessità.
Dobbiamo riprendere le vecchie abitudini. Quelle di vedere le partite d’allenamento: almeno una volta alla settimana ci sarà una seduta a porte aperte. Vorrei che la gente tornasse allo stadio. La crisi ha tagliato le gambe a molti. In questi giorni verrà aperta una campagna abbonamenti, i tifosi avranno una sorpresa sui prezzi. E’ il mio impegno, ciò che chiedo a loro di dipingere ancora una volta il Vigorito di giallorosso.
Ci aspetta un anno difficile. Il Benevento è la squadra che ha meno presenze in serie B. Sono arrivati squadroni dalla serie A: Genoa, Cagliari, Venezia. Sono salite squadre come il Bari e forse il Palermo. Ci sarà qualche sorpresa che potrebbe ripetersi. Parliamo di squadra la cui composizione societaria è formata da fondi sovrani, ovvero che godono al ricchezza di miliardi di euro. Perché c’è questo trasferimento di finanze del mondo nel calcio italiano è ignoto a tutti, ma questo non è facile per presidenti come me che ormai sono merce rara.”.